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sabato 30 luglio 2011


PATTO PER LA CRESCITA 


Intervista a Luciano Gallino, sociologo 
Si  fa presto a dire «patto per la  crescita». Se gli interessi - retorica  nazionale a parte - sono profondamente divergenti, chi è che nel  «patto» rinuncia alla sua parte?  Il precedente del '92-'93 fa tremare  le vene ai polsi: da allora si è  realizzato quel famoso «trasferimento  del 10% della ricchezza prodotta  dal lavoro ai profitti e alle  rendite». Senza che l'Italia sia affatto  migliorata. Anzi. Ne parliamo  con Luciano Gallino, sociologo e docente a  Torino, tra i più attenti  conoscitori delle politiche e delle relazioni  industriali nel nostro  paese. Come ha letto i contenuti dell'«appello per la crescita»?
Mi   pare che i contenuti non ci siano proprio. Se si parlasse di  contenuti,  quelle associazioni che l'hanno firmato prenderebbero  probabilmente  strade molto diverse. Per alcune i mezzi per riprendere  la crescita  sembrano chiari, l'hanno detto tante volte: occorre  tagliare ancora la spesa pubblica, privatizzare i beni comuni,  abbassare i salari, ecc.  Suppongo che altre forze -per esempio i  sindacati - la vedano  diversamente. Quindi, questa dichiarazione di  intenti non farebbe molta  strada se ci si mettesse davanti ad un'agenda  anche limitata di cose da  fare. Ma firmare un patto non significa comunque accettare che alcuni interessi siano prevalenti su
altri? Sì,   ma non si vede bene quali possano essere. Se c'è un interesse comune  in  questo documento è la critica - direi universale - rivolta al  governo  in carica. Se associazioni che vanno dall'Abi a  Confartigianato, dalla  Cgil a Confindustria firmano un documento del  genere, è un  riconoscimento che la crisi è davvero grave. 
Cosa significa qui «discontinuità»? Vi   si possono leggere varie cose, ma soprattutto che ci vuole un altro   governo. Su questo sono d'accordo con Cofferati (vedi il giornale di   ieri, ndr). Il governo s'è dimostrato totalmente inetto nel rilanciare   la crescita, o perfino per solo discutere delle questioni dello   sviluppo.
Quando si è trattato di far fronte alla crisi ha adottato in   modo totalmente conformistico le ricette delle «teste europee», o peggio   del Fondo monetario; quindi non capisco che cosa si possa chiedere a   questo governo. Se non di andarsene. Il minimo di senso che questo appello può avere è in questa direzione: bisogna cambiare governo. Qualora si dovessero indicare dei contenuti le posizioni finirebbero per   divergere rapidamente. Se la Cisl, e soprattutto la Cgil, non   divergessero, beh, sarebbe una svolta politica e culturale di primissimo piano.
Questo pressante richiamo al '92-'93 fa pensare a   un'accettazione delle priorità di banche e intese. E' una chiave di   lettura possibile?
La Cisl va in questa direzione da molto tempo. Per   la Cgil sarebbe una svolta preoccupante, ma non vorrei fare della dietrologia preventiva. C'è questa dozzina di righe in cui c'è il  riconoscimento della gravità della crisi. Ma o significa che il governo   se ne deve andare, o non capisco come gli si possa chiedere ancora un   «patto per la crescita» diverso dal «tagliare tutto», come ha fatto   finora. Ma c'è un altro modo di rilanciare la crescita in una crisi che è globale?
Sì.   Germania e Francia, tutto sommato, se la passano molto meglio. Lo   scorso anno la Germania ha prodotto 5 milioni di auto sul proprio   territorio, noi solo 600 mila. Un risultato dovuto al fatto che hanno una politica
industriale, fatta di accordi con i sindacati, di   interventi molto significativi come la riduzione d'orario (sostenuta in   piccola parte dalle imprese e in massima parte da governo federale e   land). Più grandi investimenti e sviluppo che invece vedono l'Italia   agli ultimi posti dell'Ocse.Incide anche l'indifferenza verso le scelte di imprese multinazionali - come la Fiat - che stanno abbandonando il paese?
Ho criticato in decine di articoli le scelte della Fiat e la posizione  del  governo. Mentre tedeschi, francesi, americani hanno sviluppato  robuste  politiche che hanno permesso di consolidare la produzione - per  esempio,  proprio di automobili - nel proprio paese. Ben oltre la metà  della  produzione industriale tedesca e francese è realizzata sul  proprio  territorio. A noi la politica industriale manca da decenni, ma  questo  governo non sa nemmeno di cosa si tratti.
Politica industriale  non vuol  certo dire bassi salari o libertà di licenziamento, ma  iniziative che vanno dagli investimenti in ricerca e sviluppo fino al  famoso «lavorare  meno per lavorare tutti».Che, nel caso dei tedeschi,  non è uno slogan,  ma un atto di politica industriale.Sembra paradossale rispetto al dibattito che c'è in Italia...
Qui   si parla solo di aumentare l'orario, gli straordinari, l'età  lavorativa  fino a 70 anni. È il «pacchetto europeo», con cui stanno  sparando  addosso allo stato sociale. Ma la Germania, paese leader in Europa, in casa propria fa l'opposto...Sì.   Ma un conto è contenere i salari quando sono a 2.500-3mila al mese,  una  cosa è farlo quando sono a 1.200-1.300, come da noi. In Germania i   salari «contenuti» dal '95 ad oggi sono aumentati in termini reali del   20%, qui solo del 5%. Non ci si può lamentare se la "la domanda" è bassa. Certo, e in più ci sono centinaia di migliaia di lavoratori in cassa   integrazione che prendono ora solo 750 euro al mese, invece dei 1.200 di prima.
Quest'aria da «tutti insieme sulla stessa barca», è plausibile o c'è molta retorica?
A  un livello molto superficiale, il riconoscimento che la crisi è   gravissima e riguarda tutti, ha un senso. Ma appena si scende sotto la   superficie, i mezzi divergono in modo totale: da un lato tagliare tutto, dall'altro magari aumentare le tasse sui redditi alti o tassare le rendite finanziarie (ci sono manager che magari guadagnano un milione in   questo modo, e sono tassati al 12,5%, mentre le loro segretarie lo  sono  a partire dal 23%). E quindi, o quella «pattuglia compatta» di   firmatari del «patto» va in pezzi oppure - se resta coesa - bisogna fare una constatazione preoccupante: che anche i grandi sindacati, Cgil  compresa, sono entrati nella sfera delle opzioni della destra europea. Che in molti casi sono fatte proprie dai partiti «socialisti» del  Continente...
Sembra il titolo della Cnn di ieri: «Chi paga?»
Pagano sempre gli stessi, su questo non c'è dubbio

