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mercoledì 14 luglio 2010

SCIOPERO GENERALE DI 4 ORE DEL GRUPPO FIAT VENERDÌ 16 LUGLIO 2010 CONTRO I LICENZIAMENTI E PER LA DIFESA DEL SALARIO

Dopo Pomigliano, la Fiat ha scelto la strada dello scontro frontale sui diritti procedendo a sospensioni e licenziamenti di delegati e lavoratori iscritti alla Fiom.
Questa mattina ad un giovane impiegato delegato sindacale a Mirafiori è stata recapitata una lettera di licenziamento. Mentre a Melfi l’Azienda rifiuta di ritirare il provvedimento di sospensione a due delegati sindacali e ad un lavoratore, con la minaccia di passare nelle prossime ore al loro licenziamento.
La Fiat considera inaccettabile che i delegati possano informare i lavoratori e contestino con lo sciopero gli aumenti dei carichi di lavoro (a Melfi in contemporanea al ricorso alla Cassa integrazione), al di fuori delle regole e degli accordi sindacali in vigore.
Se qualcuno aveva dubbi, Pomigliano non è un caso a se, ma una precisa scelta della Fiat che pensa di usare la crisi per imporre in tutti gli stabilimenti del Gruppo una logica autoritaria e antisindacale nella gestione della produzione e delle fabbriche, cancellando non solo il Ccnl, ma soprattutto il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a contrattare collettivamente la prestazione lavorativa.
Inoltre, la Fiat pensa di tagliare ulteriormente il salario dei lavoratori, già falcidiato dalla Cig rendendo incerta l’erogazione del saldo del PdR ed in ogni caso in misura inferiore a quanto corrisposto nel 2008 e nel 2009.
DI FRONTE A TALI GRAVI E INACCETTABILI COMPORTAMENTI DELLA FIAT, LA FIOM-CGIL RICORRERÀ A TUTTI GLI STRUMENTI GIURIDICI DI TUTELA DEI DIRITTI DEI DELEGATI E DEI LAVORATORI E PROCLAMA 4 ORE DI SCIOPERO GENERALE NEL GRUPPO FIAT PER VENERDÌ 16 LUGLIO 2010.
La Fiom sollecita le strutture e le Rsu ad organizzare già da domani una campagna di informazione e mobilitazione dei lavoratori.
Chiediamo alla Fiat di ritirare i licenziamenti ed i provvedimenti di sospensione e di rispettare gli accordi aziendali unitariamente stipulati ed in vigore nel Gruppo per la tutela del salario ed il controllo sulla organizzazione del lavoro.

FIOM NAZIONALE

Fascismo Fiat


di Giorgio Cremaschi
Le rappresaglie antisindacali che la Fiat sta pianificando in questi giorni a Melfi come a Mirafiori, sono atti di autentico fascismo aziendale. Si perseguitano i delegati che organizzano gli scioperi contro i carichi di lavoro eccessivi e gli impiegati che informano i colleghi della solidarietà degli operai polacchi con quelli di Pomigliano. La libertà di sciopero, la libertà di informazione, la libertà di pensiero, le libertà in quanto tali sono oggi in discussione alla Fiat. All’origine di tutto questo c’è la strategia industrialmente debole, ma furba e arrogante di Sergio Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat non è mai stato un industriale. E’ un banchiere svizzero chiamato a salvare la Fiat dal fallimento. (...)
Questa operazione è riuscita al prezzo di durissimi sacrifici dei lavoratori e, come sempre avviene nell’economia finanziaria, ha portato ingenti guadagni a Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat è stato poi così chiamato a salvare la Chrysler, che la Mercedes aveva abbandonato. Lì, con l’aiuto di ingenti finanziamenti pubblici, è riuscito a piegare i sindacati. Che prima accusava di miopia e intransigenza e che invece oggi elogia con gli stessi toni con cui il generale Custer parlava degli indiani chiusi nelle riserve. Marchionne ha poi riportato in Italia quel successo e, usando una carta che da noi funziona sempre, si è presentato come il libero americano che mette a posto i fannulloni assistiti. Ha così ottenuto un consenso pressoché unanime nel Palazzo. Che non si è certo chiesto perché importanti dirigenti abbiano abbandonato la Fiat per dirigere altre aziende delle auto in Europa. Che non si è certo interrogato sulla credibilità di un piano industriale che si fonda su numeri presi dal libro dei sogni della vecchia Fiat – 6milioni di auto prodotte assieme alla Chrysler. Nessun spirito critico in Italia verso le strategie della Fiat. Di questo Marchionne ha approfittato coprendo così debolezze e contraddizioni. La ripresa di Pomigliano, promessa tra 2 anni, serve a coprire la chiusura - oggi - di Termini Imerese. L’accordo separato, con Cisl e Uil e altri amici, serve a coprire il flop del plebiscito richiesto ai lavoratori. I licenziamenti di delegati e militanti sindacali servono a coprire i fallimenti di un’organizzazione del lavoro che vuole imporre ritmi e condizioni che consumano le persone e possono funzionare solo con la soppressione dei più elementari diritti. Infine l’autoritarismo e l’intimidazione servono solo a coprire il clima di ottuso ossequio con cui si distrugge ogni forma di partecipazione e creatività dei lavoratori. Sì alla Fiat c’è il fascismo, non solo perché si colpiscono le libertà e i diritti dei lavoratori. Ma perché così si coprono mancati investimenti, burocratismi, servilismi e clientele che prosperano e rendono inefficiente l’azienda più di prima. Marchionne è tanto piaciuto a Scalfari perché ha dichiarato di porsi dopo la nascita di Cristo. Sicuramente la sua cultura e la sua pratica sono però antecedenti alla costituzione repubblicana ed eredi di quella pessima tradizione delle classi dirigenti italiane che coniugava inefficienza e propaganda, privilegio e autoritarismo. Lo svizzero americano Marchionne è un padrone italiano collocato tra gli anni 30 e gli anni 50.

PREMIO DI RISULTATO

Enzo Masini, coordinatore nazionale auto della Fiom-Cgil, ha rilasciato in serata la seguente dichiarazione.

“Nell’incontro odierno che i sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm, Fismic hanno avuto a Roma con il Gruppo Fiat per la definizione del saldo del Premio di Risultato per l’anno 2010, l’Azienda ha comunicato che per questo stesso anno non erogherà alle lavoratrici e ai lavoratori, a tale titolo neppure un euro.”

“Pertanto, le buste paga di luglio avranno una decurtazione di 600 euro rispetto all’anno scorso e di 1.100 euro rispetto al luglio 2008.”

“I salari, già falcidiati per molti dipendenti Fiat dal massiccio e diffuso ricorso alla Cassa integrazione, non avranno dunque nessun sollievo neppure al termine del corrente mese di luglio.”

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 14 luglio 2010