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lunedì 31 maggio 2010


Comitato centrale della Fiom.

Ordine del giorno: "l’attacco israeliano alla flotta per la libertà di Gaza è un atto criminale senza precedenti"

COMUNICATO STAMPA

Masini (Fiom): “Grave l’incontro separato sul futuro dello stabilimento auto di Pomigliano



Enzo Masini, coordinatore nazionale auto della Fiom-Cgil, ha rilasciato in mattinata la seguente dichiarazione.
“Si sta svolgendo in queste ore a Torino, presso l’Unione Industriale, un incontro sul futuro dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. La Fiom non è presente a questo incontro non per motivi politici, ma per precedenti inderogabili impegni. Di questa impossibilità la Fiom ha tempestivamente informato le Unioni Industriali di Torino e di Napoli, la Fiat e le altre Organizzazioni sindacali. Del resto, ancora mercoledì mattina, i dirigenti della Fiat, alla nostra richiesta di riprendere il confronto, non avevano dato risposta.”
“Non c’è, dunque, alcuna fondata motivazione nella scelta di convocare un incontro come non rinviabile solo a 24 ore di distanza dalla indisponibilità della stessa Fiat a concordarlo.”
“Riteniamo grave che la Fiat e le Unioni Industriali di Torino e di Napoli non abbiano tenuto conto dell’impossibilità della Fiom ad essere presente. Altrettanto grave è che le altre Organizzazioni sindacali siano ad un incontro, fissato strumentalmente, senza la nostra presenza. Tanto più che a livello nazionale, nella riunione della Rsu dello stabilimento di Pomigliano d’Arco e nelle successive assemblee dei lavoratori, sono stati definiti unitariamente sia disponibilità che vincoli rispetto alla trattativa sul futuro di Pomigliano così come l’impegno a sottoporre a referendum i risultati eventualmente raggiunti.”

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 28 maggio 2010

venerdì 28 maggio 2010

Cgil, sciopero forse il 25 giugno

La Cgil proclamerà lo sciopero generale contro la manovra varata dal governo per il 25 giugno. Lo confermano fonti di Corso d'Italia, sottolineando che la data sarà proposta dal segretario generale Gugliemo Epifani al direttivo che si terrà nella prima decade del mese prossimo. Il 12 giugno la Cgil scenderà in piazza con una manifestazione nazionale dei lavoratori del pubblico impiego e scuola. Lo sciopero generale sarà invece articolato su base territoriale e sarà di 4 ore.
28 maggio 2010

Fiat, ultimatum di Marchionne ai sindacati
"Accordo su Pomigliano o produzione altrove"

ROMA - L'ultimatum è chiaro. O si trova un accordo su Pomigliano o la Fiat potrebbe decidere di produrre le Panda altrove. Sergio Marchionne lo dice senza mezzi termini ai sindacati riuniti (mancava solo la Fiom) per decidere il futuro dello stabilimento Giambattista Vico. "I tempi stanno diventando stretti. Il protrarsi della trattativa con in Sindacati ha già provocato lo slittamento degli investimenti necessari per l'avvio della produzione - dice l'ad di Fiat - Spero che si possa giungere ad una rapida conclusione perchè presto sarà impossibile accettare ulteriori ritardi. In assenza di un accordo che offra adeguate garanzie potrebbe diventare inevitabile riconsiderare il progetto e prendere in considerazione ipotesi alternative per la produzione della futura Panda".

La Fiat ricorda come la sopravvivenza e il rilancio dello stabilimento dipenderanno "dal livello di competitività che saprà raggiungere e mantenere nel tempo in termini di costi, qualità e rapidità di risposta al mercato". Per questo Marchionne chiede che i lavoratori trovino "il coraggio di operare un profondo cambiamento che superi gli schemi e i comportamenti del passato, incompatibili con le sfide future.

Perché Pomigliano continui ad esistere, è il ragionamento di Marchionne, "occorre rendere gli impianti più efficienti e più competitivi". Ed ecco l'avvertimento ai lavpratori: "Il mancato allineamento ai migliori standard produttivi sarebbe molto penalizzante per lo stabilimento e ne renderebbe precario il futuro. La Fiat non può rischiare il lancio di una vettura fondamentale come la Panda producendola in un impianto non competitivo".


Sul fronte sindacale, però, i toni sembrano più distesi. 'Si sono fatti importanti passi avanti circa la definizione delle nuove turnistiche, dei riposi compensativi, della gestione delle pause e delle verifiche organizzative", dice Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim Cisl.

Tra gli spiragli individuati nella riunione odierna soprattutto quello relativo al turno del sabato notte: è stata indicata un'ipotesi che prevede possa essere coperto attraverso permessi e recuperi, e che quindi sia accettato sul piano formale. Restano ancora aperte le questioni legate agli straordinari, al sistema delle relazioni sindacali, alle cosiddette clausole di esigibilità degli accordi.

Il calendario, adesso, prevede un incontro tra Fiat e Fiom il 4 giugno. E una riunione con tutti i sindacati il 10 giugno da cui potrebbe uscire l'accordo o la rottura definitiva.

giovedì 27 maggio 2010

  • NEWS
Circolare INPS del 26 /05/2010, che aggiorna, rivalutandoli, i nuovi livelli di reddito e i corrispondenti importi mensili dell'assegno per il nucleo familiare da applicare dal 1° luglio 2010 al 30 giugno 2011, alle diverse tipologie di nuclei familiari. Gli stessi livelli di reddito avranno validità per la determinazione degli importi giornalieri, settimanali, quattordicinali e quindicinali della prestazione. La rivalutazione è stata fatta sulla base della variazione percentuale dell'indice dei prezzi al consumo tra l'anno 2008 e l'anno 2009 pari allo 0,7 %.
 

