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giovedì 18 ottobre 2012

CHE SI CAMBI



La carambola di incidenti/infortuni avutasi nei giorni scorsi nello stabilimento CNH di Jesi, lancia segnali preoccupanti non solo sulla salute di chi lavora, ma anche sul futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento. L'impressione è che se non cambia qualcuno o qualcosa nel modo di guidare (guidare, non comandare) la fabbrica, tra non molto avremo non pochi problemi.

L'esempio più chiaro arriva dal reparto Cabine, dove anni di Wcm e di incompetenze, hanno creato una organizzazione del lavoro che non riesce a mettere in condizione i lavoratori né di lavorare in sicurezza, né di far bene la produzione. L'infortunio del lavoratore che perde il dito ne è la testimonianza più crudele.

La prima osservazione da fare è quella che se una fabbrica è allo sbando, bisogna provare a ragionare su come funziona. Partendo però da una premessa. La Fiat ci ha raccontato per molto tempo che l'ostacolo al cambiamento e al fatto che uno stabilimento potesse essere competitivo, era rappresentato in ordine dalla Fiom, dagli scioperi, dall'assenteismo, e dai diritti dei lavoratori in generale. Oggi la Fiat grazie al CCSL dentro gli stabilimenti vanta un potere assoluto, perchè tutto quello che chiedeva FIM e UILM glielo hanno dato. Ma pensiamoci un attimo. Il nostro stabilimento col nuovo contratto è più competitivo? Con meno problemi? Abbiamo una maggiore garanzia del posto di lavoro o l'aumento del salario? Assolutamente niente di tutto questo. Anzi, le problematiche dei lavoratori come quelle dell'Azienda, sembrano essere aumentate in maniera esponenziale.

Dove bisognerebbe allora andare a guardare? A noi pare che molti dei problemi del sito jesino, derivino per gran parte dall'incapacità dei Responsabili all'interno dello stabilimento, oltre che da un attacco spropositato che la Fiat ha portato al sindacato e ai diritti dei lavoratori, che non ha fatto altro che complicare la vita delle fabbriche.

RESPONSABILI 
Chi è che da anni controlla indisturbato assunzioni, gratifche e spostamenti all'interno dello stabilimento? Che prende decisioni sull'organizzazione del lavoro o sulla sicurezza? Che se fa bene o fa male, tanto è lo stesso? Gli inamovibili capi offcina e i responsabili di certi Enti. Che col tempo si sono fatti una schiera di veri e propri fedelissimi. Un vero e proprio gruppo di potere autoreferenziale. Figli, parenti, o da chi ha rinnegato se stesso, pur di non stare in una linea di montaggio. Gli stessi che oltre ad avere responsabilità enormi sul caos odierno (pensiamo ad esempio ai preposti sulla sicurezza o dell'organizzazione del lavoro), nel corso degli anni hanno di fatto impedito opportunità o riconoscimenti salariali e professionali a tutti gli altri lavoratori. Togliendo la possibilità a questa fabbrica di crescere veramente, di essere dinamica, e di premiare il valore del lavoro delle offcine e delle linee piuttosto che la fedeltà o la parentela. Crediamo di non sbagliare di molto, se diciamo che le stesse dimissioni del direttore Silvestrini, abbiano a che fare anche con questo. Per la Fiom, è ora di cambiare.

IL SINDACATO 
L'altro elemento nemico della tenuta produttiva e occupazionale dello stabilimento è la cacciata del sindacato fuori dai cancelli, e la limitazione delle libertà sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori sancita dal nuovo contratto Fiat. Ciò è dannoso non solo per i lavoratori, ma paradossalmente anche per la stessa azienda. La confusione aziendale che regna sovrana in questi giorni, è anche fglia del fatto che in fabbrica è stata estromessa l'unica controparte sindacale autorevole e autonoma, che aveva e che ha tuttora il riconoscimento della maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori. La Fiom-Cgil. Sulla Rsa Fim e Uilm presente oggi, ogni commento è superfuo, e non spiegherebbe mai fno in fondo, quanto poco hanno a che fare con le nobili parole sindacato dei lavoratori.
Eppure alla cacciata della Fiom e della democrazia in fabbrica, doveva corrispondere la fne di ogni problema. Il raddoppio delle produzioni, assieme ai salari tedeschi.

COSA OCCORRE FARE 
Intanto che si abbandoni quel mondo di cartapesta che si è costruito in questi anni in nome del Wcm. Il flm è fnito. Si torni alla sostanza delle cose. Servono investimenti nei processi e nei prodotti, ma soprattutto nella forza lavoro che tutti i giorni con dignità crea il domani di questa azienda. Occorre tornare a ragionare del come si lavora, di qualità, di sicurezza (quella vera!), di valorizzare le persone, e di redistribuire i guadagni aziendali della nostra fatica. Tanto per dirne una, Il trattore dell'anno assegnatoci, serve solo ad ingrassare le tasche degli azionisti e dei capi? Oltre a questo, occorre che il nuovo direttore trovi il coraggio di rompere quella rete di intrecci, che è il vero potere nascosto dello stabilimento, e che ne ostacola lo sviluppo. In ultimo, occorre ristabilire all'interno dello stabilimento i diritti e le libertà sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori.
Solo così forse, non vedremo più cadere i trattori dallo skid, lavoratori che perdono le dita, l'auto scontro da Luna Park tra carrelli, fumi irrespirabili, le scorribande ultime dell'ambulanza nel nostro stabilimento. Non avremo bisogno di rimettere le mani sul trattore mille volte, con grande spreco di soldi, che potrebbero essere redistribuiti ai lavoratori, o impiegati in percorsi di crescita professionale anche a quelli che non hanno il babbo agli uffci.

LA FIOM
Ecco allora che difendere i diritti, signifca difendere anche le produzioni e il lavoro a Jesi. La Fiom continuerà a battersi per entrambe le cose, perchè Fabbrica Italia e le scelte fatte dalla Fim e dalla Uilm, dimostrano ampiamente che a scambiare i diritti si tengono solo le fabbriche chiuse, e il portafoglio vuoto.
Anche per questo la Fiom ha proclamato lo sciopero generale il 16 Novembre prossimo. Anche per questo la Fiom raccoglierà nei prossimi giorni davanti ai cancelli della fabbrica, le frme referendiarie per la cancellazione delle modifche all'articolo 18 e all'articolo 8, fatto da Sacconi per garantire alla Fiat l'impunità dalla Legge, sugli accordi di Pomigliano estesi poi a tutto il Gruppo.

Jesi, 19 Ottobre 2012         La Rsu della Fiom Cgil