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mercoledì 9 giugno 2010

Fiat Pomigliano: Epifani, vogliono investire o no?


Landini (Fiom): "Forse stanno cercando un capro espiatorio per coprire altre scelte industriali"
"Le condizioni poste dalla Fiat al tavolo sul futuro dello stabilimento di Pomigliano d’Arco esulano dal merito della trattativa, ovvero conciliare le esigenze di produzione e flessibilità con le condizioni dei lavoratori, e fanno sorgere il dubbio che il Lingotto non voglia raggiungere un accordo sullo stabilimento Campano". E’ questa la posizione della Cgil, e della categoria dei metalmeccanici del sindacato di Corso d’Italia, alla luce della fase in cui versa il confronto tra il gruppo torinese e le organizzazioni sindacali, dopo l'incontro di ieri a Torino e in attesa del riavvio della trattativa in programma venerdì a Roma.

E’ stato il Segretario Generale della Cgil
, Guglielmo Epifani, a ribadirlo oggi sottolineando di fatti come "il confronto sull’investimento per la nuova Panda a Pomigliano è in una fase molto delicata". Il leader della Cgil ha aggiunto che "l’obiettivo non può che essere di conciliare le esigenze di produzione e flessibilità richieste dall’azienda con le condizioni dei lavoratori” e ha precisato che “la Cgil e la Fiom vogliono l'investimento per garantire a Pomigliano un futuro di lavoro ed occupazione fondamentale nell'area di Napoli e per la crescita della Fiat in Italia”.

"La Fiat vuole l'investimento?".
Questa - secondo il segretario della Cgil - è la domanda vera da porsi, "altrimenti - osserva Epifani - non si spiegano le forzature che vengono esercitate su delicati diritti dei lavoratori".

Anche Maurizio Landini
, segretario generale della Fiom Cgil, si chiede se Fiat stia in realtà "cercando un capro espiatorio per coprire altre scelte industriali". "La Fiom - afferma Landini - ribadisce con forza la volontà che si realizzino gli investimenti per lo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco e ribadisce la disponibilità a fare un vero negoziato".

Secondo il segretario Fiom,
"è possibile, nell’ambito del Contratto nazionale e delle leggi italiane, definire un adeguato e flessibile utilizzo degli impianti, tutelando le condizioni di lavoro e tenendo conto di temporanee necessità produttive in fase di avviamento degli investimenti previsti dal piano triennale della Fiat. Se, invece, l’obiettivo è dire che non c’è più il Contratto nazionale e derogare alle leggi sul lavoro - conclude Landini - allora è la Fiat che pensa a strumentalizzare la trattativa per altri scopi

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