
Ordine del giorno: "l’attacco israeliano alla flotta per la libertà di Gaza è un atto criminale senza precedenti"
| Circolare INPS del 26 /05/2010, che aggiorna, rivalutandoli, i nuovi livelli di reddito e i corrispondenti importi mensili dell'assegno per il nucleo familiare da applicare dal 1° luglio 2010 al 30 giugno 2011, alle diverse tipologie di nuclei familiari. Gli stessi livelli di reddito avranno validità per la determinazione degli importi giornalieri, settimanali, quattordicinali e quindicinali della prestazione. La rivalutazione è stata fatta sulla base della variazione percentuale dell'indice dei prezzi al consumo tra l'anno 2008 e l'anno 2009 pari allo 0,7 %. |
di Giorgio Cremaschi
Si minacciano le pensioni, a partire dalle finestre sull’anzianità, mentre le aziende licenziano gli anziani. Si annunciano tagli sulla sanità e sui servizi pubblici. Ancora una volta si massacrano la scuola e le università pubbliche. Nel frattempo è già aperto un tavolo di concertazione.
Il governo si incontra quotidianamente con Cisl, Uil e Confindustria per concordare le misure. La Cgil è esclusa da tutti i tavoli e tace. Certo, è difficile ammettere dopo neanche un mese di avere completamente sbagliato i giudizi del congresso e di aver portato l’organizzazione in un vicolo cieco nel quale non conta più niente. Però questa è la realtà e ad essa si può reagire solo con la dignità del conflitto.
La si smetta di aspettare di essere invitati a sedere su uno strapuntino al tavolo di chi ha già deciso. Si proclami subito lo sciopero generale, in nome dei diritti del lavoro e della giustizia sociale. Chi nella Cgil ha voglia di esistere e lottare si faccia sentire ora.
Roma, 20 maggio 2010
LA CGIL PRONTA ALLO SCIOPERO GENERALE
di Beatrice Borromeo
16 maggio 2010 - Fabio Sebastiani.
Il governo italiano, come tutta Europa si appresta a fare una manovra durissima che grava esclusivamente sui redditi da lavoro e da pensione. Come risponde il sindacato? Prima di rispondere a questa domanda una notizia che dà un po' di respiro. All'Ilva di Taranto, lo sciopero contro il salario totalmente variabile, per aumenti salariali veri ha avuto una adesione dell'80%. Un segnale che può essere di disponibilità di ripresa al conflitto sociale sulle questioni di fondo. Quando la richiesta di flessibilità arriva a un punto limite poi si ritorce contro. E questo ci porta nel disastro del congresso della Cgil. (...)
Si è concluso con l'opposto di quello che ci hanno insegnato i nostri nonni. Invece di resistere un minuto di più, il gruppo dirigente della Cgil ha lanciato il segnale di resistere un minuto di meno. Proprio la fine dell'illusione della ripresa facile che da sola risolve i problemi apre la via alla riapertura del conflitto sociale e mostra tutta l'inutilità del sistema di accordi e di relazioni concordate tra Governo, Confindustria Cisl e Uil. Entriamo nel merito della manovra. Se è vero che una delle misure di cui sta discutendo il Governo in queste ore è quella di eliminare le agevolazioni fiscali per il salario variabile, questo vuol dire che la crisi smaschera l'idea di Cisl e Uil Confindustria e Governo, basata su flessibilità, e più salario legato alla produttività. L'accordo separato del 22 gennaio parte dall'idea che ci sarà una ripresa automatica e il sindacato deve adattare la forza lavoro ad essa. Peccato che questa idea si sta rivelando falsa. Il mondo non va così. E quindi Cisl, Uil, Governo e Confindustria sono, con le loro ricette, totalmente fuori mercato. Viene la rabbia però che proprio ora la maggioranza della Cgil aderisca a quelle ricette. In un'altra epoca una manovra così avrebbe provocato la proclamazione dello sciopero generale. La Grecia parla a tutti noi. Solo la stupidità poteva far pensare che le misure infami restassero confinate in quel paese. E' chiaro che la Grecia è una prova generale di cose che si vogliono fare in tutta Europa, a partire da Spagna e Italia. Per cui o a quelle misure ci si oppone sul serio oppure sarà la catastrofe sociale dell'Europa. Per essere chiari, io penso che di fronte alla manovra annunciata dal Governo, la Cgil dovrebbe proclamare immediatamente lo sciopero generale. E se non lo dovesse fare? Sarebbe una responsabilità gravissima di Epifani e della sua maggioranza. Sarebbe la scelta di