Dopo il fallimento del plebiscito la diplomazia dei pasticci si è messa in moto. La Fiat in questo momento manda messaggi contraddittori e ambigui, ma è chiaro che non può certo annunciare di aver cambiato idea e di mantenere le produzioni in Polonia. Si sta quindi cercando di costruire un’operazione che, senza cambiare nulla dell’accordo respinto dalla Fiom e che ha raccolto un così vasto dissenso tra i lavoratori, salvi la faccia. A chi? Alla Fiat, prima di tutto che, attraverso un protocollo aggiuntivo, che confonderebbe quello che è così chiaro purtroppo, nel testo, e cioè che si superano leggi, Contratti e Costituzione, dovrebbe permetterebbe anche l’adesione della Cgil. (...)
Così questa operazione viene presentata non come una via d’uscita dal tunnel dell’arroganza di Marchionne, ma come una gentilezza e un’apertura verso la Cgil, che in questo modo riuscirebbe a liberarsi dell’estremismo della Fiom. Tutto questo modo di procedere è solo il segno della crisi del sistema delle relazioni sindacali in Italia che, non a caso, accompagna la crisi industriale. Questi mezzucci vengono utilizzati dopo che si è detto a mari e monti che l’accordo di Pomigliano era un precedente che, finalmente, metteva in discussione la rigidità del Contratto nazionale e dello Statuto dei lavoratori. Il ministro Sacconi prima ha parlato di svolta storica, come per il referendum sulla scala mobile, e poi adesso minimizza dicendo che Pomigliano è un caso eccezionale. Più o meno lo stesso fa il suo partner Bonanni.
Il 1° luglio a Pomigliano si riuniranno delegati della Fiom della Fiat, del Mezzogiorno, dei grandi gruppi, per dare una prima risposta politica meditata a quanto sta avvenendo. E’ chiaro che l’enormità dell’attacco al Contratto e ai diritti, che si vuol far passare, attraverso il ricatto occupazionale su Pomigliano, ha in qualche modo frenato l’operazione e ne ha rivelato la brutalità. Ora bisogna reggere. E’ necessario estendere il movimento di difesa del Contratto e dei diritti e, grazie alla dignità mostrata dai lavoratori di Pomigliano, dire in tutte le sedi, con il massimo della chiarezza, che al ricatto occupazione-diritti, si risponde e si risponderà sempre di no. Pomigliano non vola Alitalia.
Roma, 28 giugno 2010