In piazza il 12 e poi lo sciopero

Alla Cgil la manovra non piace: «È iniqua, scandalosa, scombinata», ha detto ieri Guglielmo Epifani nel corso di una conferenza stampa convocata appositamente. E così parte la mobilitazione: «Sabato 12 giugno, nel pomeriggio, una manifestazione nazionale di pubblico impiego e scuola - annuncia il segretario - E al direttivo del 6 giugno proporrò uno sciopero generale di 4 ore, per territori, da effettuare entro fine giugno». Il sindacato quindi prepara la piazza, anche perché il Paese ribolle: «Ci sono ovunque assemblee - dice Epifani - Si sente il malessere e il disagio, gli enti di ricerca sono tutti occupati, i lavoratori stanno protestando dappertutto, gli ultimi questa mattina al ministero dell'Economia». Epifani ha esordito però ammettendo che «c'è l'esigenza di fare una manovra correttiva, la Cgil su questo punto è d'accordo, perché abbiamo un debito pubblico molto alto, che ci espone a rischi»; «il problema - ha aggiunto subito dopo - è che questa manovra non va bene: perché la paga tutta il lavoro pubblico, la scuola; e anche il lavoro privato, rinviando la pensione; e tanti cittadini, molti pensionati, a causa dei tagli ai trasferimenti agli enti locali».«Al contrario, e qui sta lo scandalo - ha continuato il segretario della Cgil - non paga un centesimo chi ha redditi alti, chi ha patrimoni: se io guadagno 500 mila euro all'anno, non dò nulla per il Paese; al contrario, se sono un maestro, un infermiere, un precario, se guadagno 1000 o 1200 euro al mese, devo dare tanto. Ci dicono che non metteranno le mani in tasca agli italiani: ma di quali italiani stiamo parlando? Qui abbiamo cittadini di serie A e cittadini di serie B». Ancora, la Cgil attacca la manovra, perché non si sta facendo come nel resto d'Europa, dove si tassano anche i ricchi: «Zapatero ha presentato un piano di 5 miliardi, dove tassa i redditi medio-alti; Cameron, che non è un pericoloso estremista, ricava 6 miliardi da banche e capital gains; Angela Merkel prepara una manovra di redistribuzione tra tutti. Perché tutto questo non si può fare soltanto in Italia? La Cgil è disposta a fare sacrifici, ma questi non devono ricadere solo su una parte del Paese». Non a caso, la manifestazione del 12 giugno avrà come slogan la frase «Solo sulle nostre spalle».Un'altra critica alla manovra, è «il fatto che mancano del tutto investimenti per incentivare la domanda, per far ripartire l'economia, per sostenere le persone in difficoltà. E nel pubblico ci dicono che vogliono la meritocrazia: ma dov'è se vogliono sopprimere la contrattazione e non ci sono risorse per gli integrativi?».La Cgil chiede quindi che «il governo e il Parlamento cambino la manovra». E vengono indicate altre via per reperire le risorse: «Si potrebbe istituire un'addizionale di "solidarietà" per i redditi superiori a 150 mila euro; reintrodurre l'Ici per i redditi superiori a 90-100 mila euro; portare la sanzione per il rientro dello scudo fiscale dal 5% al 7%; parificare le tasse sulle rendite finanziarie a quelle che i cittadini pagano per i servizi bancari, come avviene in tutta Europa, dove sono più alte che in Italia». «La manovra deve essere equa, come ha chiesto il presidente della Repubblica Napolitano».In piazza, comunque, la Cgil non va solo con la parola d'ordine «cambiare la manovra»: «Ci sono anche i diritti del lavoro - ricorda Epifani - Va modificata la normativa sull'arbitrato, così come non vanno gli attacchi allo Statuto dei lavoratori. Inoltre il 2 giugno saremo a Milano per una manifestazione in difesa della Costituzione: non solo i diritti del lavoro, ma anche, ad esempio, il diritto all'informazione».Insieme ad Epifani, hanno parlato i due segretari di Funzione pubblica e Flc (lavoratori della conoscenza), Rossana Dettori e Domenico Pantaleo, «protagonisti» della mobilitazione del 12 giugno. «Non c'è solo il blocco degli aumenti contrattuali da qui al 2014 - spiega Dettori - ma anche quello del turn over: vuol dire 90 mila assunzioni meno l'anno, e dunque anche meno servizi pubblici ai cittadini. Per non parlare dei precari: 45 mila rischiano il posto tra i contratti a termine, mentre i cococò non siamo neanche in grado di calcolarli». Pantaleo ha aggiunto che «rischiano il posto 26500 docenti, e altrettanti del settore tecnico. Così come migliaia di precari degli enti di ricerca e dell'università. E poi si taglia alle scuole pubbliche, mentre le private avranno 330 milioni di euro».

mercoledì 26 maggio 2010

L'Istat: tasso di occupazione peggiore dal 1995

Più che una fotografia dell'Italia, uno scenario di guerra. È questa l'immagine desolante che fornisce l'Istat nel suo Rapporto annuale 2009: sempre più disoccupazione, povertà, precari, anziani, ignoranza; sempre meno giovani e donne inserite nel mondo del lavoro, sempre meno potere d'acquisto per le famiglie, sempre meno bambini e laureati.
Nel 2009 si è registrato il peggior calo dell'occupazione dal 1995. Gli occupati, spiega l'Istat nel Rapporto 2009, si sono ridotti di 380 mila unità (-1,6%), «con cali sostenuti nel corso dell'intero 2009 e in peggioramento negli ultimi sei mesi».
Qui di seguito alcuni dei punti indicati dall'Istat:

martedì 25 maggio 2010

Aprile 2010: la cassa integrazione per i metalmeccanici continua ad aumentare, cala la cassa ordinaria ma la straordinaria raggiunge livelli record


Manovra: Rinaldini, serve mobilitazione di massa


“Le misure della preannunciata manovra economica, di cui parlano i membri del governo, si presentano come inaccettabili perché volte a scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori dipendenti i costi della crisi. Pur da dichiarazioni contraddittorie, si capisce che l’idea è quella di comprimere i consumi interni aumentando le disuguaglianze sociali, col che si aggraverebbe inevitabilmente il quadro recessivo dell’intero paese”. A dirlo in una nota è il leader della Fiom, Gianni Rinadini.

“In modo spudorato
- afferma -, si è parlato di ripresa e di uscita dalla crisi, mentre era evidente che, senza cambiamenti profondi del modello sociale e del conseguente sistema finanziario, si sarebbe arrivati all’ennesima operazione contro coloro che hanno già duramente pagato la crisi. Nello stesso tempo, governo e Confindustria continuano a operare per smantellare diritti e tutele attraverso il preannunciato Statuto dei lavori e con il cosiddetto ‘collegato lavoro’ che, probabilmente, sarà varato nel prossimo mese di giugno”.

“È una enormità
quello che sta avvenendo sul piano sociale. È quindi necessario che la Cgil non si limiti ad avanzare proposte a Cisl e Uil ma, riunendo i propri organismi dirigenti, promuova l’avvio di una mobilitazione di massa dei lavoratori e dei pensionati nei luoghi di lavoro e nei territori fino a arrivare allo sciopero generale”.

ARTICOLO 18 e PRECARIETA'


DAL 2002, E DA QUEL 23 MARZO DOVE A ROMA SCESERO IN PIAZZA 3 MILIONI DI PERSONE , SONO PASSATI 8 ANNI. MA LA CRISI, CONNESSA AI LICENZIAMENTI, AI SALARI FALCIDIATI DALLA CASSA INTEGRAZIONE E AD UNA DISOCCUPAZIONE CHE SI FA SEMPRE PIU' STRUTTURALE PER MILIONI DI PERSONE, OFFRE A GOVERNI E PADRONI TERRENO FERTILE PER COLPIRE DIRITTI E TUTELE DEI LAVORATORI, SOPRATTUTTO DI QUELLI PIU' DEBOLI. IL PROVVEDIMENTO VOLUTO DAL GOVERNO GUARDA PROPRIO IN QUESTO SENSO E RIMETTE IN DISCUSSIONE UNO DEI CARDINI DEL RAPPORTO DI LAVORO NEL NOSTRO PAESE: LA TUTELA DELL'ARTICOLO 18.

VISTI I PRECEDENTI, SE NON SI PUO' CANCELLARE UN DIRITTO, LO SI AGGIRA. NEL DISEGNO DI LEGGE "COLLEGATO LAVORO" IL PADRONE POTRA' INFATTI IMPORRE UN CONTRATTO CERTIFICATO NEL QUALE IL LAVORATORE RINUNCIA A PRIORI ALLA TUTELA GIUDIZIARIA PER AFFIDARE LA CONTROVERSIA AD UNA "GIUSTIZIA PRIVATA", OSSIA L'ARBITRATO. GLI ARBITRI, QUANDO SARANNO CHIAMATI A DECIDERE SULLA CONTROVERSIA TRA DIPENDENTE E DATORE DI LAVORO, POTRANNO FARLO "SECONDO EQUITA'", OVVERO SENZA IL RISPETTO DELLE NORME DI LEGGE (COME L'ARTICOLO 18) E DI CONTRATTO COLLETTIVO.

LE DEBOLEZZE POLITICHE E SINDACALI ODIERNE, UNITE AL TAM TAM MEDIATICO DISIMPEGNATO NEI CONFRONTI DEL SOCIALE, RISCHIANO DI FAR PASSARE IN SORDINA UNA MODIFICA ESTREMAMENTE NEGATIVA PER IL LAVORATORE PONENDO LO STESSO, IN CONDIZIONE DI ENORME SFAVORE RISPETTO A CHI OFFRE IL LAVORO.

SIGNIFICATIVO E' INOLTRE IL FATTO CHE IL PROVVEDIMENTO SI RIVOLGE SOPRATTUTTO VERSO I PIU' DEBOLI, A SANCIRE ULTERIORMENTE UNA CONDIZIONE: QUELLA DELLA PRECARIETA', SOTTOPONENDOLI AL RICATTO DELL'ASSUNZIONE A PATTO CHE RINUNCINO A RICORRERE DAL GIUDICE IN CASO DI CONTROVERSIA COL DATORE DI LAVORO.

