Pagine

lunedì 23 gennaio 2012


Il “dopo Cristo”

Care lavoratrici, cari lavoratori, care iscritte, cari iscritti.
Il nuovo Contratto Fiat imposto con la complicità di Fim-Uiml-Fismic-Ugl cancella il contratto nazionale di lavoro e rappresenta un vero e proprio attacco alle libertà, alla democrazia, e alla condizione di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori della Fiat. Ripercorriamo i perchè. Dal 1 Gennaio Fiat nega alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto di associazione e di attività sindacale segnando una delle pagine più nere della storia di chi lavora dal dopoguerra ad oggi. In fabbrica, l'unico sindacato ammesso è quello aziendalista e che dice sempre Sì. Chi non è d'accordo, chi come la Fiom ha deciso di dire No allo scambio diritti lavoro, paga con l'esclusione, e si vede impedito a iscritti e simpatizzanti l'esercizio di libertà sindacali garantite dalla nostra Costituzione. Va ricordato che Fiat è già stata condannata dal tribunale di Torino per comportamento antisindacale nello stabilimento di Pomigliano per aver violato lo Statuto del Lavoratori nella costituzione della famosa newco. La servitù sciocca della compagine sindacale che ha firmato il contratto Fiat è riuscita anche in un altro “capolavoro”: quello di impedire ai lavoratori e alle lavoratrici di pronunciarsi sull'accordo aprendo un vero e proprio vuoto di democrazia dentro i luoghi di lavoro. In 513 hanno deciso per 82000 dipendenti, tanti i delegati di Fim Uilm che hanno detto si al nuovo contratto capestro. Il referendum, diritto sacrosanto delle lavoratrici e dei lavoratori, è concesso solo dove vuole la Fiat e solo dove è possibile strappare col ricatto il Si ai lavoratori (Pomigliano e Mirafiori docet!). Nel merito l'accordo peggiora significativamente anche la nostra condizione di lavoro. L' aumento dello straordinario obbligatorio fino a 120 ore, il taglio delle pause sulle linee di montaggio, la limitazione delle tutele in caso di malattia e dulcis in fundo le clausole di responsabilità e le commissioni che “al fine di prevenire, esaminare, risolvere motivi di potenziale conflitto collettivo...” limitano drasticamente il diritto di sciopero, altro principio della nostra Costituzione. Al sindacato che firma, l'accordo assegna il ruolo di guardiano in fabbrica del comportamento dei lavoratori. Quando non lo fa, l'Azienda lo sanziona e lo stesso fa con chi lavora. A difesa dei più deboli (si fa per dire!) il Premio di 600 euro che verrà erogato a Luglio prossimo. Non più legato ai parametri reddito-produttività-qualità ma alla effettiva presenza in fabbrica. In questo modo lo si nega a chi si ammala, a chi ha la sfortuna di avere a casa qualcuno che sta male, a chi si infortuna sul lavoro e alle donne, madri prima che lavoratrici. Insomma la più vile delle remunerazioni. La Fiom giudica sbagliato e vergognoso anche il comportamento del sindacato che ha deciso di firmare tale scempio. Non possiamo accettare la loro complicità alla Fiat nella operazione intollerabile di escludere la nostra organizzazione, peraltro maggioritaria, dalla fabbrica. Chiediamo invece le dimissioni dei loro rappresentanti a motivo del fatto che l'accordo in questione è stato contestato sonoramente dalle assemblee del 13 Dicembre scorso, e bocciato dal voto della Rsu subito dopo. Rivendichiamo inoltre il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a votare l'accordo come ampiamente chiesto dalle 20000 firme raccolte in pochi giorni in 67 siti produttivi di Fiat. Contro questa barbarie reagiremo mettendo in campo iniziative sindacali, di mobilitazione, pubbliche, e dove necessario anche legali, fino alla grande manifestazione nazionale indetta a Roma dalla Fiom per l'11 Febbraio “Democrazia al lavoro”. Per fare questo avremo bisogno di voi e della vostra partecipazione; e di qualcosa che i Marchionne, i Bonanni e qualche altro ectoplasma sindacale non riusciranno mai a scipparci: la nostra dignità.

Jesi, 24 Gennaio 2012                                                          La Rsu della Fiom Cgil

Il Lavoro dalle nostre parti: intervista a Marco Brunetti 

Fiom_cgil
 Il mondo del lavoro è sempre più al centro del dibattito politico nazionale. La prossima settimana il governo Monti darà avvio alla terza manovra in pochi mesi; una delle materie portanti del decreto legge sarà proprio il lavoro.
Per questi motivo ci sembra importante proporvi questa intervista a Marco Brunetti delegato R.S.U FIOM Cgil alla CNH di Jesi.

