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giovedì 22 marzo 2012

Cremaschi, Fiom: "Questa riforma con l'abolizione dell'articolo 18 è un atto brutale contro i lavoratori"
La Cgil e la Fiom non ci stanno a rinunciare a un diritto fondamentale dei lavoratori come l’articolo 18 e non escludono “alcuna iniziativa” per contrastare il governo Monti. Del resto questa riforma "non riduce la precarietà, non estende gli ammortizzatori, ma introduce solo una conseguenza pratica: rendere più facili i licenziamenti”. Il più grande sindacato italiano si prepara a scendere in campo con uno sciopero generale ed altre manifestazioni nelle fabbriche e nel paese". Quella partorita dal grembo di questo esecutivo “è solo una controriforma brutale delle norme del mercato del lavoro”, tuona Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom-Cgil, per il quale la battaglia contro i licenziamenti facili è un passaggio fondamentale per il futuro dei lavoratori e del sindacato.
Cremaschi, il governo Monti ha definito “equilibrato” il proprio progetto di riforma, lei cosa ne pensa?
Quanto ipotizzato da questo governo è un atto brutale contro i lavoratori. Nel momento di maggior crisi del Paese si lascia alle imprese la facoltà di licenziare a piacimento. Il resto sono chiacchiere. L’esecutivo Monti rivende cose già viste sul lavoro precario, mentre sugli ammortizzatori sociali c’è solo un taglio e, quando la normativa entrerà completamente a regime, chi lavora adesso avrà molto meno mentre i giovani non avranno niente. In pratica siamo di fronte a una mera operazione di ristrutturazione selvaggia tesa a favorire gente come Marchionne, bramosa di fare quel che vuole nei confronti dei lavoratori. Quella in questione è l’operazione di un governo di destra, con una politica di destra, e bisogna combatterla in tutti i modi”.
Quali risposte sta preparando il vostro sindacato contro le scelte del governo?
“La Cgil ha deciso lo sciopero generale ed altri momenti di protesta, e io sono contento di essere tra i promotori della manifestazione del 31 marzo a Milano. Occuperemo Piazza Affari e sarà la prima protesta esplicita contro il governo Monti. Vogliamo metterlo in discussione perché rappresenta un governo reazionario, espressione delle banche e dei grandi affari che in tutta Europa stanno distruggendo i diritti del lavoro e quelli sociali”.
Il governo e il ministro Fornero ritengono però che l’eliminazione dell’articolo 18 determinerà più crescita e più posti di lavoro per i giovani.
“Tutte bufale. Basti pensare alla Fiat dove ci sono sempre meno diritti per i lavoratori ma si producono sempre meno automobili. Oppure a realtà del mondo dove l’equivalente dell’articolo 18 non c’è ma il lavoro manca lo stesso. E’ vero l’esatto contrario, in questi momenti di crisi tali forme di flessibilità selvaggia e di incertezza serviranno solo a far stare peggio la gente, a far consumare meno e a mandare ancora più giù l’economia. Solo questo riusciranno a produrre le tesi della grande finanza internazionale e di Marchionne, diventate, purtroppo, programma di governo”.
La Fornero e Monti fanno notare che con questa riforma l’articolo 18 si allargherà a tutti.
“Strano allargare a tutti un diritto svuotato della sua essenza. Cosa si allarga, il fatto che tutti potranno essere licenziati? E’ solo un imbroglio che serve a coprire la faccia a quel pezzo di opinione pubblica e di grande informazione come Corriere Repubblica, pronta a sostenere dieci anni fa (strumentalmente dico io a questo punto) la Cgil quando sullo stesso attacco al diritto dei lavoratori portò in piazza 3 milioni di persone durante il governo Berlusconi . Loro ed anche il Pd, in verità, ora farebbero fatica ad affermare che il Cavaliere aveva ragione. Diciamo inoltre che la decantata estensione è un imbroglio perché il licenziamento discriminatorio già oggi è vietato anche nelle aziende sotto i 15 dipendenti, non tanto in virtù dell’articolo 18 ma di tutte le leggi nazionali e internazionali. Del resto nessun padrone è mai tanto stupido da ricorrere al licenziamento discriminatorio. Nessuno manda via un dipendente dicendo che lo fa perché è nero di pelle, o comunista, o musulmano.  In verità è sempre stato usato il licenziamento disciplinare, ora liberalizzato, e ancor di più adesso verrà usato quello economico. Ovviamente i datori di lavoro, con questi strumenti a disposizione, potranno licenziare quelli che, per un motivo o per l'altro, sono loro invisi. Quindi l’articolo 18 viene di fatto abolito. La parvenza di cui si ammantano certuni è solo la dimostrazione della loro malafede e della loro ipocrisia”.