IN OCCASIONE DEL QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DELLO STATUTO DEI LAVORATORI IL NUOVO ATTACCO ALL'ARTICOLO 18 RAPPRESENTA SOLO IL PREAMBOLO A QUELLA CHE SECONDO IL MINISTRO SACCONI DOVRA' ESSERE UNA VERA E PROPRIA MODIFICA STRUTTURALE DELLO STATUTO, MIRANDO AL CUORE DI QUELLI CHE SONO I CAPISALDI E IL FONDAMENTO DEL DIRITTO DEL LAVORO PRESENTI NELLA NOSTRA COSTITUZIONE.

NE PARLEREMO IN ASSEMBLEA PUBBLICA CON:

LUISA TANZI - RSA CISAGEST JESI
GIUSEPPE CIARROCCHI - SEGRETARIO FIOM MARCHE
ANTONIO DI STASI - DIRITTO DEL LAVORO (UNIVERSITA' DI ANCONA)
MAURIZIO MARCELLI - FIOM NAZIONALE (UFFICIO SALUTE E SICUREZZA)

A JESI IL 28 MAGGIO 2010 ALLE ORE 17.30 PRESSO LA 2^CIRCOSCRIZIONE, ZONA S.FRANCESCO

COMITATO DIRITTI E LAVORO

lunedì 24 maggio 2010

venerdì 21 maggio 2010

SCIOPERO GENERALE SUBITO


di Giorgio Cremaschi

Cosa aspetta la Cgil a mettere all’ordine del giorno lo sciopero generale? Si capiscono le difficoltà politiche, visto che il congresso è andato in tutt’altra direzione, pace con la Cisl, dialogo con il governo e con la Confindustria. Però quello che sta avvenendo in questi giorni è più forte di qualsiasi sbandata congressuale. Di fronte alla crisi il governo comincia a lanciare le prime avvisaglie di un programma che somiglierà sempre di più a quelli che si stanno sperimentando in Spagna, con la minaccia di quelli che si stanno attuando in Grecia. Si tagliano i salari pubblici ma, ovviamente, ci si prepara di conseguenza a colpire quelli privati. E, soprattutto, si fa più forte l’attacco ai diritti del lavoro. Il percorso in parlamento del disegno di legge “collegato lavoro”, rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica, sta diventando una galleria degli orrori. Non solo si ripristinano e si confermano tutte le norme sull’arbitrato, ma si aggiunge la facoltà del padrone di licenziare a voce, senza alcuna comunicazione formale. Questo arbitrio era stato cancellato dal diritto italiano ancora prima dello Statuto dei lavoratori, con la legge del 1966. Ora verrebbe ripristinato. (...)

Si minacciano le pensioni, a partire dalle finestre sull’anzianità, mentre le aziende licenziano gli anziani. Si annunciano tagli sulla sanità e sui servizi pubblici. Ancora una volta si massacrano la scuola e le università pubbliche. Nel frattempo è già aperto un tavolo di concertazione.
Il governo si incontra quotidianamente con Cisl, Uil e Confindustria per concordare le misure. La Cgil è esclusa da tutti i tavoli e tace. Certo, è difficile ammettere dopo neanche un mese di avere completamente sbagliato i giudizi del congresso e di aver portato l’organizzazione in un vicolo cieco nel quale non conta più niente. Però questa è la realtà e ad essa si può reagire solo con la dignità del conflitto.
La si smetta di aspettare di essere invitati a sedere su uno strapuntino al tavolo di chi ha già deciso. Si proclami subito lo sciopero generale, in nome dei diritti del lavoro e della giustizia sociale. Chi nella Cgil ha voglia di esistere e lottare si faccia sentire ora.
Roma, 20 maggio 2010

LE CONDIZIONI PROPOSTE DALLA FIAT SU POMIGLIANO

mercoledì 19 maggio 2010

Mercoledì 19 Maggio 2010 14:02

LA CGIL PRONTA ALLO SCIOPERO GENERALE

di Beatrice Borromeo

Sta diventando il disegno di legge dei record: non solo perché il testo di riforma del mercato del lavoro di cui è relatore Maurizio Castro, Pdl, presto tornerà alla Camera per la settima volta, ma anche perché continua a scatenare polemiche nonostante in pochi abbiano davvero chiaro il suo contenuto (il testo sarà consultabile online soltanto da oggi). È stato il primo “no” del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che lo ha rimandato alle Camere il 31 marzo perché era viziato da “estrema eterogeneità” e in alcuni punti a rischio di incostituzionalità. “Se l’orientamento del governo non si modificasse in vista della discussione parlamentare, dovremmo arrivare ad azioni di lotta, senza escludere lo sciopero generale”, afferma la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso (probabile nuovo segretario nazionale a settembre). Anche perché, dice l’Italia dei Valori, con questa riforma “si torna all’epoca degli schiavi”.
SEI LICENZIATO. Uno dei punti più criticati del disegno di legge ora in discussione al Senato in commissione Lavoro è la possibilità per il datore di lavoro di licenziare il dipendente precario oralmente. In teoria vengono rafforzate le tutele: il ddl allunga i tempi per impugnare il licenziamento da 60 a 90 giorni. In realtà dall’allungamento dei termini d’impugnazione potrebbero derivare solo problemi per i precari. Una legge italiana del 1966, come ha chiarito ieri in una nota il ministero del Lavoro, vieta di licenziare a voce i dipendenti. L’emendamento di Castro non contraddice la legge, cioè non introduce i licenziamenti orali, si limita a considerarli una consuetudine diffusa, consolidatasi prima dell’introduzione dello Statuto dei lavoratori e che, oggi, rientra nel campo dei “licenziamenti inefficaci”. Il fatto di allungare i termini per fare ricorso, dicono i critici, diventa una legittimazione di fatto dei licenziamenti a voce.
“L’emendamento è stato presentato male, non è stato spiegato correttamente”, ammette al Fatto Quotidiano Giuliano Cazzola, Pdl, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera già relatore del provvedimento in una fase precedente. E spiega: “Dare 90 giorni per impugnare il licenziamento orale secondo me va nell’interesse del lavoratore. Però è vero che rischia di legittimare il licenziamento orale, io l’avrei formulato diversamente”. Riguardo alla possibilità che il datore di lavoro menta sulla data del licenziamento (che, essendo fatto a voce, non è provabile) Cazzola sostiene che “il dipendente può sempre e comunque chiedere di avere un documento scritto con data, motivazione del licenziamento e firma del datore di lavoro”.
L’ARBITRATO. Non sono questi gli unici punti critici del disegno di legge. C’è sempre la questione di quando e come ricorrere agli arbitri (nominati dalle parti) invece che al giudice del lavoro. Nella prima versione del ddl, quella bocciata da Napolitano (nonostante fosse meno dubbia, secondo molti costituzionalisti, di altre leggi promulgate dal Colle come il legittimo impedimento), il lavoratore poteva essere costretto a firmare al momento dell’assunzione una clausola compromissoria per accettare che, in caso di controversie sulla risoluzione del rapporto di lavoro, queste sarebbero state affrontate dinanzi a un arbitro e non a un giudice. “Così s’introduce l’arbitrato secondo equità, che non è quello normale, e che assegna all’arbitro compiti anche in deroga alle leggi esistenti che proteggono il lavoro. Si crea un eccesso di potere nelle mani dell’arbitro”, sostiene l’ex ministro del Lavoro e deputato Pd Cesare Damiano. Nella nuova versione alcuni particolari sono cambiati: la clausola compromissoria dovrà essere firmata non all’ingresso in azienda ma dopo la fine del periodo di prova del dipendente: “Omeopatia – sostiene Damiano – anzi peggio, hanno messo le mani solo su dettagli micro. Con questo passo indietro plateale e protervo il governo, che dal momento del suo insediamento non fa che diminuire le tutele dei lavoratori, si allontana dai rilievi di Napolitano”.
[articolo pubblicato oggi, 19 maggio 2010 su "Il Fatto Quotidiano"]

Fiat: Rinaldini, di fatto ci propone nuovo contratto

“Si tratta di capire se Fiat vuole negoziare oppure no, perché quello che propone è di fatto un nuovo contratto nazionale, che non si può semplicemente chiedere di firmare. Quando si chiedono modifiche su turni, sugli straordinari, assenze e pause non è terreno del ‘prendere o lasciare’”. Così il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, parlando del piano per lo stabilimento di Pomigliano. Ne dà notizia l'Ansa. Finora ci sono stati incontri esplorativi rispetto ai tavoli separati della scorsa settimana. Oggi c’è la riunione dei delegati, domani e dopodomani le assemblee dei lavoratori, poi si attende la nuova convocazione della Fiat che dovrebbe essere unitaria.