venerdì 29 luglio 2011


 FIOM INFORMA IN FIAT 

FESTIVITA' 17 MARZO:
LA FIAT VUOLE APPROPRIARSI DI UN PAR 
E “SCIPPARE” COSI' I LAVORATORI 
DI OLTRE UN'ORA

Tutte le Società Fiat hanno comunicato le modalità per il pagamento della festività del 17 marzo 2011 per la ricorrenza dei 150 anni dell'unità nazionale.
Contrariamente a quanto deciso in un primo momento, la copertura di questa festività non sarà fatta con lo spostamento del 4 novembre, ma con un PAR.

Le conseguenze di questa decisione (possibile ma non obbligata dalla circolare governativa) sono :

1. che si detrae un PAR (di 8 ore) dai 13 previsti dal Contratto nazionale;

2. che la giornata del 4 novembre sarà pagata non a 8 ore ma 6,66 ore;

3. che la Fiat risparmierà oltre 1 ora per ogni dipendente. In questo modo la Fiat non solo non paga il saldo del Premio di Risultato, ma vuole anche ulteriormente risparmiare oltre 1 ora a dipendente.

Non vogliamo pensare che ogni dollaro per pagare l'acquisizione della Chrysler si detragga dal salario dei lavoratori italiani, invece di chiederlo agli azionisti.