Visto che si andrà in pensione a 67 anni e si potrà licenziare facilmente, se uno perderà il lavoro dopo i 50 anni avrà di fronte la prospettiva dell’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) per 12 mesi e poi, in un mercato del lavoro ridotto a deserto come quello attuale, sarà sulla strada e difficilmente troverà un'altra occupazione.
“Purtroppo c’è una razionalità in questo. Oggi si assumono i giovani precari per risparmiare sul costo del lavoro, e per averli più ricattabili, ma se domani si potrà assumere, pagandola due lire, una persona già preparata e con esperienza alla stregua di un precario, questo sarà tanto di guadagnato per il datore di lavoro. Si creerà quindi una competizione tra i giovani e gli ultracinquantenni, un altro utile strumento per chi vuole speculare sul lavoro e sulla pelle di chi lavora”.
Questa riforma dunque non fa altro che eliminare le garanzie solidaristiche conquistate dai lavoratori con decenni di lotte?
“Ripeto, per usare le parole giuste questa è niente di più che una terribile controriforma”.
Si aspetta di vedere se il governo si servirà di un decreto per varare questa normativa o se porterà il provvedimento in Parlamento. Se ciò avverrà i ripensamenti e le spaccature presenti nel Pd, oltre che nel sindacato, potrebbero condurre a una revisione delle norme in Parlamento?
“Dipende dalla mobilitazione che si riuscirà a mettere in campo. Nel 2002 ci siamo riusciti. Certo stavolta sarà più difficile ma ci proveremo lo stesso. Quanto ai fermenti del Pd ho qualche perplessità: mi sembra un partito in grande stato confusionale. In ogni caso io sono convinto della necessità di costruire un movimento di lotta come esiste in molte parti d’Europa, con il compito di mettere in discussione questo governo e le sue politiche”.
Da alcuni sondaggi emergerebbe però che questo governo gode di un buon sostegno 
da parte dei cittadini, oltre che degli schieramenti politici
“Questo governo viene sostenuto sulla base del presupposto che tutto ciò che fa è nell’interesse nazionale, tanto da aver dietro una alleanza bipartisan, e dunque gli italiani per questo lo sostengono.Io sono convinto tuttavia che ciò non sia vero. Questo è un governo di destra che sta realizzando con più furbizia e con più capacità di mistificazione lo stesso programma di Berlusconi. Solo spiegando chiaramente questo ai cittadini si potrà rompere il consenso di regime a questo esecutivo e si potrà aprire un confronto utile per i lavoratori”.
I rappresentanti di questo governo affermano di voler realizzare in Italia un modello di tipo tedesco.
“Queste persone dicono di pensare al modello tedesco ma in realtà ne mutuano solo le parti che convengono. Sono tutte intrise di cultura americana ed hanno in mente solo quel modello dove il sindacato non è previsto”.
Su questa partita il sindacato si sta giocando la sua essenza e il suo futuro? Ormai il governo, dicendo che intende rispondere solo al Parlamento,  ha decretato anche la fine della concertazione. 
“Sono sempre stato critico sulla concertazione che ha sostituito la concreta azione del sindacato. Ma questo governo sembra voler cancellare qualsiasi prerogativa sindacale, dalla concertazione alla contrattazione, al contratto nazionale (come ha già fatto Marchionne), annullando contestualmente i diritti dei lavoratori”.
Quale sarà l’effetto immediato dell’abolizione delle garanzie dell’articolo 18 nei luoghi di lavoro?
Si stabilirà un regime di terrore. Con l’abolizione dell’articolo 18 si realizzerà essenzialmente l’autoritarismo più brutale in azienda, peggio ancora di quanto non sia oggi. Questa riforma equivale a dare in mano ai datori di lavoro una pistola da utilizzare contro il lavoratore. E' vero, sulla lotta contro l’abolizione dell’articolo 18 si giocherà il futuro e l’esistenza stessa del sindacato”.

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