Spremuta di operaio nonostante la crisi, a Mirafiori la Fiat sperimenta un nuovo sistema produttivo che taglia i tempi morti e riduce il riposo.



Fiat: conferenza stampa congiunta di Gianni Rinaldini e dell’Inca su regimi di orario, prestazioni e salute dei lavoratori sul pi...



martedì 18 maggio 2010

FIAT:WCM e sistema ErgoUas, la nuova organizzazione del lavoro e gli effetti sulle condizioni di lavoro

IL PIANO INDUSTRIALE FIAT 2010‐14 GLI EFFETTI DELLA FLESSIBILITÀ SULLA SALUTE E LE CONDIZIONI DI LAVORO

Fiat. Fiom: mercoledì 19 maggio, conferenza stampa congiunta di Gianni Rinaldini e dell’Inca su regimi di orario, prestazioni e salute dei lavoratori

Ddl lavoro: CGIL, cancellati i pochi passi avanti fatti alla Camera

Proposto dal Governo 'licenziamento a voce' per i lavoratori precari. CGIL, confermata volontà di tagliare diritti fondamentali dei lavoratori
Cancellati i pochi passi avanti fatti alla Camera”, questo il commento del Segretario Confederale Fulvio Fammoni agli emendamenti presentati ieri (17 maggio) dal centro-destra al Senato al ddl lavoro.
Il lavoratore deciderà al momento della sottoscrizione della clausola compromissoria se affidare ad un arbitro, o meno, la risoluzione delle sue controversie future, e non già quelle insorte (ad eccezione del licenziamento) con il datore di lavoro. E' questo in sintesi l'emendamento che il relatore di maggioranza, Maurizio Castro, ha presentato al Senato, che di fatto cancella la modifica ottenuta dal PD nel passaggio del provvedimento alla Camera, con l'emendamento Damiano.
Inoltre è stato riproposto il “licenziamento senza la forma scritta” per i lavoratori con contratto a tempo determinato. Per i lavoratori precari con contratti a termine, è prevista infatti la possibilità di licenziamento a voce, allungando da 60 a 90 giorni i tempi per impugnare la decisione.
“E’ confermata la volontà pervicace di tagliare diritti fondamentali dei lavoratori, pur in presenza di una crisi che continua ad aggravarsi ogni giorno di più - ha ribadito Fammoni - si vogliono cancellare - prosegue - anche i pochi passi in avanti fatti alla Camera ed è del tutto evidente la volontà e la pressione del governo di chiudere nel modo peggiore la partita, anche a costo di un ulteriore passaggio parlamentare”. E conclude “ci opporremo con tutte le forme di mobilitazione possibile, nessuna esclusa, e questo tema sarà al centro di tutte le iniziative di lotta della CGIL”.

Intervista a GIORGIO CREMASCHI

16 maggio 2010 - Fabio Sebastiani.

Il governo italiano, come tutta Europa si appresta a fare una manovra durissima che grava esclusivamente sui redditi da lavoro e da pensione. Come risponde il sindacato?
Prima di rispondere a questa domanda una notizia che dà un po' di respiro. All'Ilva di Taranto, lo sciopero contro il salario totalmente variabile, per aumenti salariali veri ha avuto una adesione dell'80%. Un segnale che può essere di disponibilità di ripresa al conflitto sociale sulle questioni di fondo. Quando la richiesta di flessibilità arriva a un punto limite poi si ritorce contro. E questo ci porta nel disastro del congresso della Cgil. (...)

Si è concluso con l'opposto di quello che ci hanno insegnato i nostri nonni. Invece di resistere un minuto di più, il gruppo dirigente della Cgil ha lanciato il segnale di resistere un minuto di meno. Proprio la fine dell'illusione della ripresa facile che da sola risolve i problemi apre la via alla riapertura del conflitto sociale e mostra tutta l'inutilità del sistema di accordi e di relazioni concordate tra Governo, Confindustria Cisl e Uil.

Entriamo nel merito della manovra.
Se è vero che una delle misure di cui sta discutendo il Governo in queste ore è quella di eliminare le agevolazioni fiscali per il salario variabile, questo vuol dire che la crisi smaschera l'idea di Cisl e Uil Confindustria e Governo, basata su flessibilità, e più salario legato alla produttività. L'accordo separato del 22 gennaio parte dall'idea che ci sarà una ripresa automatica e il sindacato deve adattare la forza lavoro ad essa. Peccato che questa idea si sta rivelando falsa. Il mondo non va così. E quindi Cisl, Uil, Governo e Confindustria sono, con le loro ricette, totalmente fuori mercato. Viene la rabbia però che proprio ora la maggioranza della Cgil aderisca a quelle ricette.

In un'altra epoca una manovra così avrebbe provocato la proclamazione dello sciopero generale.
La Grecia parla a tutti noi. Solo la stupidità poteva far pensare che le misure infami restassero confinate in quel paese. E' chiaro che la Grecia è una prova generale di cose che si vogliono fare in tutta Europa, a partire da Spagna e Italia. Per cui o a quelle misure ci si oppone sul serio oppure sarà la catastrofe sociale dell'Europa. Per essere chiari, io penso che di fronte alla manovra annunciata dal Governo, la Cgil dovrebbe proclamare immediatamente lo sciopero generale.

E se non lo dovesse fare?
Sarebbe una responsabilità gravissima di Epifani e della sua maggioranza. Sarebbe la scelta di subire in Italia la pura difesa dello status quo a favore delle classi dirigenti che ci hanno portato alla rovina. La crisi economica che è riesplosa dimostra che non ci sono alternative, né per il sindacato né per la sinistra, né per il movimento operaio, a una scelta chiara tra cambiamento e adattamento. Cambiare significa mettere in discussione le politiche di questi anni perché non portano da nessuna parte. Ripeto, qui c'è la rabbia per il congresso della Cgil,dove si è delineato un cedimento culturale e politico proprio quando vedi che quelli che hai contro non sanno più cosa fare.

Insomma, non si è sbagliato più di tanto a parlare di mutazione della Cgil.
Riparto dal punto iniziale. Dopo venti anni di sacrifici da parte dei lavoratori la crisi economica impone ancora più sacrifici. O il sindacato si oppone a questo e propone un cambiamento al cui primo punto c'è "paghino solo gli altri", oppure il sindacato confederale in Italia così come l'abbiamo concepito ha esaurito la sua funzione. In questo senso diventa semplicemente una appendice delle imprese e dei poteri più ricchi e forti.

Ma il congresso della Cgil non si è misurato su questo.
Il congresso della Cgil rappresenta purtroppo la conclusione negativa di un percorso. In qualche modo è una svolta come quella che portò allo scioglimento del Pci. Almeno Occhetto fece due congressi per decidere lo scioglimento del Pci, mentre il congresso della Cgil è stato fatto tacendo sulle questioni di fondo, polemizzando sullo Spi o sulle oligarchie, dicendo che non si capiva perché c'erano due mozioni. E poi, a Rimini, nelle conclusioni Epifani ha detto la verità, cioè che la divisione era nel rapporto con la Confindustria, con Cisl e Uil sulla democrazia sindacale e sul giudizio sull'accordo separato. Cioè sulle questioni di fondo. Credo che resterà sempre come macchia politica e morale della maggioranza della Cgil avere negato diversità profonde che poi sono state rivendicate quando si erano già presi i voti dei lavoratori.