FIOM NAZIONALE
Roma, 28 luglio 2011

sabato 23 luglio 2011

La sentenza Fiat è una vittoria per la Fiom


Parlare di «pareggio» o addirittura di «vittoria 2 a 1» per il Lingotto, come fa il prof. sen. Ichino, è una grossolana stupidaggine indotta solo dall’odio pregiudiziale verso la Fiom. Ichino, che afferma lo scarso rilievo della condanna per comportamento antisindacale, che comporterebbe per la Fiat «25 giorni» di semplice consultazione sindacale, (ai sensi dell’art. 47 l. 428/90), fa semplicemente ridere: il Tribunale di Torino «ordina a Fabbrica italia Pomigliano di riconoscere, in favore di Fiom Cgil, la disciplina giuridica come regolata dal Titolo Terzo (Dell’attività sindacale), artt. Da 19 a 27 della legge 20 maggio n. 300 (Statuto dei Lavoratori)». L’art. 47 l. 428/90, dunque, non c’entra.
Mi ha sorpreso, invece, il commento problematico de il manifesto, sapendovi intelligenti e in grado di capire la portata della sentenza. Avendo partecipato alla stesura del ricorso e alle fasi del giudizio, sintetizzo la «domanda» della Fiom, e cosa è stato accolto dal Giudice.
La Fiom ha chiesto di essere reintegrata a Pomigliano nella titolarità di tutti i diritti spettanti al sindacato ai sensi dello Statuto dei lavoratori: costituzione di Rsa, diritto di chiedere assemblee, indire referendum, raccogliere contributi, fruire di permessi retribuiti e non per i suoi dirigenti, di affissione e avere a disposizione locali all’interno dell’unità produttiva, etc.
E ciò pur non avendo firmato – e ancora rifiutandosi di farlo – i contratti collettivi imposti dalla Fiat per lo stabilimento napoletano (estesi via via agli altri). Quanto alle ragioni del domandare Fiom ne ha avanzate diverse, essenzialmente due: 1) il comportamento illecito, perché antisindacale, delle tre società Fiat, Fiat Group Automobiles, Fabbrica Italia Pomigliano (Fip) anche in ipotesi di legittimità degli atti negoziali e dei contratti; 2) l’elusione dell’art. 2112 c.c. in quanto Fip ha provveduto a «nuove assunzioni» invece che dar corso alla prosecuzione del rapporto di lavoro con i dipendenti.
Il Tribunale ha accolto la domanda dichiarando «antisindacale la condotta posta in essere da Fiat spa, Fiat Group Automobiles spa, Fabbrica Italia Pomigliano spa, perché determina, quale effetto conseguente, l’estromissione di Fiom Cgil dal sito produttivo di Pomigliano».
Vi assicuro che questi pareggi, o sconfitte come dice il prof. Ichino, qualunque avvocato li vorrebbe subire tutti i giorni!
La migliore riprova del reale esito della controversia è fornita dalla rabbiosa e scomposta reazione di Fiat («congelo gli investimenti») e dalle dichiarazioni dei dirigenti di Cisl, Uil, Ugl ecc., in evidente stato confusionale dopo aver incassato – anche loro formalmente – la prima cocente sconfitta nella storia dei conflitti sindacali nel mondo (sicuramente in Europa), per «comportamento antisindacale»: questi sindacati, infatti, imprudentemente (ma anche impudentemente) sono intervenuti nel giudizio a sostegno della Fiat, poi condannata per comportamento antisindacale, per chiedere il rigetto del ricorso della Fiom.
La sentenza è stata emessa ai sensi dell’art. 28 Statuto dei lavoratori che contiene anche la importante previsione di condanna penale, ai sensi dell’art. 650 c.p., per il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza.
Per l’accoglimento della domanda basta la fondatezza di una sola delle varie ragioni poste a suo fondamento: poiché l’elusione dell’art. 2112 c.c. riguarda prevalentemente i diritti dei singoli lavoratori, gli stessi faranno valere nella cause individuali le loro ragioni. Insomma, Fiat (e chi l’ha sostenuta anche nel giudizio) si proponeva di estromettere la Fiom dai suoi stabilimenti e questo suo obiettivo è fallito.
*Legale del collegio di difesa della Fiom
tratto da il manifesto 


