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lunedì 11 ottobre 2010

BONANNI, IL MIGLIOR AMICO DI MARCHIONNE

Di Antonio Rispoli
Sinceramente, ho faticato a credere che quello che parlava fosse un sindacalista. Sentire il segretario generale della Cisl Angelo Bonanni dire: "Dieci, cento, mille Pomigliano!", mi ha fatto scendere il latte alle ginocchia. Non è da adesso che i leader della Cisl e della Uil hanno mostrato di apprezzare molto l'appiattimento sulle posizioni filogovernative e filo confindustriali. Basta ricordare l'entusiasmo con cui aderirono all'approvazione della legge 30, che è stato un trionfo della precarizzazione del mercato del lavoro; al "Progetto Italia", del 2003, in cui i sindacati appoggiarono tantissime promesse del secondo governo Berlusconi, senza che nessuna di esse sia stata poi attuata; il sempre minore numero di scioperi a cui la Cisl ha aderito con i governi Berlusconi, fino all'intervento di poche settimane fa, in cui raccomandava di fare gli scioperi solo di sabato, per non danneggiare la produzione delle imprese.
Ma dire "Evviva Pomigliano" è un assurdo, per un sindacalista, che dovrebbe stare dalla parte dei lavoratori. Perchè a Pomigliano sono stati scippati i diritti ai lavoratori. Per esempio sono state ridotte le pause caffè (che sono anche pause bagno, perchè non sempre puoi stare 8 ore a tenertela); la pausa pranzo è stata spostata a fine turno, ma a fine turno è stato spostato anche l'obbligo di recuperare i ritardi di produzione dovuti al ritardo delle consegne di materiale da parte delle fabbriche dell'indotto. Poichè la Fiat a Pomigliano ha oltre 100 aziende che si occupano di costruire i vari pezzi dell'autovettura, i ritardi sono praticamente all'ordine del giorno. Quindi quasi tutti i giorni ai lavoratori verrà tolta la pausa pranzo perchè bisognerà recuperare qualche ritardo che inevitabilmente capita durante la giornata. Ancora peggio: nell'accordo sta scritto esplicitamente che nel caso di assenza ingiustificata dal lavoro, compreso nel caso di sciopero, l'azienda è autorizzata a prendere provvedimenti disciplinari. Cioè si viola un diritto costituzionale, quello di sciopero.
Sono queste le norme che Bonanni vuole applicare? La risposta della Cisl a questo punto è: "Noi dobbiamo fare di tutto per mantenere le imprese in Italia, perchè se vanno all'estero o chiudono poi non c'è lavoro". In teoria si può essere d'accordo: meglio guadagnare poco che non guadagnare affatto. Ma qui arriviamo al punto fondamentale: a che serve il sindacato se non a costringere le società a rispettare i diritti dei lavoratori? Se i sindacati, anzichè calare le brache in questa maniera così vergognosa avessero lanciato una controffensiva, per esempio scioperando tutti insieme in tutte le fabbriche e gli uffici della Fiat, per lunghi periodi, bloccando la produzione delle autovetture, avrebbero potuto ottenere qualcosa. Anche se in questo caso avrebbero dovuto avere l'appoggio del governo che, alla minaccia di Marchionne di andare all'estero, avrebbe dovuto dire: "Molto bene. Prendi e vattene. Ma lasci qui tutte le fabbriche, come rimborso per le vagonate di miliardi di euro che la Fiat ha ricevuto dal dopoguerra ad oggi". Questo fa un governo serio... cosa che non riguarda l'Italia.
Allora, visto che Bonanni non è in grado di guidare il sindacato nel fare il proprio dovere, va cacciato. Se non lo è, è perchè anche il resto del sindacato ha deciso di andare contro gli interessi dei lavoratori. Evidentemente per loro è più importante fare i simpatici col Presidente del Consiglio o con i grossi vertici industriali che difendere gli interessi dei lavoratori. Poi è normale che questo faccia arrabbiare le persone; e quando c'è gente arrabbiata è inevitabile trovare quel gruppo di esaltati che lanciano un fumogeno contro il segretario Cisl o le uova contro la sede Cisl. E' questo il prezzo (sbagliato, perchè la violenza non va mai usata e non paga mai) che si rischia di pagare, quando hai l'obiettivo di essere il miglior amico di Marchionne. Che poi è una fatica inutile: come tutti i migliori amici, il suo destino è di essere preso a calci quando l'ad della Fiat è incavolato.