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martedì 7 giugno 2011

110 ANNI LA FIOM IN FESTA-BOLOGNA 16-17-18-19 GIUGNO

SINDACATO GIALLO CONTRO LA FIOM

FIAT Fim, Uilm, Fismic soccorrono Marchionne: parti civili in difesa della truffa di Pomigliano. Il 18 giugno a Torino si aprirà il processo contro il nuovo contratto Fiat che cancella i diritti

Lo scalpo da conquistare è quello della Fiom. Ieri le truppe cammellate dell'amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne sono arrivate al tribunale di Torino per costituirsi parti civili nel processo che vede da una parte il Lingotto e dall'altra i metalmeccanici della Cgil. Sotto accusa è la newco di Pomigliano, la nuova società voluta dalla multinazionale dell'auto e imposta, con la complicità di Fim e Uilm, attraverso un referendum truffa in cui si chiedeva ai dipendenti: vuoi il lavoro o i diritti? La maggioranza ha scelto il lavoro senza diritti, ma era una scelta libera? E rispettosa della legislazione vigente, dello Statuto dei lavoratori e della Costituzione? Analogo ricatto è stato imposto ai lavoratori di Mirafiori e infine ai 1.092 dipendenti della Bertone.
Dunque la Fiom si è rivolta alla magistratura e il 18 di questo mese si terrà la prima udienza. La novità di ieri sta proprio nel regalo portato a Marchionne dai tre re magi, Fim, Uilm e Fismic che hanno deciso di difendere il «loro» accordo, la fuga della Fiat da Confindustria, la cancellazione del contratto nazionale di lavoro sostituito da uno aziendale in cui è vietato scioperare e ammalarsi è un rischio che si paga profumatamente. Il «loro» accordo prevede anche l'esclusione dalla fabbrica dei sindacati non firmatari del nuovo «contratto»: la Fiom non potrà svolgere attività sindacale né avere delegati perché, e questa è la cosa più scandalosa, agli operai sarà negata la possibilità di scegliere i propri rappresentanti che verranno nominati direttamente dalle organizzazioni firmatarie.
Inutile chiedersi cosa se ne farà Marchionne di sindacati «gialli» come Fim, Uilm e Fismic e come pensi di gestire le fabbriche senza il consenso del sindacato più rappresentativo (i no a Mirafiori hanno sfiorato il 50% e l'hanno superato tra gli operai alle catene di montaggio, quelli destinatari della ricetta Marchionne). Inutile chiederselo, perché l'ad Fiat dei sindacati non se ne fa nulla, neanche di quelli subalterni che però, per accaparrarsi le briciole che cadono dal tavolo del capo, sono pronte a umiliarasi persino in tribunale, offrendo quello che il responsabile auto della Fiom, Giorgio Airaudo, chiama «ampio soccorso».
Come ha ripetuto nei due mondi della Fiat, America e Italia, Marchionne è infastidito dal fatto che, mentre nel nuovo mondo gli operai e «la gente» gli fanno ponti d'oro, dalle nostre parti lo contestano, per dirla con Crozza gli tirano un gatto morto sul vetro dell'automobile. Ieri però l'uomo dei miracoli si è preso la sua bella rivincita: un bagno di folla alla festa dell'arma dei Carabinieri, a Torino, con i bambini di una scuola che chiedevano a lui e al presidente Elkann una foto. I due big, magnanimi, sono scesi dalla vettura e si sono concessi ai fotografi e ai bambini che simpaticamente hanno gridato «Forza Juve», strappando un sorriso a John e a Sergio. Per smentire i maligni che parlano di fuga della Fiat da Torino e dall'Italia, Marchionne ha detto che l'impegno in Italia «è chiaro». Forse a lui, visto che né il governo né i sindacati hanno avuto l'onore di vedere il piano industriale Fiat, mentre gli operai ancora aspettano i famosi 20 miliardi di investimenti nel nostro paese, per non parlare dei nuovi modelli di automobili. Ama così il nostro paese, Marchionne, che nei prossimi giorni, prima di ripartire per gli Stati uniti, incontrerà il nuovo sindaco di Torino, Piero Fassino. Quello che ha sempre suggerito agli operai di votare sì ai ricatti Fiat.
La maggioranza del capitale Chrysler conquistata dalla Fiat con l'acquisto delle azioni del governo Usa è solo un primo passo. Ora si tratta di sloggiare il sindacato Uaw, proprietario con il fondo Vaga del 41% del capitale e necessitato ad accettare anche proposte poco lusinghiere per riuscire a pagare le pensioni dei dipendenti. E c'è un'altra casamatta da conquistare: si tratta della quota dell'1,7% ancora in mano al governo canadese a cui Marchionne ha offerto 125 milioni di dollari. Il Canada può rifletterci, ma con il passare del tempo, ha precisato Marchionne, l'offerta potrebbe anche cambiare.

Loris campetti (manifesto)