mercoledì 20 luglio 2011


La «vittoria» della Fiat nella causa di Torino sembra un prodotto della tv di Murdoch: i fatti contano poco, importa quel che vien detto. L'impressione è netta quando Landini fa notare «se uno fa ricorso vuol dire che ha perso». E in effetti è il Lingotto a voler riformare la sentenza emessa da giudice Ciocchetti.Insieme a Gianni Alleva, storico giuslavorista della Consulta Fiom, il segretario generale delle tute blu si incarica di chiarire l'accaduto ai molti giornalisti presenti. Intanto «non è vero che la sentenza abbia legittimato la newco per Pomigliano», come detto a a caldo da molti giornali e dai sindacalisti di Cisl e Uil; anche perché «nessuno aveva posto questa domanda». Semplicemente, il giudice ha respinto la richiesta della Fiom di considerare un «aggiramento della legge sul trasferimento d'azienda» (art. 2112 c.c.) il punto specifico dell'accordo che prevedeva le «dimissioni volontarie» di ogni singolo lavoratore dipendente da «Fga» - la precedente società del sito campano - come condizione per la riassunzione nella «Fabbrica Italia Pomigliano». Le ragioni per cui ha deciso così si sapranno solo con il deposito delle motivazioni, ma potrebbe benissimo aver accolto la tesi che la difesa Fiat aveva sostenuto nel processo: «la contestazione dell'art. 2112 è in capo ai singoli lavoratori, non alla Fiom». In questo caso, altro che «legittimazione» dell'accordo!Per entrambi, invece, quella sentenza è «un colpo d'ariete» contro un accordo costruito allo scopo di «escludere la Fiom dalla rappresentanza nello stabilimento» e soprattutto di «impedire a ogni lavoratore di scegliere il sindacato cui iscriversi», se vuole farlo. In quel testo, infatti, si prevede esplicitamente che solo i sindacati firmatari possono «nominare delle Rsa»; anzi, qualsiasi «allargamento» dell'area dei firmatari richiede il consenso unanime di tutte le parti in causa. Su questo il giudice ha usato due termini che ognuno può intendere: «condanna» la Fiat per comportamento antisindacale e «ordina» di rimuovere ogni impedimento al libero esercizio dell'attività sindacale a Pomigliano (delegati, permessi, assemblee, ecc). E qui sorge il problema: in questo momento quanti lavoratori sono attivi nel «nuovo» stabilimento campano? «137,». E quando potrà la Fiom nominare un delegato e rientrare in fabbrica? «Quando un iscritto alla Fiom sarà stato assunto di nuovo». Non serve essere sospettosi per pensare che la Fiat difficilmente riammetterà sua sponte lavoratori che hanno quella tesser in tasca. Alleva ammette di aver sentito diverse «vocine» in proposito e quindi avverte: «sia la legge europea che quella italiana ammettono la prova statistica nei casi di discriminazione». Conseguenza: «su 137 presenti, statisticamente, la Fiom dovrebbe poter contare su almeno una decina di iscritti; per ora si tratta solo di capi e dirigenti, e quindi è possibile che qui la nostra presenza fosse molto inferiore alla media; ma entro la fine dell'anno - stando all'accordo - dovrà rientrare almeno il 40% della forza lavoro totale; e già prima d'allora avremo chiaro se la Fiat sta discriminando o no. In quel caso, procederemo di nuovo».A quanti chiedono alla Fiom di «riflettere» (Cisl, Uil, ministri) Landini risponde: «hanno difeso e difendono un accordo che una sentenza ha giudicato antisindacale; non è un problema, specie per dei sindacalisti?». La riprova è data ancora dal comportamento del Lingotto, che ha detto di «voler valutare gli effetti della sentenza sulla fattibilità del piano Fabbrica Italia». Come dire che «se qui si applicano delle leggi, la Fiat se ne va dal paese». È su questo punto che la sentenza, secondo Alleva, ha messo un paletto importante: la legge non può essere aggirata nemmeno dalla Fiat, con buona pace degli ex Cgil «passati dall'altra parte» (Ichino e Cazzola, ndr), che «hanno elargito commenti aprendo la bocca e dandogli fiato.