subire in Italia la pura difesa dello status quo a favore delle classi dirigenti che ci hanno portato alla rovina. La crisi economica che è riesplosa dimostra che non ci sono alternative, né per il sindacato né per la sinistra, né per il movimento operaio, a una scelta chiara tra cambiamento e adattamento. Cambiare significa mettere in discussione le politiche di questi anni perché non portano da nessuna parte. Ripeto, qui c'è la rabbia per il congresso della Cgil,dove si è delineato un cedimento culturale e politico proprio quando vedi che quelli che hai contro non sanno più cosa fare. Insomma, non si è sbagliato più di tanto a parlare di mutazione della Cgil. Riparto dal punto iniziale. Dopo venti anni di sacrifici da parte dei lavoratori la crisi economica impone ancora più sacrifici. O il sindacato si oppone a questo e propone un cambiamento al cui primo punto c'è "paghino solo gli altri", oppure il sindacato confederale in Italia così come l'abbiamo concepito ha esaurito la sua funzione. In questo senso diventa semplicemente una appendice delle imprese e dei poteri più ricchi e forti. Ma il congresso della Cgil non si è misurato su questo. Il congresso della Cgil rappresenta purtroppo la conclusione negativa di un percorso. In qualche modo è una svolta come quella che portò allo scioglimento del Pci. Almeno Occhetto fece due congressi per decidere lo scioglimento del Pci, mentre il congresso della Cgil è stato fatto tacendo sulle questioni di fondo, polemizzando sullo Spi o sulle oligarchie, dicendo che non si capiva perché c'erano due mozioni. E poi, a Rimini, nelle conclusioni Epifani ha detto la verità, cioè che la divisione era nel rapporto con la Confindustria, con Cisl e Uil sulla democrazia sindacale e sul giudizio sull'accordo separato. Cioè sulle questioni di fondo. Credo che resterà sempre come macchia politica e morale della maggioranza della Cgil avere negato diversità profonde che poi sono state rivendicate quando si erano già presi i voti dei lavoratori. Ritornare alla ricetta della concertazione non è comunque un passo indietro? E' evidente che dentro la Cgil si è affermato un principio di autodifesa della burocrazia sindacale, che si sente messa in discussione nella crisi e che per questo pensa di salvarsi comunque. Il sindacato degli enti bilaterali, dei servizi, della concertazione a tutti i costi che Cisl e Uil praticano, è vissuto oggi anche in Cgil come una via di salvezza per gli apparati. A me ha colpito profondamente che l'applauso più forte che ha ricevuto Epifani nelle conclusioni è stato quando, in evidente polemica con la Fiom, ha parlato dei conflitti troppo lunghi che non portano da nessuna parte. Sì, c'è stato uno smottamento a destra del corpo della Cgil dovuto alla paura e alla rassegnazione, in un momento in cui le controparti dicono: "se vi arrendete vi salvate". L'opposizione interna cosa fa? Quella parte della Cgil che ha deciso di votare no ha una responsabilità enorme. Deve decidere se si piega oppure resiste e si oppone. E' chiaro che io penso a questa seconda scelta. Cioè, al fatto che la minoranza si metta di traverso esplicitamente, pubblicamente, con iniziative anche di massa per fermare la deriva moderata della Cgil. Se riusciremo a farlo, i lavoratori ce ne renderanno merito perché di fronte alla crisi e al fallimento delle politiche concertative e liberiste ritroveranno uno strumento di lotta. Altrimenti da noi sarà peggio che in Grecia. Sì, va bene, ma tu hai evocato la svolta della Bolognina, che poi portò a una scissione... Credo che dovremmo provare a scrivere un'altra storia. Anche perché non è in gioco solo l'identità della Cgil ma la concretezza del conflitto sociale. Sinceramente, penso che oggi la maggioranza della Cgil sia fondata su basi fragilissime e che una minoranza decisa può fare emergere tutte le contraddizioni e far ritrovare alla Cgil la giusta via. Per questo bisogna organizzare il dissenso e la disubbidienza. Questo è il compito e anche il dovere che io sento di presentare al gruppo dirigente della mozione alternativa. I prossimi giorni saranno decisivi. Tutti siamo chiamati a responsabilità senza precedenti. Occorre convocare rapidamente una assemblea di massa della mozione che decida i contenuti principali e le modalità della battaglia politica in Cgil.
