Pagine

mercoledì 12 maggio 2010

Dichiarazione di voto al Congresso Nazionale CGIL

I sottoscritti aderenti alla mozione "la Cgil che vogliamo", componenti la Commissione Politica, ribadiscono le proposte che il documento finale del Congresso a nostro avviso avrebbe dovuto contenere:
Giudizio netto di contrarietà all'accordo separato del 22 gennaio, con esplicito riferimento alla sua non emendabilità.
Riconquista di un nuovo sistema contrattuale, al quale la Cgil si presenti con una piattaforma di una o più ipotesi negoziali, sulla quale far esprimere con voto referendario i lavoratori attivi, come mandato vincolante dell'Organizzazione con avvio della consultazione nell'autunno 2010.
Lotta alla precarietà. Blocco dei licenziamenti e contrasto agli appalti al massimo ribasso. Vanno semplificati e riunificati i canali di accesso al lavoro, ripristinando la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, senza distinzione di tipologia o dimensione aziendale nell'esercizio di tutti i diritti previsti dallo Statuto dei Lavoratori, a partire dall'articolo 18. Informazione, sensibilizzazione, mobilitazione fino allo sciopero generale contro il Collegato lavoro e le ipotesi di Statuto dei lavori.
Definizione per legge di modalità certe e pienamente democratiche, nella misurazione della rappresentatività e nella validazione di piattaforme e accordi, tramite il voto referendario dei lavoratori e delle lavoratrici, anche nel caso di posizioni differenti tra le organizzazioni sindacali. Una democrazia sindacale siffatta è precondizione per la ripresa dei rapporti unitari.
Modifiche statutarie su democrazia, partecipazione e esercizio del voto degli iscritti in caso di piattaforme, accordi e/o consultazioni interne a partire dai congressi. Rinnovo periodico delle deleghe.
Il documento finale non contiene nessuna delle nostre proposte, non introduce alcun cambiamento ad un'impostazione politica, viziata di tatticismo, che ha dimostrato in questi anni la sua debolezza e inefficacia e che rischia ora di tradursi in subalternità della CGIL alle scelte altrui.
Inoltre, tutti gli emendamenti da noi proposti allo Statuto sono stati respinti mentre sono state introdotte modifiche che, esautorando le categorie dal pronunciamento su accordi interconfederali, alterano il rapporto tra le strutture e disegnano un modello di confederalità fortemente e palesemente gerarchico.
Il complesso di queste ragioni motiva il voto contrario della Mozione "la Cgil che vogliamo".
Domenico Moccia
Mirto Bassoli
Wilma Casavecchia
Giorgio Cremaschi
Rita Guglielmetti
Marigia Maulucci
Carlo Podda
Gianni Rinaldini
Nicoletta Rocchi
Maurizio Scarpa
Vanda Scarpelli

intervento di gianni rinaldini al congresso nazionale della cgil

Ocse: Italia maglia nera dei salari

Martedì 11 Maggio 2010 11:29

Ocse: Italia maglia nera dei salari
-16,5% rispetto alla media
(...)

Il nostro Paese è al 23esimo posto sui 30 membri dell'Organizzazione
Il cuneo fiscale è del 46,5%. Peso di tasse e contributi invariato dal 2008