Ritornare alla ricetta della concertazione non è comunque un passo indietro?
E' evidente che dentro la Cgil si è affermato un principio di autodifesa della burocrazia sindacale, che si sente messa in discussione nella crisi e che per questo pensa di salvarsi comunque. Il sindacato degli enti bilaterali, dei servizi, della concertazione a tutti i costi che Cisl e Uil praticano, è vissuto oggi anche in Cgil come una via di salvezza per gli apparati. A me ha colpito profondamente che l'applauso più forte che ha ricevuto Epifani nelle conclusioni è stato quando, in evidente polemica con la Fiom, ha parlato dei conflitti troppo lunghi che non portano da nessuna parte. Sì, c'è stato uno smottamento a destra del corpo della Cgil dovuto alla paura e alla rassegnazione, in un momento in cui le controparti dicono: "se vi arrendete vi salvate".

L'opposizione interna cosa fa?
Quella parte della Cgil che ha deciso di votare no ha una responsabilità enorme. Deve decidere se si piega oppure resiste e si oppone. E' chiaro che io penso a questa seconda scelta. Cioè, al fatto che la minoranza si metta di traverso esplicitamente, pubblicamente, con iniziative anche di massa per fermare la deriva moderata della Cgil. Se riusciremo a farlo, i lavoratori ce ne renderanno merito perché di fronte alla crisi e al fallimento delle politiche concertative e liberiste ritroveranno uno strumento di lotta. Altrimenti da noi sarà peggio che in Grecia.

Sì, va bene, ma tu hai evocato la svolta della Bolognina, che poi portò a una scissione...
Credo che dovremmo provare a scrivere un'altra storia. Anche perché non è in gioco solo l'identità della Cgil ma la concretezza del conflitto sociale. Sinceramente, penso che oggi la maggioranza della Cgil sia fondata su basi fragilissime e che una minoranza decisa può fare emergere tutte le contraddizioni e far ritrovare alla Cgil la giusta via. Per questo bisogna organizzare il dissenso e la disubbidienza. Questo è il compito e anche il dovere che io sento di presentare al gruppo dirigente della mozione alternativa. I prossimi giorni saranno decisivi. Tutti siamo chiamati a responsabilità senza precedenti. Occorre convocare rapidamente una assemblea di massa della mozione che decida i contenuti principali e le modalità della battaglia politica in Cgil.

[intervista pubblicata su "Liberazione" del 16/05/2010]

lunedì 17 maggio 2010

COMUNICATO STAMPA
Crisi. Rinaldini (Fiom): “Inaccettabili le misure della manovra economica preannunciata dal Governo. La Cgil promuova l’avvio di una mobilitazione di massa”
Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

“Le misure della preannunciata manovra economica, di cui parlano i membri del Governo, si presentano come inaccettabili perché volte a scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori dipendenti i costi della crisi. Pur da dichiarazioni contraddittorie, si capisce che l’idea è quella di comprimere i consumi interni aumentando le disuguaglianze sociali, col che si aggraverebbe inevitabilmente il quadro recessivo dell’intero Paese.”
“In modo spudorato, si è parlato di ripresa e di uscita dalla crisi, mentre era evidente che, senza cambiamenti profondi del modello sociale e del conseguente sistema finanziario, si sarebbe arrivati all’ennesima operazione contro coloro che hanno già duramente pagato la crisi.”
“Nello stesso tempo, Governo e Confindustria continuano ad operare per smantellare diritti e tutele attraverso il preannunciato Statuto dei lavori e con il cosiddetto ‘collegato lavoro’ che, probabilmente, sarà varato nel prossimo mese di giugno.”
“E’ una enormità quello che sta avvenendo sul piano sociale. E’ quindi necessario che la Cgil non si limiti ad avanzare proposte a Cisl e Uil ma, riunendo i propri organismi dirigenti, promuova l’avvio di una mobilitazione di massa dei lavoratori e dei pensionati nei luoghi di lavoro e nei territori fino ad arrivare allo sciopero generale.”

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 17 maggio 2010

CASSA INTEGRAZIONE ALLA FERRARI

Paghi il gruppo dirigente che ha Sbagliato!!!

Ancora una settimana di cassa integrazione alla Ferrari che si protrarrà dal 17 al 21 Maggio 2010. Coinvolti alla CIG oltre 400 dipendenti tra Impiegati e Operai. Secondo la Ferrari, a causa del rallentamento delle forniture Maserati, la cassa integrazione è inevitabile in quei reparti dove si lavora per Ferrari e Maserati (Fonderia, Nuova meccanica, Montaggio Motori e Verniciatura).
Le stime di crescita auspicate da Ferrari per il 2009 sono completamente disattese. L’azienda avrebbe dovuto produrre tra Ferrari e Maserati circa 20.000 vetture, ne produrrà circa 11.000. Un piano produttivo fallito che si ripercuote interamente sui lavoratori. Infatti, nonostante le possibilità economiche dall’azienda i lavoratori in Cassa Integrazione della Ferrari rivendicano ancora:
1)rotazione della cassa integrazione
2)integrazione economica sulla cassa integrazione
3)maturazione dei ratei (ferie e tredicesima)
È inaccettabile che aziende meno blasonate integrino il salario ai lavoratori in cassa mentre alla Ferrari si fa
ricadere il peso della crisi e delle scelte fallimentari del gruppo dirigente sui lavoratori.
La Ferrari oltre a disinteressarsi delle difficoltà economiche dei lavoratori, non esita a incrementare i ritmi di lavoro, a chiedere ai lavoratori ore di straordinario e il lavoro notturno; tutte forme di flessibilità che hanno lo scopo principale di creare degli over- stock che consentono di fare cassa integrazione. Una atteggiamento questo dell’azienda non più tollerabile che si è tradotto nello sciopero dello straordinario in Nuova Meccanica.
Oggi lavoriamo in un’azienda che fa fatica a riconoscere (almeno fino ad oggi) il premio di Risultato, che si muove per cercare soluzioni poco rumorose per 270 esuberi, e che dichiara un problema di Maserati la Cassa Integrazione di centinaia di dipendenti Ferrari. Questo è l’atteggiamento di un’azienda che vuole tenere i lavoratori divisi per avere mano libera su una ristrutturazione aziendale indolore per l’immagine internazionale.
Sappiamo che il Futuro di una parte di Ferrari è legato alle scelte strategiche che la Fiat ha in serbo per Maserati. Sappiamo inoltre, come cassintegrati Ferrari che un eventuale trasferimento di Maserati da Modena avrebbe un impatto devastante non solo su una parte dei lavoratori della Ferrari ma anche sul tessuto sociale, produttivo ed economico del modenese.
Per questi motivi, alla disgregazione tra i lavoratori auspicata dalla Ferrari e dalla Fiat noi rispondiamo con la visibilità del problema Cassa integrazione in Ferrari e con la proposta di solidarietà tra i lavoratori della Ferrari e tra i lavoratori del gruppo Fiat di Modena.
Chiediamo ai lavoratori della Ferrari attraverso la sospensione del lavoro straordinario di dare prove di rispetto e solidarietà nei confronti dei Cassintegrati Ferrari. Mai come in questi giorni abbiamo imparato che muoverci assieme riesce a cambiare le cose...la Lotta per i diritti dei lavoratori, Continua!
17-5-2010 Cassintegrati in Presidio

