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giovedì 15 luglio 2010

SOGNANDO VALLETTA di Loris Campetti

                                Mirafiori - entrata operai 1956

Dal ricatto alla rappresaglia, la trasformazione di Sergio Marchionne in Vittorio Valletta procede alla velocità della luce. Il suo obiettivo è isolare e colpire la Fiom e piegare ogni resistenza operaia, prima con il ricatto e oggi, appunto, con i licenziamenti per rappresaglia contro l'unico sindacato che non è si piegato al suo cospetto. L'amministratore delegato della Fiat non ha digerito l'esito del referendum di Pomigliano da lui stesso imposto, nell'intento di proclamare la pax taurinensis nella fabbrica campana ribelle. Il ricatto - lavoro in cambio di diritti - era stato rispedito al mittente dal 40% degli operai, e Marchionne, dopo giorni di rabbioso silenzio nella sua residenza americana, aveva dovuto abbassare la testa confermando l'investimento a Pomigliano per la produzione della Panda. Non era riuscito a isolare la Fiom, che anzi aveva raddoppiato i suoi consensi in fabbrica. Addirittura, la pax - presentata con una lettera agli operai in cui il postmarxista «liberal» decretava la fine della lotta di classe - è saltata a Torino, e a Melfi, e via via in tutte le fabbriche del gruppo. A Mirafiori si sciopera per avere quel che gli accordi prevedono, il premio di risultato: visto che si distribuiscono dividendi agli azionisti e optional milionari ai dirigenti, gli operai con uno stipendio falcidiato dalla cassa integrazione non capiscono perché a pagare debbano essere sempre e solo loro. Marchionne non ha fatto attendere la sua risposta: licenziato un delegato della Fiom. A Melfi si sciopera da due settimane contro l'aumento intollerabile dei ritmi, con la pretesa Fiat che la riduzione del lavoro da tre turni a due non comporti riduzione della produzione, imponendo agli operai di un turno la cassa integrazione e a quelli dei due turni restanti di spaccarsi la schiena alla catena di montaggio. Anche a Melfi la risposta è arrivata fulminea: un operaio in sciopero licenziato e due delegati della Fiom sospesi, in attesa di licenziamento. Marchionne tenta di praticare l'obiettivo, estendendo a tutti i dipendenti il divieto di sciopero illusoriamente strappato a Pomigliano con un diktat subìto dal 60% della fabbrica. Contro queste aggressioni la Fiom ha indetto per domani lo sciopero generale di tutto il gruppo Fiat. Forse Marchionne sta sbagliando i conti. Non siamo negli anni Cinquanta, quando Valletta, con i soldi dell'ambasciatrice americana Luce - che consegnava gli «aiuti» del piano Marshall in cambio della liquidazione della Fiom e del licenziamento dei comunisti - e la polizia di Scelba, riuscì a piegare la resistenza operaia. Oggi, è vero, anche Marchionne ha un amico americano, e molto più potente della Luce, ma è escluso che a Obama freghi qualcosa della Fiom, di Pomigliano, Melfi e Mirafiori. Ma soprattutto, la Fiom del 2010 è altra cosa dalla Fiom dei primi anni Cinquanta che scioperava contro l'aggressione americana alla Corea nella guerra che infiammò il 38° parallelo, perdendo così il suo radicamento tra i lavoratori. Oggi la Fiom non sciopera contro l'embargo Usa a Cuba ma in difesa delle condizioni di lavoro, dei contratti, delle leggi e della Costituzione. E così aumenta i consensi nelle fabbriche. Dovrebbe rifletterci, Sergio Marchionne.

Masini (Fiom): “Strumentali e prive di fondamento le motivazioni addotte dalla Fiat per giustificare i licenziamenti di iscritti e delegati del sindacato dei metalmeccanici Cgil”

Enzo Masini, coordinatore nazionale auto della Fiom-Cgil, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

“Lo sciopero generale di 4 ore di tutto il Gruppo Fiat proclamato per venerdì 16 luglio dalla Fiom è preceduto, in queste ore, da scioperi e cortei nei diversi stabilimenti del Gruppo stesso. Si tratta di una protesta straordinaria, con grande partecipazione, contro la mancata erogazione del saldo di luglio del Premio di Risultato e contro i licenziamenti di delegati e iscritti Fiom a Mirafiori e a Melfi.”

“Nel caso di Melfi, quanto dichiarato dalla Fiat, ovvero che i tre licenziati avrebbero bloccato i carrelli di rifornimento materiale a lato linea durante uno sciopero, è falso e privo di ogni fondamento. Del resto, quel particolare tipo di carrelli che si muovono in automatico, in occasione di scioperi vengono immediatamente bloccati dai responsabili operativi dell’Azienda anche per evidenti motivi di sicurezza.”

“E’ per ciò evidente che le motivazioni portate dalla Fiat per effettuare i licenziamenti sia a Torino che a Melfi sono strumentali e cercano di nascondere la volontà di soffocare il dissenso e le iniziative di lotta.”

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 15 luglio 2010

COMUNICATO RSU FIOM

ZERO
E' QUESTO L'IMPORTO IN EURO CHE FIAT INTENDE ELARGIRE AI LAVORATORI SULLE BUSTE PAGA DI LUGLIO A SALDO DEL PREMIO DI RISULTATO 2010.

A CIO' SI AGGIUNGONO LE SCELTE AUTORITARIE E ANTISINDACALI DI
4
LICENZIAMENTI POLITICI AL FINE DI COLPIRE LA FIOM E LA CONDIZIONE DI VITA E DI LAVORO DI TUTTI I LAVORATORI DEL GRUPPO.

REPUTIAMO TUTTO CIO' GRAVISSIMO E INCOMPRENSIBILE, E TALE DA RIPORTARE IL MONDO DEL LAVORO INDIETRO DI DECENNI. VISTA L'INDICAZIONE DELLA FIOM NAZIONALE E L'ALLUNGAMENTO DELLO SCIOPERO AVUTOSI NEL TURNO DEL MATTINO, LA RSU DELLA FIOM-CGIL INDICE PER OGGI GIOVEDI' 15 LUGLIO

4 ORE DI SCIOPERO ALLA FINE DI OGNI TURNO LAVORATIVO

PER I TURNI ODIERNI DEL POMERIGGIO E DELLA NOTTE 

RITROVO ALLA PORTA DELL'OFFICINA1


Jesi, 15 Luglio 2010                                  LA RSU DELLA FIOM CGIL