Proposto dal Governo 'licenziamento a voce' per i lavoratori precari. CGIL, confermata volontà di tagliare diritti fondamentali dei lavoratori
Cancellati i pochi passi avanti fatti alla Camera”, questo il commento del Segretario Confederale Fulvio Fammoni agli emendamenti presentati ieri (17 maggio) dal centro-destra al Senato al ddl lavoro.
Il lavoratore deciderà al momento della sottoscrizione della clausola compromissoria se affidare ad un arbitro, o meno, la risoluzione delle sue controversie future, e non già quelle insorte (ad eccezione del licenziamento) con il datore di lavoro. E' questo in sintesi l'emendamento che il relatore di maggioranza, Maurizio Castro, ha presentato al Senato, che di fatto cancella la modifica ottenuta dal PD nel passaggio del provvedimento alla Camera, con l'emendamento Damiano.
Inoltre è stato riproposto il “licenziamento senza la forma scritta” per i lavoratori con contratto a tempo determinato. Per i lavoratori precari con contratti a termine, è prevista infatti la possibilità di licenziamento a voce, allungando da 60 a 90 giorni i tempi per impugnare la decisione.
“E’ confermata la volontà pervicace di tagliare diritti fondamentali dei lavoratori, pur in presenza di una crisi che continua ad aggravarsi ogni giorno di più - ha ribadito Fammoni - si vogliono cancellare - prosegue - anche i pochi passi in avanti fatti alla Camera ed è del tutto evidente la volontà e la pressione del governo di chiudere nel modo peggiore la partita, anche a costo di un ulteriore passaggio parlamentare”. E conclude “ci opporremo con tutte le forme di mobilitazione possibile, nessuna esclusa, e questo tema sarà al centro di tutte le iniziative di lotta della CGIL”.
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