martedì 19 luglio 2011

Fiat.  Volantino. La Fiom-Cgil ha vinto la causa contro la Fiat. I lavoratori hanno diritto ad essere rappresentati dal sindacato che scelgono

Conferenza stampa

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SENTENZA FIAT POMIGLIANO: PUO' SALTARE L'ACCORDO DEL 22 GIUGNO


di Giorgio Cremaschi
Come al solito la grande stampa e la grande tv, hanno inizialmente fatto propaganda per la Fiat, spiegando che la Fiom aveva perso e che le ragioni dell’azienda erano state accolte. In particolare il giornale di famiglia, La Stampa, ha addirittura taciuto nei titoli la condanna per antisindacalità della Fiat. Poi, con un imbarazzo ben visibile, gli stessi giornali han dovuto dare notizia dei malumori e delle minacce di Marchionne contro la sentenza. Sentenza che è sicuramente contraddittoria, ma che comunque rappresenta un ostacolo enorme per la linea Fiat di distruzione dei diritti sindacali. (...)
Da un lato, infatti, il giudice ha dato ragione alla Fiat sulla legittimità dell’accordo separato per Pomigliano e quindi anche per quelli successivi. In realtà il giudice semplicemente non ha accolto il ricorso di illegittimità da parte della Fiom nazionale su quegli accordi, mentre rimane tutto lo spazio per le cause individuali che i lavoratori intenderanno presentare per rivendicare i propri diritti contro la Newco. D’altro lato, però, la sentenza ha condannato con chiarezza il comportamento antisindacale della Fiat, affermando che la Fiom non può essere esclusa dai diritti sulla rappresentanza in fabbrica. Nella sostanza la sentenza del giudice mette in discussione uno dei cardini della strategia antisindacale della Fiat, la cosiddetta esigibilità degli accordi, affermando che un sindacato che si oppone all’accordo, in questo caso la Fiom, non può essere escluso dalla rappresentanza aziendale. D’altra parte per la Fiat la pace sociale e il divieto di sciopero sono indispensabili per imporre le terribili condizioni di lavoro previste dall’accordo. Per questo l’azienda ha fatto sapere che sono sospesi gli investimenti a Torino, peraltro meno di un decimo di quelli inizialmente previsti per il piano Fabbrica Italia che è scomparso nel nulla. Magari è proprio una scusa, ma resta il fatto che la Fiat non accetta più un sindacalismo libero nelle proprie aziende.
A questo proposito gli avvocati dell’azienda hanno presentato in tribunale, a proprio sostegno e difesa, l’accordo del 28 giugno firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. E’ la prima volta che accade e questo atto significativamente smentisce chi aveva pensato e detto che la Fiat fosse contro l’accordo interconfederale. In realtà l’unico problema che ha l’azienda è che quell’accordo non è retroattivo. Se infatti quell’accordo fosse già operativo, la Fiom potrebbe entrare negli stabilimenti Fiat solo accettando gli accordi separati e impegnandosi a rispettarli. Quell’accordo istituisce un mostruoso maggioritario sindacale, per cui gli accordi firmati dalla maggioranza dei sindacati impongono obbedienza anche ai sindacati di minoranza non firmatari. Per questo è stato definito il “porcellum sindacale”. La Fiat ha tentato di far sì che fosse il giudice a rendere retroattivo quell’accordo, ma non c’è riuscita. La sentenza assegna alla Fiom il diritto alla rappresentanza, anche se non firmataria dell’intesa di Pomigliano.
A questo punto è evidente che o passa la linea Bonanni, il quale ha già dichiarato che chiamerà tutta la Cgil e la Fiom a rispondere dell’accordo del 28 giugno, cioè a impegnarsi ad accettare l’accordo di Pomigliano. Oppure, se la Fiom confermerà la propria posizione di non considerarsi in alcun modo vincolata dall’accordo separato, allora l’intesa interconfederale andrà clamorosamente in crisi. Con buona pace del gruppo dirigente della Cgil, che in queste settimane ha diffuso interpretazioni di quell’accordo che sono state brutalmente smentite dalla Confindustria, dalla Cisl, dalla Uil, dalla Fiat nelle stesse aule dei tribunali. Se la Fiom, come noi crediamo, continuerà la lotta contro gli accordi capestro in Fiat, ci sarà un grande beneficio per tutti i lavoratori perché l’accordo del 28 giugno sarà inesigibile alla sua prima uscita. Bisogna allora agire subito per allargare questa incrinatura e far sì che l’accordo interconfederale alla fine salti. Sarebbe la migliore notizia possibile per tutti i lavoratori italiani.

