di Giorgio Cremaschi
Cosa aspetta la Cgil a mettere all’ordine del giorno lo sciopero generale? Si capiscono le difficoltà politiche, visto che il congresso è andato in tutt’altra direzione, pace con la Cisl, dialogo con il governo e con la Confindustria. Però quello che sta avvenendo in questi giorni è più forte di qualsiasi sbandata congressuale. Di fronte alla crisi il governo comincia a lanciare le prime avvisaglie di un programma che somiglierà sempre di più a quelli che si stanno sperimentando in Spagna, con la minaccia di quelli che si stanno attuando in Grecia. Si tagliano i salari pubblici ma, ovviamente, ci si prepara di conseguenza a colpire quelli privati. E, soprattutto, si fa più forte l’attacco ai diritti del lavoro. Il percorso in parlamento del disegno di legge “collegato lavoro”, rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica, sta diventando una galleria degli orrori. Non solo si ripristinano e si confermano tutte le norme sull’arbitrato, ma si aggiunge la facoltà del padrone di licenziare a voce, senza alcuna comunicazione formale. Questo arbitrio era stato cancellato dal diritto italiano ancora prima dello Statuto dei lavoratori, con la legge del 1966. Ora verrebbe ripristinato. (...)
Si minacciano le pensioni, a partire dalle finestre sull’anzianità, mentre le aziende licenziano gli anziani. Si annunciano tagli sulla sanità e sui servizi pubblici. Ancora una volta si massacrano la scuola e le università pubbliche. Nel frattempo è già aperto un tavolo di concertazione.
Il governo si incontra quotidianamente con Cisl, Uil e Confindustria per concordare le misure. La Cgil è esclusa da tutti i tavoli e tace. Certo, è difficile ammettere dopo neanche un mese di avere completamente sbagliato i giudizi del congresso e di aver portato l’organizzazione in un vicolo cieco nel quale non conta più niente. Però questa è la realtà e ad essa si può reagire solo con la dignità del conflitto.
La si smetta di aspettare di essere invitati a sedere su uno strapuntino al tavolo di chi ha già deciso. Si proclami subito lo sciopero generale, in nome dei diritti del lavoro e della giustizia sociale. Chi nella Cgil ha voglia di esistere e lottare si faccia sentire ora.
Roma, 20 maggio 2010
SONO UNA VOSTRA SIMPATIZZANTE,HO AVUTO IL VOSTRO INDIRIZZO PER CASO,VI FACCIO I COMPLIMENTI PER IL VOSTRO BLOG.VOGLIO DIRE A MARCO E PAOLO DI CONTINUARE COSI'SIETE RIMASTI GLI UNICI CHE SI DANNO ANCORA DA FARE. BUON LAVORO
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