sabato 15 maggio 2010

MALATTIA, LEGGE 104 E PAR IN CIGO

Spett.le CNH ITALIA S.p.A.
Ufficio Personale
Via Agnelli
60035 JESI

Oggetto:richiesta chiarimenti

La presente viene inviata dalla scrivente Organizzazione Sindacale in nome e per conto della R.S.U. Aziendale e dei lavoratori nostri iscritti per chiedere una serie di chiarimenti sulle seguenti problematiche:
1. trattamento economico della malattia iniziata prima dell'avvio del periodo di cassa integrazione nel caso in cui non ci sia la CIGO a zero ore nel reparto in cui è adibito il lavoratore;
2. calcolo dei permessi (3giorni) legge 104/92 per assistenza a familiare in condizioni di handicap grave in caso di cassa integrazione;
3. pagamenti PAR maturati e non goduti al 31/12/2007 in caso di cassa integrazione.
In riferimento al primo punto contestiamo il fatto che ad alcuni lavoratori che erano in malattia prima dell'avvio della CIGO anziché la malattia come previsto dalla circolare INPS 82/2009.
Per quanto riguarda il secondo punto l'Azienda nell'applicare l'algoritmo (circolare INPS 133/2000) previsto per i lavoratori che stanno in cassa ad orario ridotto ha preso come riferimento le ore di CIGO dell'intero reparto, anziché le ore effettive del lavoratore. Pertanto a seguito di tale procedura il lavoratore ha perso il diritto a poter utilizzare un giorno di permessi per la legge 104/92.
Infine per quanto riguarda il pagamento dei PAR 2007 anziché essere stati liquidati con la retribuzione in atto al momento della scadenza, come previsto dalla normativa contrattuale, sono stati utilizzati dall'azienda al posto della CIGO senza dare alcuna motivazione specifica al riguardo.
Afronte delle nostre osservazioni restiamo in attesa di urgenti chiarimenti, rendendoci disponibili anche ad effettuare un incontro in azienda. In caso contrario tuteleremo gli interessi dei lavoratori nelle sedi più appropriate.
Distinti saluti.

Jesi, 10 Maggio 2010
Segreteria FIOM CGIL Ancona

40 anni dello Statuto dei Lavoratori

venerdì 14 maggio 2010

Fiat: Wcm e sistema ErgoUas

La Fiat sta adottando un modello di organizzazione del lavoro, il World class manifacturing(Wcm), che si propone di ridurre i costi e aumentare efficienza e qualità dei prodotti; il Wcm in «versione Fiat» prevede anche l’utilizzo di una metodologia (ErgoUas) che associa gli aspetti ergonomici con la definizione dei tempi e dei ritmi di una postazione di lavoro. La Fiat ha iniziato la sperimentazione di ErgoUas a Mirafiori (Torino) a settembre 2008 e intende estenderla in tutti gli stabilimenti in Italia. Il risultato di questa sperimentazione è stata la riduzione dei«fattori di riposo», con conseguente aumento dei ritmi di lavoro e della fatica, nella maggioranza delle postazioni analizzate. L’aumento dei ritmi di lavoro è stato confermato
anche dai risultati di un questionario effettuato tra i lavoratori dalla Fiom di Torino. Di fronte al rifiuto della Fiat di discutere le proposte sindacali e di procedere in modo unilaterale nell’applicazione di ErgoUas, la Fiom ha deciso di coinvolgere lavoratrici e lavoratori per definire collettivamente le iniziative da intraprendere per contrastare un modello di organizzazione del lavoro che, soprattutto se gestito in modo unilaterale, peggiora le condizioni di lavoro.
Prima di esporre le proposte Fiom vogliamo fornire degli elementi sintetitici di conoscenza sia sul Wcm che su ErgoUas.
1. Il World class manufacturing (Wcm)
Cos’è il Wcm?
Il Wcm può essere considerato come una rivisitazione del modello giapponese della Lean production (produzione snella); un modello d’organizzazione, diffuso in particolare nelle grandi aziende del settore auto, che si basa essenzialmente su due fattori: il just in time e l’autoattivazione-coinvolgimento dei lavoratori. In teoria, infatti, in un sistema che si propone di «agganciare» la produzione alle richieste del mercato e ridurre al minimo le scorte di magazzino (just in time), dovrebbe essere fondamentale, per garantire continuità e flessibilità del flusso produttivo, il fatto che i lavoratori si attivino autonomamente (autoattivazione) per risolvere i problemi nelle singole postazioni di lavoro. Ma al di là dell’enfasi sul coinvolgimento dei lavoratori, descritto anche nei manuali distribuiti ai lavoratori («il Wcm è nelle tue mani», «diventa protagonista del Wcm» ecc.), il programma Fiat per l'implementazione del Wcm si focalizza in particolare sulle tecniche per ottenere «un'aggressione sistemica di ogni tipo di perdita e spreco». Si tratta di tecniche per analizzare le operazioni effettuate da un lavoratore ed eliminare quelle considerate «a non valore aggiunto»; quelle, cioè, che possono essere eliminate
senza compromettere la produzione nelle singole postazioni di lavoro. Esempi di attività considerate «a non valore aggiunto» sono: camminare, tentativi di avvitamento-assemblaggio-inserimento-posizionamento, passaggio di mano, posare attrezzo, cercare, contare, scegliere, trasportare, capovolgere, sollevare, tirare, abbassare ecc. Questa «razionalizzazione» delle operazioni di una mansione comporta, a fronte di un eventuale miglioramento della struttura ergonomica delle postazioni di lavoro, un evidente aumento dei ritmi di lavoro. L’adozione, ad esempio, di carrellini collegati alla «scocca» del veicolo che contengono i materiali da utilizzare (viti ecc.), possono ridurre la fatica del «camminare», ma aumentano la fatica dovuta allo «stare in piedi» e quella dei movimenti delle braccia e delle mani. 2. Ergonomia e organizzazione del lavoro: il sistema ErgoUas Nell’ambito del modello organizzativo del World class manufacturing la Fiat sta sperimentando una metodologia, denominata ErgoUas, che definisce i tempi di riposo di una fase lavorativa (ad es. 5 secondi in una fase di 1 minuto) sulla base del calcolo dell’indice di rischio di patologie muscolo-scheletriche (alle braccia, alla colonna vertebrale, alle gambe ecc.).
Se un lavoratore, ad esempio, in una postazione è costretto ad effettuare dei movimenti
dannosi per la salute (piegare la schiena, applicare forza con le mani, sollevare pesi, movimenti ripetitivi delle braccia ecc) il sistema ErgoUas assegna un fattore di riposo più elevato; se, invece, i movimenti a rischio sono poco significativi, ErgoUas riduce il fattore di riposo. Gli effetti negativi di ErgoUas sulle condizioni di lavoro possono derivare prevalentemente da due fattori:
a) la modalità di utilizzo della metodologia. Un'analisi effettuata senza il contributo dei lavoratori e dei delegati può dare dei risultati che non corrispondono alla realtà lavorativa.
b) ErgoUas definisce i tempi e i ritmi di lavoro tenendo conto solo dei movimenti considerati a rischio per la salute, ma non considera la fatica dovuta, ad esempio, al fatto di «stare in piedi fermi» in una postazione di lavoro. Nell'ambito dell'accordo Fiom-Fim-Uilm del 1971 era stata definita una soglia minima di fattori di riposo, per compensare la fatica e lo stress dei lavori ripetitivi, anche in assenza di rischi per la salute. Il sistema ErgoUas, invece, se i rischi per la salute sono poco significativi, elimina questa soglia, riduce i fattori di riposo e aumenta i ritmi di lavoro. Fiat non può utilizzare la situazione di crisi economica per aumentare i ritmi e peggiorare le condizioni di lavoro. Se Fiat vuole veramente migliorare la tutela della salute dei lavoratori, e aumentare la qualità dei prodotti, deve accettare la sfida di un controllo reale da parte dei lavoratori delle metodologie di organizzazione del lavoro che intende utilizzare; in particolare su ErgoUas deve tenere conto dei seguenti aspetti:
a) mantenere la soglia minima di fattore di riposo definita nell'accordo del
1971;
b) rivedere, secondo l'elenco delle modifiche tecniche elaborate dalla Fiom,
tutti punti di ErgoUas che non sono coerenti con le normative di riferimento;
c) garantire a delegati e lavoratori la possibilità di verificare concretamente
l’oggettività delle analisi ErgoUas attraverso:
- la consegna dei dati dettagliati su cui si basano le analisi;
- una formazione per acquisire le competenze adeguate,
- il tempo (i permessi) e gli spazi d'agibilità necessari per effettuare delle verifiche
efficaci sull'oggettività delle valutazioni aziendali dei rischi muscolo-scheletrici.