sabato 16 luglio 2011




Fiat. Landini: “Condannata la Fiat per comportamento antisindacale, fallisce il tentativo di tenere la Fiom e i suoi lavoratori fuori dalla fabbrica”

Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato la seguente dichiarazione.

“Fallito il tentativo della Fiat, attraverso le newco e gli accordi separati, di tenere la Fiom, i suoi delegati ed i suoi iscritti fuori dalle sue fabbriche.”
“Il Tribunale di Torino condanna la Fiat per comportamento antisindacale e gli ordina di riconoscere alla Fiom-Cgil tutta la disciplina prevista dallo Statuto dei Lavoratori.”
“Si ripristina così la libertà sindacale e il diritto di chi lavora di scegliere il proprio sindacato.”
“Il Tribunale ha, peraltro, ritenuto legittimi gli accordi di Pomigliano, ma questo non comporta né la necessità della Fiom di sottoscriverli, cosa che non faremo, né impedisce ai singoli lavoratori, che lo vorranno fare, di intentare cause individuali per ottenere la piena tutela dei propri diritti.”
“In questo caso la Fiom-Cgil darà tutto il sostegno necessario.”
“Una buona notizia per le lavoratrici e i lavoratori della Fiat.”

Torino, 16 luglio 2011



I giudici: Accordo Pomigliano legittimo ma Fiat "antisindacale"



Fiat non può estromettere Fiom-Cgil dalla rappresentanza nella newco campana anche se non ha firmato l'accordo

I giudici: Accordo Pomigliano legittimo ma Fiat


Torino, 16 lug.  - L'accordo di Pomigliano è "legittimo" ma la Fiat ha messo in atto una "condotta antisindacale" violando l'art. 28 dello Statuto dei lavoratori: lo dice la sentenza del Tribunale di Torino, in seguito al ricorso della Fiom-Cgil contro Fabbrica Italia-Pomigliano, la newco creata dalla Fiat all'interno del piano di rilancio dell'azienda. Di conseguenza l'accordo è valido ma Fiat non può estromettere la Fiom dalla rappresentanza in fabbrica.

Con la sentenza il giudice Vincenzo Ciocchetti ha dichiarato "antisindacale" la condotta di Fiat Spa, Fiat Group Automobiles e Fabbrica Italia Pomigliano Spa, perchè ha determinato l'estromissione dal sito produttivo campano di Fiom-Cgil. 



La Fiat è stata condannata per comportamento antisindacale e questo è un fatto significativo». Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom. «Da tempo - aggiunge - avevamo denunciato che l'esclusione della Fiom dagli stabilimento Fiat era illegittima. Dobbiamo leggere il dispositivo della sentenza, dopodiché valuteremo se avviare delle cause individuali dei singoli lavoratori». «Non credo che faremo ricorso», ha spiegato l'avvocato Nanni Alleva della Fiom Cgil. «Più che un ricorso - ha spiegato il legale - faremo in modo di fare accertare la violazione dell'articolo 2112 del codice civile che dice che non si può frazionare il rapporto di lavoro».
«Più che ricorsi collettivi - ha ancora detto l'avvocato - potranno esservi ricorsi individuali allo scopo di accertare che il rapporto di lavoro non è frazionabile» «La causa l'abbiamo vinta noi - ha aggiunto - perchè la Fiom rientra in Fabbrica Italiana Pomigliano a vele spiegate mentre altre organizzazioni sindacali si erano impegnate a non scioperare. Noi invece abbiamo dimostrato che lo poss
iamo fare»