ROMA - Salari italiani tra i più bassi nella classifica dei Paesi Ocse. L'Italia si colloca per gli stipendi al 23mo posto, con guadagni inferiori al 16,5% rispetto alla media dei trenta Paesi che fanno parte dell'organizzazione di Parigi. Particolarmente penalizzati gli italiani single e senza figli, i cui salari restano ai livelli più bassi tra i paesi Ocse, superati anche dagli stipendi in Spagna e Grecia, mentre l'Italia vanta una pressione fiscale sulle retribuzioni ai livelli più elevati. I dati sono riferiti al 2009 e l'Italia si colloca nella stessa posizione dell'anno precedente. E' quanto risulta dal Rapporto 'Taxing Wages' dell'Ocse. Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore, è in Italia al 46,5%, rileva ancora il rapporto Ocse. Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al 2009, l'Italia è al sesto posto per peso fiscale sugli stipendi, dopo Belgio (55,2%), Ungheria (53,4%), Germania (50,9%), Francia (49,2%), Austria (47,9%). Il peso di tasse e contributi sui salari in Italia è rimasto stabile dal 2008 al 2009, registrando solo un lieve (-0,03%). L'Italia occupa infatti nella classifica Ocse la stessa posizione, la sesta, rispetto all'anno precedente.
In Italia, precisa ancora l'Ocse, hanno un impatto rilevante sulla differenza tra salario lordo e netto anche i cosiddetti 'pagamenti obbligatori non fiscali', rappresentati dal tfr, che aumentano la pressione di un ulteriore 3%. "Aggiungendo questa variabile - spiega un economista dell' Ocse in un incontro con la stampa - il prelievo obbligatorio sui salari in Italia sale oltre il 49%, portando il Paese a superare la Francia in termini di quota di imposizione". I 'pagamenti obbligatori non fiscali', secondo la definizione dell'Ocse, sono pagamenti che il lavoratore o il datore di lavoro devono versare per legge, ma non al governo, come i contributi in fondi pensione privati o pagamenti per polizze assicurative. Il loro impatto sui redditi delle famiglie, e sul costo del lavoro, è differente da quello delle imposte tradizionali, dato che spesso si tratta di contribuzioni nominali, che il lavoratore riottiene quando lascia il posto o va in pensione (come, appunto, nel caso del Tfr).
(11 maggio 2010)

articolo tratto da Repubblica.it - http://www.repubblica.it/economia/2010/05/11/news/ocse_classifica_lavoro-3978742/

marcia perugia assisi 2010

2 ORE DI SCIOPERO ALLA FERRARI

lavoratori della Ferrari in sciopero!
Scritto da Rsu Fiom Ferrari (Modena)
mercoledì 12 maggio 2010

Oggi 2 ore di sciopero alla Ferrari con presidio alla Gestione Sportiva

I lavoratori della Ferrari rivendicano il premio di risultato (saldo 2009) che l'azienda avrebbe dovuto erogare lo scorso 30 Aprile.

Dopo ritardi nella comunicazione dell'erogazione del Premio di risultato, l'azienda comunica in confindustria (10-5-2010) che ai lavoratori della Ferrari non sarà riconosciuto nessun premio poichè nel 2009 non sono stati raggiunti gli obiettivi concordati nell'integrativo aziendale.

Nonostante fino ad un mese fa, i vertici aziendali, si dividevano premi dovuti ad un bilancio considerato il secondo bilancio record di sempre, ai lavoratori non viene erogato nulla. Gli obiettivi li raggiunge solo il presidente e i suoi più stretti collaboratori?

Durante l'incontro del 10-5-2010 l'azienda ha inoltre comunicato che ci sono 270 esuberi tra impiegati ed operai e alcune lavorazioni da esternalizzare per rendere più competitiva l'azienda.

Il ricatto è rivelato quando la Direzione Aziendale afferma che non ci sarà il Premio di Risultato, ma l'azienda è disponibile ad erogare una somma economica imprecisata se i sindacati assecondano la necessità di licenziare ed esternalizzare!

La Rsu-Fiom-Ferrari insieme alle RSU di Fim e Uilm sostenute dalle oo.ss. Fim-Fiom-Uilm Provinciali non hanno accettato il ricatto.

Partono gli scioperi. I lavoratori sono uniti e consapevoli che si lotta per rivendicare una dignità contrattuale in Ferrari sempre azienda Fiat!


PS: Durante lo sciopero del 11-5-2010 un lavoratore in sciopero viene aggredito e picchiato da alcuni ospiti della Ferrari davanti alle portinerie dell'azienda. Prognosi 14 giorni di riposo. Ecco l'azienda paradiso del Presidente Montezemolo.