Fiom-Cgil nazionale
www.fiom.cgil.it

Fiat

Fiat. Rinaldini (Fiom): “L’incontro di oggi ha avuto un carattere interlocutorio. La settimana prossima ci vedremo con gli altri sindacati per definire una posizione comune su Pomigliano”

“L’incontro che abbiamo avuto oggi a Roma con la Fiat, in merito allo stabilimento auto di Pomigliano d’Arco, ha avuto un carattere interlocutorio. Con questo appuntamento, si è chiusa la serie degli incontri a carattere esplorativo promossi dall’Azienda con i sindacati dei metalmeccanici.” Lo ha detto Gianni Rinaldini, Segretario generale della Fiom-Cgil, parlando con i giornalisti presenti al termine dell’incontro svoltosi in mattinata presso la sede romana della Fiat.

“Nella trattativa relativa a Pomigliano – ha spiegato Rinaldini – non c’è nessuna stretta, tant’è vero che non abbiamo ancora la data del prossimo appuntamento. Quello che sappiamo è che il prossimo incontro avrà un carattere unitario, nel senso che tutti i sindacati saranno presenti insieme allo stesso tavolo con l’Azienda.”

“In tale prospettiva – ha proseguito Rinaldini – ci vedremo agli inizi della prossima settimana con gli altri sindacati della categoria allo scopo di mettere a punto, nella speranza che ciò sia possibile, una posizione comune.”

“In ogni caso – ha concluso Rinaldini – per noi rimane fondamentale il rapporto con i lavoratori, sia per ciò che riguarda il loro diritto di essere informati sugli sviluppi del negoziato, sia per ciò che riguarda la sostanza della trattativa.”


Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 14 maggio 2010

da "Fiat autunno '80" di Pier Milanese e Pietro Perotti

giovedì 13 maggio 2010

Occupati, disoccupati, disperati- da radio3-

www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/

Raccolta firme su rappresentanza e democrazia nei luoghi di lavoro

SCIOPERO ALLA INDESIT COMPANY DI ALBACINA


SCIOPERO

Dopo mesi di confronto serrato con la direzione Aziendale Indesit Company Albacina

Dopo aver tenuto conto del cambio dell’intero management Aziendale dell’ultimo anno

Vista la situazione di forte disagio e difficoltà, che porta ogni giorno ad un deterioramento dei rapporti interni tra i lavoratori e viste tutte le problematiche ancora irrisolte, tra cui:

· rinnovo accordo monopresse

· nuova organizzazione del lavoro sugli impianti a polvere in smalteria

· contestazioni ai lavoratori, che per ritmi di lavoro e problemi organizzativi accidentalmente commettono errori

· ricollocazione RCL

· continui spostamenti del personale tra i reparti

· mancanza di organico nei reparti

· verifica velocità delle linee

· pause/bisogni fisiologici linee lean

Contro l’ennesima richiesta di modifica dei cicli sulle linee forni a discapito dei lavoratori (olio di gomito) , che già da oggi con i cicli già esistenti non permettono il raggiungimento dell’obbiettivo qualità, ed incidono sulle condizioni di salute dei lavoratori aumentando l’incidenza dell’assenteismo

La RSU proclama per lunedì 17 maggio 2 ore di SCIOPERO con il seguente orario:

primo turno e centrale dalle 8,00 alle 10,00

secondo e terzo turno ultime 2 ore

stesse modalità anche per i part-time

La RSU insieme ai lavoratori chiedono fin da ora:

" una politica di investimenti che riduca la saturazione sulle postazioni di lavoro, che porti al recupero della qualità e della produttività senza che questo ricada come sempre sulle spalle dei lavoratori

" una visibilità chiara e a lungo termine dei volumi produttivi e strategie Aziendali

" la possibilità di ricollocare gli RCL senza stravolgere la normale attività dello stabilimento

" risposte adeguate ai lavoratori dello stampaggio (turnazione speciale) per quanto riguarda la parte economica e l’attività di lavoro

" di rivedere immediatamente l’organizzazione del lavoro alle postazioni di lavoro degli impianti a polvere e collaudi, e si intervenga tempestivamente per il problema microclima sulle nuove postazioni

" di intervenire immediatamente al problema di organizzazione del lavoro sulle linee “lean” dando la possibilità di riorganizzare le fermate collettive

" una migliore organizzazione del lavoro e programmazione

Invitiamo tutti i lavoratori alla massima partecipazione allo sciopero


Albacina, lì 13/05/2010 la RSU Fim-Fiom-Uilm Indesit Albacina

LUNGIMIRANZA

Due sole sembrano essere negli ultimi tempi le idee di fondo che accompagnano la riorganizzazione aziendale interna a “ricetta” della crisi: l’accorpamento di sottogruppi nelle linee di montaggio (una grande catena stile Ford primi anni del ‘900), e la continua saturazione indistinta su linee, sottogruppi e collaudi; un’azienda insomma che invece di guardare avanti, si volta indietro, su strade già battute, e che la storia ha già dimostrato poco proficue: il taglio dei tempi.


Va da sé allora porre alcuni quesiti di importanza capitale per quello che sarà lo stabilimento di domani:

aumentando a dismisura la fatica e lo stress psicofisico in fabbrica movendo su ritmi e tempi, quale vantaggio ne trarrà la QUALITA’ DEL PRODOTTO, prerogativa indispensabile del mercato?

E’ giusta l’idea di rincorrere una volta turchi, una volta polacchi, puntando tutto sull’ abbattimento dei costi e mettendo in secondo piano il sapere operaio dello stabilimento ?

E’ possibile (secondo noi lo è, e sarebbe saggio) percorrere strade alternative?

Se andiamo a ben vedere, molte delle strade percorribili erano state anche se solo a parole, e anche se solo in parte, presentate dalla stessa Azienda in più occasioni nei vari kaizen o wcm che si sono affacciati in questi anni; di tutto questo però rimane ben poco.

Pensiamo ad esempio alla tanto vituperata ergonomia, oggi è intesa unicamente come risparmio in seno ai costi aziendali; avevano parlato di impiego cognitivo, attraverso di esso sembrava quasi dovessimo liberarci dal lavoro manuale, un coinvolgimento che doveva sviluppare stati di autonomia e capacità decisionale, insomma la tanto osannata partecipazione.

L’unica forma di coinvolgimento rimangono invece le proposte di miglioramento, (troppo spesso diventano di peggioramento!) usate come strumento divisorio sui lavoratori; esaltando la competizione tra lavoratori e tra i reparti. Qualsiasi richiesta anche la più legittima viene considerata valida solo dentro tale contesto, privilegiando il metodo al fine, in modo da inficiare in maniera fallace gli indicatori della partecipazione, secondo cui non è importante risolvere il problema, ma aumentare il numero delle proposte.

In ultimo, si può pensare di continuare ad apportare significative modifiche all’organizzazione del lavoro, (vedi cabine, officina2 e off.1 come in questi giorni) riducendo al minimo gli spazi dell’informazione e della contrattazione sindacale (sui tempi da troppo tempo il bilancio è insufficiente) senza oltretutto ricevere risposte chiare sui perché di tali cambiamenti, e su quali sono i “veri” programmi produttivi dell’ Azienda, come nel caso della “Trasmissione” o delle cabine “Utility”.