venerdì 15 luglio 2011


Fiat, grande adesione a sciopero per premio risultato

La 
Fiom 
"esprime viva soddisfazione per la riuscita dello 
sciopero di oggi in tutto il Gruppo Fiat
, contro la mancata erogazione del saldo del
 premio di risultato
 alle lavoratrici e ai lavoratori". Lo dichiara il coordinatore nazionale del gruppo, Enzo Masini.
"Negli stabilimenti interessati allo sciopero l’adesione ha superato complessivamente il 50% fra il personale operaio, con punte del 70% alla Fpt di Foggia e dell’80% alla Sevel, all’Iveco di Suzzara, all’Iveco di Pregnana, alla Marelli di Crevalcore, Corbetta, Tolmezzo e Sulmona. Sulmona, che aveva già scioperato mercoledì scorso, ha visto un’adesione al 95%. Gli stabilimenti Iveco di Brescia, la Sata di Melfi e la Cnh di Iesi sciopereranno per lo stesso motivo la prossima settimana".
"L’adesione così importante dei lavoratori -
 a suo avviso - conferma la giustezza delle scelte della Fiom, mentre le altre organizzazioni sindacali Fim e Uilm, in molte realtà non hanno neppure attuato le 4 ore stabilite nazionalmente dalle loro organizzazioni sindacali".
"La riuscita di questo sciopero nel Gruppo, con un’adesione così importante, deve portare l'azienda a ripensare al proprio comportamento, sia in termini di difesa dei livelli occupazionali – a partire dall’annuncio della chiusura di Termini Imerese e della Irisbus di Grottaminarda (Avellino) – sia riconoscendo alle lavoratrici e ai lavoratori un saldo del Premio di Risultato adeguato ai sacrifici che questi stanno facendo - conclude Masini -, a fronte di una crisi che, per le scelte del gruppo dirigente della Fiat, permane molto acuta nel nostro paese".

15 luglio 2011

mercoledì 13 luglio 2011


UNA SCELTA COERENTE

Nei giorni scorsi la RSU della Fiom ha fatto presente alla RSU di Fim e Uilm della necessità di indire Assemblee per spiegare ragioni e modalità dello sciopero/i indetti dalle rispettive segreterie nazionali sul PdR 2011 che Fiat non intende pagare. La risposta non si è fatta attendere:

1.    Fim e Uilm rifiutano per l’ennesima volta il confronto in Assemblea con i lavoratori, ricordiamo che le assemblee non sono proprietà delle organizzazioni sindacali, ma un diritto delle lavoratrici e dei lavoratori, alle O.O.S.S. spetta di indirle.

2.    Fim e Uilm tradiscono il mandato datoci dalle assemblee del 29 Giugno scorso in cui unitariamente scioperammo e adesso a distanza di due settimane, in maniera unilaterale e non unitaria, di fatto rompendo l’unità sindacale sulla questione del salario aziendale, proclamano altre 4 ore non tentando nemmeno di trovare una data comune alle iniziative, in un momento in cui i lavoratori hanno bisogno di tutto, meno che del caos sindacale. Alla FIOM non la si invita tramite volantino a fare lo sciopero, lo si concorda prima.

3.    Poi c’è l’importante questione sul merito dello sciopero. Non si capisce dai comunicati Fim e Uilm Nazionali se indicono 4 ore per il PdR del prossimo anno o quello invece che spetta ai lavoratori a Luglio di quest’anno, e che fa riferimento ai guadagni che CNH ha realizzato nel 2010 e che Fiat beffardamente ha redistribuito a Azionisti, Capi e Capetti con cifre che vanno dalle 3000 alle 20000 euro su tutto il Gruppo, e facendo invece pagare tutta la crisi a chi da tre anni i trattori li produce con il sudore e la fatica. Tutte scelte che a noi paiono gravi e irresponsabili.