Oltre ai ricatti, si lasciano circolare in azienda degli ospiti dopo che hanno aggredito un lavoratore che rivendica i propri diritti

LO STRAORDINARIO E LA CASSA INTEGRAZIONE

“le macchine si deliberano durante la settimana”
-dichiarazione dell’Azienda nell’incontro del 17 Marzo scorso-


Quale logica etica e industriale muove un così ingiusticato e continuato uso dello straordinario ,tale quello avvenuto la settimana scorsa, alternato poi paradossalmente al ricorso alla Cassa Integrazione appena qualche giorno dopo?
Non bastasse, lo si fa dividendo i lavoratori in due categorie: quelli a cui si impongono i sacrifici della crisi e del salario decurtato dalla CIGO, e quelli esentati perennemente, a cui addirittura si consente lo straordinario. Insomma i buoni e i cattivi.
Però ai cattivi non si chiede solo quello, la sindrome del muda (lo spreco in giapponese) da anni sottopone i lavoratori ad una continua riorganizzazione che il più delle volte antepone l’efficienza dei numeri alla qualità del lavoro, sia dal punto di vista della persona che da quella del prodotto: insomma un fatto di costi esercitato attraverso il taglio del tempo, quello sì che è importante.
Per abbattere lo spreco si pongono problemi addirittura sul cambio degli indumenti da lavoro, oppure sul riconoscimento dei disagi linea –per quanto modesti- di coloro che ci lavorano e che vogliono vedersi riconosciuto quel diritto, o magari si impiegano senza il consenso del lavoratore i vecchi PAR in barba al CCNL.
E che dire del Premio di Risultato del 2009 dimezzato o della volontà di FIAT di non aumentare il costo del lavoro nel 2010 proponendo alle O.O.S.S. 300 euro per il nuovo PdR?
Non è che magari quello spreco che ci acceca gli occhi lo si dovrebbe andare a cercare da altri parti? Non è che magari quello “straordinario” sistematico o quel rimettere mano al trattore 100 volte, siano essi stessi SPRECO?
Il ricorso troppo sovente allo straordinario di salvataggio, per ritornare alla CIGO qualche giorno dopo, o dopo averla fatta qualche giorno prima, fa luce su quella che è la vera inefficienza della fabbrica: l’incapacità di chi ha la responsabilità delle scelte a risolvere quelle che sono le vere problematiche strutturali dello stabilimento e che inevitabilmente riaffiorano in modo sistematico.
Non si può pensare di rincorrere turchi o polacchi senza una seria gestione delle risorse economiche e una riorganizzazione del lavoro vera che sappia mettere Sapere Operaio e Qualità al primo posto. Tutto il contrario dell’altalena tra straordinario e Cassa Integrazione degli ultimi tempi. Questa è la vera sfida che ci attende.

Jesi, 29 Marzo 2010 LA RSU DELLA FIOM-CGIL

LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE

LA FIOM-CGIL RINGRAZIA I LAVORATORI PER L’AMPIA PARTECIPAZIONE ALLA CAMPAGNA PER LA RACCOLTA DI FIRME A SOSTEGNO DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SULLA DEMOCRAZIA NEI POSTI DI LAVORO.
AGLI ACCORDI SEPARATI E A CHI NEGA AI LAVORATORI IL LORO SACROSANTO DIRITTO A DECIDERE DELLA LORO CONDIZIONE, L’AMPIA ADESIONE AI CANCELLI DIMOSTRA DA UNA PARTE LA NECESSITA’ DI COLMARE UN VUOTO DI REGOLE CHE RIGUARDA LA NOSTRA CATEGORIA, E DALL’ALTRA LA VOLONTA’ DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI DI VOLER CONTARE E DI VOLER DECIDERE CON IL VOTO GLI ACCORDI E I CONTRATTI CHE DETERMINANO LE LORO CONDIZIONI DI LAVORO E DI VITA.

Jesi, 10 Maggio 2010 la RSU della FIOM-CGIL