Una grande catena di montaggio sembra ben poca cosa dinanzi a una crisi di tal misura, ed evidenzia sul medio periodo condizioni lavorative severamente più usuranti per i lavoratori dello stabilimento di Jesi. Tutto ciò non va d’accordo né con la qualità della vita di chi vi lavora, né con la tanto agognata qualità che fiat sembra voler sacrificare in nome dei costi; senza dimenticare l’impatto che tutto ciò potrebbe avere sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, e non ultima, l’occupazione.

Se l’organizzazione del lavoro per buona parte è prerogativa aziendale e insindacabile come previsto dagli accordi, è legittima da parte nostra la richiesta di un “tempo giusto che non logori la forza lavoro e metta al centro il “prodotto”: solo così si fanno buoni trattori.

La crisi passa ma le scelte restano, pretendiamo risposte serie e non di facciata.


Jesi, 14 Settembre 2009 LA RSU FIOM-CGIL



FIAT: IPOTESI RIFINANZIAMENTO PER 5 MLIARDI

Fiat starebbe cercando di rifinanziare fino a 5 miliardi di debiti con le banche creditrici, quasi un terzo del debito netto che a fine marzo ammontava a 16,8 miliardi. Lo riporta Bloomberg, che fa riferimento a diverse fonti e indica che l’operazione rientrerebbe nell’ambito dello scorporo delle attività di Iveco, Cnh e parte di Powertrain in Fiat Industrial.
Secondo Bloomberg, parte dei crediti potrebbe essere utilizzata per rifinanziare circa 2 miliardi di euro di prestiti di alcune società del gruppo e per finanziare il piano quinquennale di Fiat.
Sempre in base alle stesse fonti, l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, vorrebbe chiedere l’approvazione al piano di rifinanziamento intorno a luglio.
La lista dei creditori della Fiat è lunga, e comprende tra gli altri le francesi Bnp Paribas, Credit Agricole e Societé Generale, l’americana Citigroup e le principali banche italiane come Intesa SanPaolo e UniCredit.
Il Lingotto conta di chiudere il 2010 con ricavi per circa 50 miliardi di euro, un utile della gestione ordinaria tra 1,1 e 1,2 miliardi, un risultato netto vicino al pareggio e con un indebitamento netto industriale superiore ai 5 miliardi. A fine marzo l’indebitamento netto industriale ammontava a 4,7 miliardi di euro di poco superiore ai 4,4 miliardi di fine 2009.

mercoledì 12 maggio 2010

Dichiarazione di voto al Congresso Nazionale CGIL

I sottoscritti aderenti alla mozione "la Cgil che vogliamo", componenti la Commissione Politica, ribadiscono le proposte che il documento finale del Congresso a nostro avviso avrebbe dovuto contenere:
Giudizio netto di contrarietà all'accordo separato del 22 gennaio, con esplicito riferimento alla sua non emendabilità.
Riconquista di un nuovo sistema contrattuale, al quale la Cgil si presenti con una piattaforma di una o più ipotesi negoziali, sulla quale far esprimere con voto referendario i lavoratori attivi, come mandato vincolante dell'Organizzazione con avvio della consultazione nell'autunno 2010.
Lotta alla precarietà. Blocco dei licenziamenti e contrasto agli appalti al massimo ribasso. Vanno semplificati e riunificati i canali di accesso al lavoro, ripristinando la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, senza distinzione di tipologia o dimensione aziendale nell'esercizio di tutti i diritti previsti dallo Statuto dei Lavoratori, a partire dall'articolo 18. Informazione, sensibilizzazione, mobilitazione fino allo sciopero generale contro il Collegato lavoro e le ipotesi di Statuto dei lavori.
Definizione per legge di modalità certe e pienamente democratiche, nella misurazione della rappresentatività e nella validazione di piattaforme e accordi, tramite il voto referendario dei lavoratori e delle lavoratrici, anche nel caso di posizioni differenti tra le organizzazioni sindacali. Una democrazia sindacale siffatta è precondizione per la ripresa dei rapporti unitari.
Modifiche statutarie su democrazia, partecipazione e esercizio del voto degli iscritti in caso di piattaforme, accordi e/o consultazioni interne a partire dai congressi. Rinnovo periodico delle deleghe.
Il documento finale non contiene nessuna delle nostre proposte, non introduce alcun cambiamento ad un'impostazione politica, viziata di tatticismo, che ha dimostrato in questi anni la sua debolezza e inefficacia e che rischia ora di tradursi in subalternità della CGIL alle scelte altrui.
Inoltre, tutti gli emendamenti da noi proposti allo Statuto sono stati respinti mentre sono state introdotte modifiche che, esautorando le categorie dal pronunciamento su accordi interconfederali, alterano il rapporto tra le strutture e disegnano un modello di confederalità fortemente e palesemente gerarchico.
Il complesso di queste ragioni motiva il voto contrario della Mozione "la Cgil che vogliamo".
Domenico Moccia
Mirto Bassoli
Wilma Casavecchia
Giorgio Cremaschi
Rita Guglielmetti
Marigia Maulucci
Carlo Podda
Gianni Rinaldini
Nicoletta Rocchi
Maurizio Scarpa
Vanda Scarpelli

intervento di gianni rinaldini al congresso nazionale della cgil

Ocse: Italia maglia nera dei salari

Martedì 11 Maggio 2010 11:29

Ocse: Italia maglia nera dei salari
-16,5% rispetto alla media
(...)

Il nostro Paese è al 23esimo posto sui 30 membri dell'Organizzazione
Il cuneo fiscale è del 46,5%. Peso di tasse e contributi invariato dal 2008

ROMA - Salari italiani tra i più bassi nella classifica dei Paesi Ocse. L'Italia si colloca per gli stipendi al 23mo posto, con guadagni inferiori al 16,5% rispetto alla media dei trenta Paesi che fanno parte dell'organizzazione di Parigi. Particolarmente penalizzati gli italiani single e senza figli, i cui salari restano ai livelli più bassi tra i paesi Ocse, superati anche dagli stipendi in Spagna e Grecia, mentre l'Italia vanta una pressione fiscale sulle retribuzioni ai livelli più elevati. I dati sono riferiti al 2009 e l'Italia si colloca nella stessa posizione dell'anno precedente. E' quanto risulta dal Rapporto 'Taxing Wages' dell'Ocse. Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore, è in Italia al 46,5%, rileva ancora il rapporto Ocse. Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al 2009, l'Italia è al sesto posto per peso fiscale sugli stipendi, dopo Belgio (55,2%), Ungheria (53,4%), Germania (50,9%), Francia (49,2%), Austria (47,9%). Il peso di tasse e contributi sui salari in Italia è rimasto stabile dal 2008 al 2009, registrando solo un lieve (-0,03%). L'Italia occupa infatti nella classifica Ocse la stessa posizione, la sesta, rispetto all'anno precedente.
In Italia, precisa ancora l'Ocse, hanno un impatto rilevante sulla differenza tra salario lordo e netto anche i cosiddetti 'pagamenti obbligatori non fiscali', rappresentati dal tfr, che aumentano la pressione di un ulteriore 3%. "Aggiungendo questa variabile - spiega un economista dell' Ocse in un incontro con la stampa - il prelievo obbligatorio sui salari in Italia sale oltre il 49%, portando il Paese a superare la Francia in termini di quota di imposizione". I 'pagamenti obbligatori non fiscali', secondo la definizione dell'Ocse, sono pagamenti che il lavoratore o il datore di lavoro devono versare per legge, ma non al governo, come i contributi in fondi pensione privati o pagamenti per polizze assicurative. Il loro impatto sui redditi delle famiglie, e sul costo del lavoro, è differente da quello delle imposte tradizionali, dato che spesso si tratta di contribuzioni nominali, che il lavoratore riottiene quando lascia il posto o va in pensione (come, appunto, nel caso del Tfr).
(11 maggio 2010)

articolo tratto da Repubblica.it - http://www.repubblica.it/economia/2010/05/11/news/ocse_classifica_lavoro-3978742/