Landini, non vede aspetti positivi nell'intesa?
"Certo.
Marchionne può dire con orgoglio "missione compiuta". Lui è riuscito a
creare un grande gruppo globale e gli Agnelli sono riusciti a
diventare gli azionisti di quel gruppo senza spendere molto. Ma ai
lavoratori italiani che cosa resta?".
Non crede che sarebbe stato peggio per i lavoratori italiani se quell'accordo non fosse stato fatto?
"Sarebbe
stato peggio. Ma non era una ipotesi plausibile. Avevo parlato anche
recentemente con Bob King, il leader del sindacato Chrysler. E lui mi
aveva garantito che non era intenzione del fondo Veba rimanere azionista a
Detroit. Il loro obiettivo era massimizzare il valore della quota e
questo sono riusciti a fare. Volevano 5 miliardi di dollari, ne hanno
portati a casa 4,3. Mi sembra un ottimo risultato per loro".
Ora che si arriva alla fusione, ci saranno i soldi per gli investimenti in Italia, non crede?
"Ora che si arriva alla fusione si aprirà una fase di ristrutturazione complessiva del gruppo. Si dovrà decidere dove mettere le produzioni, con quali
centri di progettazione, con quali centri direzionali, con quali sedi
legali e anche dove quotare la nuova società. Nella trattativa con il
sindacato americano, così com'era accaduto all'epoca del fallimento
pilotato con i governi di Usa e Canada, Marchionne ha dovuto prendere
impegni. In Italia in questi anni nessuno ha mai saputo, o voluto,
mettere Marchionne nella condizione di prendere impegni precisi. Ora si
apre l'ultima possibilità. Ma non basta che un ministro apra un
tavolo. È necessario che sia Enrico Letta in persona a prendere
l'iniziativa".
(04 gennaio 2014)