I sottoscritti aderenti alla mozione "la Cgil che vogliamo", componenti la Commissione Politica, ribadiscono le proposte che il documento finale del Congresso a nostro avviso avrebbe dovuto contenere:
Giudizio netto di contrarietà all'accordo separato del 22 gennaio, con esplicito riferimento alla sua non emendabilità.
Riconquista di un nuovo sistema contrattuale, al quale la Cgil si presenti con una piattaforma di una o più ipotesi negoziali, sulla quale far esprimere con voto referendario i lavoratori attivi, come mandato vincolante dell'Organizzazione con avvio della consultazione nell'autunno 2010.
Lotta alla precarietà. Blocco dei licenziamenti e contrasto agli appalti al massimo ribasso. Vanno semplificati e riunificati i canali di accesso al lavoro, ripristinando la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, senza distinzione di tipologia o dimensione aziendale nell'esercizio di tutti i diritti previsti dallo Statuto dei Lavoratori, a partire dall'articolo 18. Informazione, sensibilizzazione, mobilitazione fino allo sciopero generale contro il Collegato lavoro e le ipotesi di Statuto dei lavori.
Definizione per legge di modalità certe e pienamente democratiche, nella misurazione della rappresentatività e nella validazione di piattaforme e accordi, tramite il voto referendario dei lavoratori e delle lavoratrici, anche nel caso di posizioni differenti tra le organizzazioni sindacali. Una democrazia sindacale siffatta è precondizione per la ripresa dei rapporti unitari.
Modifiche statutarie su democrazia, partecipazione e esercizio del voto degli iscritti in caso di piattaforme, accordi e/o consultazioni interne a partire dai congressi. Rinnovo periodico delle deleghe.
Il documento finale non contiene nessuna delle nostre proposte, non introduce alcun cambiamento ad un'impostazione politica, viziata di tatticismo, che ha dimostrato in questi anni la sua debolezza e inefficacia e che rischia ora di tradursi in subalternità della CGIL alle scelte altrui.
Inoltre, tutti gli emendamenti da noi proposti allo Statuto sono stati respinti mentre sono state introdotte modifiche che, esautorando le categorie dal pronunciamento su accordi interconfederali, alterano il rapporto tra le strutture e disegnano un modello di confederalità fortemente e palesemente gerarchico.
Il complesso di queste ragioni motiva il voto contrario della Mozione "la Cgil che vogliamo".
Domenico Moccia
Mirto Bassoli
Wilma Casavecchia
Giorgio Cremaschi
Rita Guglielmetti
Marigia Maulucci
Carlo Podda
Gianni Rinaldini
Nicoletta Rocchi
Maurizio Scarpa
Vanda Scarpelli
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