[intervista pubblicata su "Liberazione" del 16/05/2010]
COMUNICATO STAMPA | |
Crisi. Rinaldini (Fiom): “Inaccettabili le misure della manovra economica preannunciata dal Governo. La Cgil promuova l’avvio di una mobilitazione di massa” Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione. “Le misure della preannunciata manovra economica, di cui parlano i membri del Governo, si presentano come inaccettabili perché volte a scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori dipendenti i costi della crisi. Pur da dichiarazioni contraddittorie, si capisce che l’idea è quella di comprimere i consumi interni aumentando le disuguaglianze sociali, col che si aggraverebbe inevitabilmente il quadro recessivo dell’intero Paese.” “In modo spudorato, si è parlato di ripresa e di uscita dalla crisi, mentre era evidente che, senza cambiamenti profondi del modello sociale e del conseguente sistema finanziario, si sarebbe arrivati all’ennesima operazione contro coloro che hanno già duramente pagato la crisi.” “Nello stesso tempo, Governo e Confindustria continuano ad operare per smantellare diritti e tutele attraverso il preannunciato Statuto dei lavori e con il cosiddetto ‘collegato lavoro’ che, probabilmente, sarà varato nel prossimo mese di giugno.” “E’ una enormità quello che sta avvenendo sul piano sociale. E’ quindi necessario che la Cgil non si limiti ad avanzare proposte a Cisl e Uil ma, riunendo i propri organismi dirigenti, promuova l’avvio di una mobilitazione di massa dei lavoratori e dei pensionati nei luoghi di lavoro e nei territori fino ad arrivare allo sciopero generale.” Fiom-Cgil/Ufficio Stampa Roma, 17 maggio 2010 |
Fiat. Rinaldini (Fiom): “L’incontro di oggi ha avuto un carattere interlocutorio. La settimana prossima ci vedremo con gli altri sindacati per definire una posizione comune su Pomigliano”
“L’incontro che abbiamo avuto oggi a Roma con la Fiat, in merito allo stabilimento auto di Pomigliano d’Arco, ha avuto un carattere interlocutorio. Con questo appuntamento, si è chiusa la serie degli incontri a carattere esplorativo promossi dall’Azienda con i sindacati dei metalmeccanici.” Lo ha detto Gianni Rinaldini, Segretario generale della Fiom-Cgil, parlando con i giornalisti presenti al termine dell’incontro svoltosi in mattinata presso la sede romana della Fiat.
“Nella trattativa relativa a Pomigliano – ha spiegato Rinaldini – non c’è nessuna stretta, tant’è vero che non abbiamo ancora la data del prossimo appuntamento. Quello che sappiamo è che il prossimo incontro avrà un carattere unitario, nel senso che tutti i sindacati saranno presenti insieme allo stesso tavolo con l’Azienda.”
“In tale prospettiva – ha proseguito Rinaldini – ci vedremo agli inizi della prossima settimana con gli altri sindacati della categoria allo scopo di mettere a punto, nella speranza che ciò sia possibile, una posizione comune.”
“In ogni caso – ha concluso Rinaldini – per noi rimane fondamentale il rapporto con i lavoratori, sia per ciò che riguarda il loro diritto di essere informati sugli sviluppi del negoziato, sia per ciò che riguarda la sostanza della trattativa.”
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 14 maggio 2010
SCIOPERO
Dopo mesi di confronto serrato con la direzione Aziendale Indesit Company Albacina
Dopo aver tenuto conto del cambio dell’intero management Aziendale dell’ultimo anno
Vista la situazione di forte disagio e difficoltà, che porta ogni giorno ad un deterioramento dei rapporti interni tra i lavoratori e viste tutte le problematiche ancora irrisolte, tra cui:
· rinnovo accordo monopresse
· nuova organizzazione del lavoro sugli impianti a polvere in smalteria
· contestazioni ai lavoratori, che per ritmi di lavoro e problemi organizzativi accidentalmente commettono errori
· ricollocazione RCL
· continui spostamenti del personale tra i reparti
· mancanza di organico nei reparti
· verifica velocità delle linee
· pause/bisogni fisiologici linee lean
Contro l’ennesima richiesta di modifica dei cicli sulle linee forni a discapito dei lavoratori (olio di gomito) , che già da oggi con i cicli già esistenti non permettono il raggiungimento dell’obbiettivo qualità, ed incidono sulle condizioni di salute dei lavoratori aumentando l’incidenza dell’assenteismo
La RSU proclama per lunedì 17 maggio 2 ore di SCIOPERO con il seguente orario:
primo turno e centrale dalle 8,00 alle 10,00
secondo e terzo turno ultime 2 ore
stesse modalità anche per i part-time
La RSU insieme ai lavoratori chiedono fin da ora:
" una politica di investimenti che riduca la saturazione sulle postazioni di lavoro, che porti al recupero della qualità e della produttività senza che questo ricada come sempre sulle spalle dei lavoratori
" una visibilità chiara e a lungo termine dei volumi produttivi e strategie Aziendali
" la possibilità di ricollocare gli RCL senza stravolgere la normale attività dello stabilimento
" risposte adeguate ai lavoratori dello stampaggio (turnazione speciale) per quanto riguarda la parte economica e l’attività di lavoro
" di rivedere immediatamente l’organizzazione del lavoro alle postazioni di lavoro degli impianti a polvere e collaudi, e si intervenga tempestivamente per il problema microclima sulle nuove postazioni
" di intervenire immediatamente al problema di organizzazione del lavoro sulle linee “lean” dando la possibilità di riorganizzare le fermate collettive
" una migliore organizzazione del lavoro e programmazione
Invitiamo tutti i lavoratori alla massima partecipazione allo sciopero
Albacina, lì 13/05/2010 la RSU Fim-Fiom-Uilm Indesit Albacina
Due sole sembrano essere negli ultimi tempi le idee di fondo che accompagnano la riorganizzazione aziendale interna a “ricetta” della crisi: l’accorpamento di sottogruppi nelle linee di montaggio (una grande catena stile Ford primi anni del ‘900), e la continua saturazione indistinta su linee, sottogruppi e collaudi; un’azienda insomma che invece di guardare avanti, si volta indietro, su strade già battute, e che la storia ha già dimostrato poco proficue: il taglio dei tempi.