I lavoratori dello stabilimento CNH di Jesi, dalle Assemblee e con lo sciopero unitario del 29 Giugno, hanno detto in maniera chiara e inequivocabile che bisogna porre sin da subito LA QUESTIONE DEL SALDO DEL PREMIO DI RISULTATO DI LUGLIO 2011, e che su quella stessa questione occorre dare continuità.
E’ per questo che già da Settembre prossimo la Fiom si è impegnata con il proprio coordinatore nazionale del gruppo Fiat e la segreteria nazionale e regionale, a mettere in piedi un coordinamento di Fiat Industrial capace di porre al centro la questione del salario aziendale.
Per questo la RSU della FIOM proclama per lunedì 18 Luglio 1 ora di Assemblea in sciopero con le lavoratrici e i lavoratori in cui spiegheremo i motivi di questa scelta e concorderemo le modalità della mobilitazione.
Invitiamo le maestranze alla massima partecipazione.


1° turno e centrale: dalle 9 alle 10;
2° turno: dalle 17 alle 18;
3° turno: dalle 21 alle 22. 
Ritrovo alla porta dell’officina 1



Jesi, 13 Luglio 2011                       La RSU della FIOM-CGIL

martedì 12 luglio 2011

conferenza stampa FIOM su Pdr FIAT


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Fiat Spa e Fiat Industrial devono pagare il saldo del premio


In molti stabilimenti del gruppo, nei giorni scorsi, si sono stati scioperi con grandi adesioni, promossi unitariamente dalle RSU o dai delegati FIOM, contro il mancato pagamento del saldo del Premio di Risultato. 

Le lavoratrici e i lavoratori non accettano che mentre si erogano centinaia di
milioni agli azionisti e si danno migliaia di euro ai capi e capetti si continui a negare quanto dovuto a che produce e paga il prezzo più alto della crisi.

Finalmente anche FIM e UILM Nazionali se ne sono accorti. Come FIOM avevamo proposto di dare una risposta unitaria all' arroganza della FIAT chiedendo che fossero chiare le rivendicazioni:
tutte le società Fiat devono pagare il saldo adesso
non bastano poche ore di sciopero al solo fine di fare "sfogare" i lavoratori
•       va respinta la minaccia della Fiat di far uscire tutte le sue società dal Contratto Nazionale
il Contratto Nazionale va difeso e le lavoratrici e i lavoratori hanno diritto a un Contratto Integrativo per migliorare il salario e le loro condizioni (con loro da discutere e decidere).

Purtroppo queste condizioni unitarie non ci sono. FIM e UILM, nei fatti con il loro comportamento, continuano ad assecondare la volontà della FIAT di negare i diritti dei lavoratori estendendo a tutti le condizioni degli "Accordi" di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco.

VENERDI’ 15 LUGLIO 2011 8 ORE DI SCIOPERO NAZIONALE (per turno) in tutte le società, gli stabilimenti
di Fiat Spa e Fiat Industrial
(in caso di concomitanza con la cassa integrazione lo sciopero potrà essere spostato su decisione dei delegati Fiom)
per il saldo ora del premio per i diritti dei lavoratori

lunedì 4 luglio 2011

     
                                  FIOM CGIL DI ANCONA
AREA LA CGIL CHE VOGLIAMO
ORGANIZZANO
PRESSO L’AUDITORIUM
FIERA DELLA PESCA DI ANCONA
(Zona Mandracchio)


VENERDI’ 8 LUGLIO 2011
ORE 16.30
ASSEMBLEA PUBBLICA


SUL TEMA
"GELSOMINI O GAROFANI
IL FIORE DELLA DEMOCRAZIA"


CON LA PARTECIPAZIONE
DEL SEGRETARIO GENERALE NAZIONALE FIOM
MAURIZIO LANDINI


SI DISCUTERA’ DI DIRITTI, DEMOCRAZIA, CONTRATTI A PARTIRE DALL’ACCORDO CONFINDUSTRIA CGIL CISL E UIL DEL 28 GIUGNO


L’ASSEMBLEA SARA’ APERTA ALLA PARTECIPAZIONE DELLE R.S.U., DI TUTTI I LAVORATORI E LAVORATRICI DI OGNI CATEGORIA, DEGLI STUDENTI, DEI MOVIMENTI, DELLE ASSOCIAZIONE E DEI PARTITI POLITICI