D: Di fronte alle tante notizie brutte, cosa pensi dell'accordo siglato l'altro ieri dalla Fincatieri-Fiom ad Ancona?
R: Mi fa oltremodo piacere questa domanda per l’accordo FINCANTIERI, all’interno dello stabilimento FIAT di JESI, la notizia è stata accolta con enorme soddisfazione dalle lavoratrici e dai lavoratori. Credo che il NO ostinato e tenace delle maestranze del cantiere abbiano portato a casa il risultato di abbattere un tabù, che per salvare il cantiere c’era bisogno dei licenziamenti. Si salvano invece i posti di lavoro lasciando anche aperta una prospettiva per il rilancio e lo sviluppo della cantieristica nel nostro Paese. La gestione unitaria dei lavoratori ma con l’impronta caratterizzante della FIOM, con le iniziative costanti e ripetute ha prodotto questo risultato, nonostante l’accordo separato precedentemente firmato a livello nazionale da film e uilm che accettava 205 licenziamenti.
D: Passando alla "tua" vicenda, cosa pensi della situazione Fiat?
R: In FIAT è in atto un durissimo attacco alle libertà costituzionali e sindacali sancite sia dalla Costituzione Italiana che dallo Statuto dei Lavoratori. Esplicitatosi con l’estromissione dalle relazioni sindacali della FIOM e di tutti i sindacati che hanno preferito non accettare il contratto capestro imposto dalla FIAT dal 1 gennaio 2012.
D: Ci spieghi le ragioni del rifiuto??
1. Libertà sindacali;
2. Totale assenza di qualsiasi pronunciamento da parte dei lavoratori – In 516 hanno deciso per 82.000 dipendenti;

3. Le condizioni di lavoro estremamente peggiorate.  

Spieghiamo meglio ai non "addetti ai lavori" queste questioni...
R: 200 Iscritti alla FIOM. 400 voti nella ultima elezione per il rinnovo R.S.U. che conta il 52% della rappresentanza che equivale a sei delegati su 12. Questi i dati organizzativi di Jesi. A questi lavoratori / lavoratrici prossimamente sarà impedito di eleggere i propri candidati di avere accesso alla sala e bacheca sindacale, al diritto di assemblea di organizzazione, non sono infine più legittimati ad usufruire dei permessi sindacali compresi anche quelli interni. Molte sono inoltre le perplessità di ordine legale e giuridico per la figura dei delegati della sicurezza che l’accordo pare non voler riconoscere.
 D: Vorresti approfondire alcune questioni che ti stanno particolarmente a cuore?
Straordinario obbligatorio “del sabato” innalzato da 40 a 120 ore l’anno;
- Taglio delle pause sulle linee di montaggio;

- La messa in discussione della retribuzione dei primi due giorni di malattia;

- Impianto sanzionatorio nei confronti delle organizzazioni sindacali firmatarie e degli stessi lavoratori limitandone l’autonomia sindacale e stravolgendone la natura.
 D: I contratti separati purtroppo sono diffusi in varie categorie. Cosa pensi delle organizzazioni sindacali che li hanno prodotti?
R: Nei metalmeccanici l’accordo separato è la pratica più usata da FIM e UILM negli ultimi dieci anni, a mio modo di vedere il viatico che ha condotto alla fine del contratto nazionale per i lavoratori FIAT, anticipatori di un involuzione del sindacato italiano da sindacato generale a sindacato aziendalistico o di mercato. Credo che solo con la democrazia nei luoghi di lavoro, solo se a decidere saranno i lavoratori e non le burocrazie sindacali sarà possibile superare la pratica dell’accordo di vertice e separato.

D: Che reazioni hanno prodotto tra i lavoratori il raffreddamento dei rapporti tra le sigle sindacali e l'introduzione di nuove regole?
R: Per i lavoratori di Jesi , il momento è particolarmente delicato e difficile per via del fatto che all’improvviso si sono ritrovati senza contratto nazionale e senza tutte quelle norme aziendali frutto di 40 anni di contrattazione e lotte alla FIAT.
D: E' il caso di dire che le bugie di Marchionne hanno le gambe corte?
R: Credo di si rispetto al piano “Fabbrica Italia” che sino ad oggi ha visto la chiusura di tre stabilimenti e la messa in cassa integrazione di gran parte dei lavoratori del gruppo. Il giudizio preoccupato espresso dalla FIOM si fonda su questi fatti. Scelte preoccupanti per la mancata programmazione di nuovi modelli che invece vengono proposti in America. Per alcuni aspetti penso che chi ha raccontato che quel modello di fabbrica doveva essere solo per Pomigliano, poi solo per Mirafiori, fosse ancora più bugiardo del manager canadese.
 D: Per concludere, credi che la Fiat, pur essendo oramai una multinazionale, detti ancora legge in Italia?
 R: Il rischio è che la scalata alla Chrysler e gli sforzi economici e finanziari di tale scelta portino ad una marginalizzazione dell’Italia rispetto a FIAT. Per porre argine a queste scelte metteremo in campo molte iniziative a cominciare dalla manifestazione nazionale per l’11 di FEBBRAIO a difesa del contratto, del lavoro e delle libertà sindacali , contro la precarietà e per un nuovo modello di sviluppo. L’altra iniziativa è locale e si terrà venerdi 27 Gennaio alle ore 21.00 alla seconda circoscrizione a S. Francesco con Giorgio AIRAUDO della segreteria nazionale FIOM.
Intervista eseguita da Jesi Attiva info@jesiattiva.org