Va da sé allora porre alcuni quesiti di importanza capitale per quello che sarà lo stabilimento di domani:
aumentando a dismisura la fatica e lo stress psicofisico in fabbrica movendo su ritmi e tempi, quale vantaggio ne trarrà la QUALITA’ DEL PRODOTTO, prerogativa indispensabile del mercato?
E’ giusta l’idea di rincorrere una volta turchi, una volta polacchi, puntando tutto sull’ abbattimento dei costi e mettendo in secondo piano il sapere operaio dello stabilimento ?
E’ possibile (secondo noi lo è, e sarebbe saggio) percorrere strade alternative?
Se andiamo a ben vedere, molte delle strade percorribili erano state anche se solo a parole, e anche se solo in parte, presentate dalla stessa Azienda in più occasioni nei vari kaizen o wcm che si sono affacciati in questi anni; di tutto questo però rimane ben poco.
Pensiamo ad esempio alla tanto vituperata ergonomia, oggi è intesa unicamente come risparmio in seno ai costi aziendali; avevano parlato di impiego cognitivo, attraverso di esso sembrava quasi dovessimo liberarci dal lavoro manuale, un coinvolgimento che doveva sviluppare stati di autonomia e capacità decisionale, insomma la tanto osannata partecipazione.
L’unica forma di coinvolgimento rimangono invece le proposte di miglioramento, (troppo spesso diventano di peggioramento!) usate come strumento divisorio sui lavoratori; esaltando la competizione tra lavoratori e tra i reparti. Qualsiasi richiesta anche la più legittima viene considerata valida solo dentro tale contesto, privilegiando il metodo al fine, in modo da inficiare in maniera fallace gli indicatori della partecipazione, secondo cui non è importante risolvere il problema, ma aumentare il numero delle proposte.
In ultimo, si può pensare di continuare ad apportare significative modifiche all’organizzazione del lavoro, (vedi cabine, officina2 e off.1 come in questi giorni) riducendo al minimo gli spazi dell’informazione e della contrattazione sindacale (sui tempi da troppo tempo il bilancio è insufficiente) senza oltretutto ricevere risposte chiare sui perché di tali cambiamenti, e su quali sono i “veri” programmi produttivi dell’ Azienda, come nel caso della “Trasmissione” o delle cabine “Utility”.
Una grande catena di montaggio sembra ben poca cosa dinanzi a una crisi di tal misura, ed evidenzia sul medio periodo condizioni lavorative severamente più usuranti per i lavoratori dello stabilimento di Jesi. Tutto ciò non va d’accordo né con la qualità della vita di chi vi lavora, né con la tanto agognata qualità che fiat sembra voler sacrificare in nome dei costi; senza dimenticare l’impatto che tutto ciò potrebbe avere sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, e non ultima, l’occupazione.
Se l’organizzazione del lavoro per buona parte è prerogativa aziendale e insindacabile come previsto dagli accordi, è legittima da parte nostra la richiesta di un “tempo giusto” che non logori la forza lavoro e metta al centro il “prodotto”: solo così si fanno buoni trattori.
La crisi passa ma le scelte restano, pretendiamo risposte serie e non di facciata.
Jesi, 14 Settembre 2009 LA RSU FIOM-CGIL
Martedì 11 Maggio 2010 11:29 |
Ocse: Italia maglia nera dei salari Il nostro Paese è al 23esimo posto sui 30 membri dell'Organizzazione articolo tratto da Repubblica.it - http://www.repubblica.it/economia/2010/05/11/news/ocse_classifica_lavoro-3978742/ |