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martedì 15 giugno 2010

CIAO OLIVIERO

IERI MATTINA IN FABBRICA E' GIUNTA ALL'IMPROVVISO LA NOTIZIA DELLA SCOMPARSA PREMATURA DI OLIVIERO ROCCHEGGIANI, SCUOTENDO TUTTI COLORO CHE LO HANNO CONOSCIUTO.

VOGLIAMO RICORDARLO NELLE ASSEMBLEE, SEDUTO NELLE PRIME FILE, IN ATTESA, E POI A SALTARE FUORI PER INTERVENIRE QUANDO MENO TE LO ASPETTI, CONQUISTANDO I PRESENTI CON LE SUE BATTUTE FULMINEE, CON QUEL GUSTO PER IL CONFRONTO ASPRO NEI CONFRONTI DI QUALCHE DIRIGENTE DEL "SINDACAO".
EMERGEVA IL SUO DESIDERIO DI VOLER COMUNICARE AGLI ALTRI LA SUA VISIONE DEL MONDO, I DISAGI DELLA QUOTIDIANITA' IN FABBRICA, LA SUA CAPACITA' DI ESPRIMERE RAPPORTI GIOIOSI, DI UNA NON COMUNE IRONIA.
CONSAPEVOLE DI NON AVERE UNA VERITA' DEFINITIVA, MA DI AVVICINARSI AD ESSA PER APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE, IN UN MONDO DOVE TUTTO CAMBIA OLIVIERO ERA RIMASTO SE' STESSO ANCHE DOPO LA MALATTIA, CON QUELLA OSTINATA VOGLIA DI "SVEGLIARE I DORMIENTI".
CI MANCHERAI.

I COMPAGNI DI LAVORO

RITRATTI

In occasione dell'oramai consueto Audit sul WCM l'Azienda ha pensato che oltre alla straordinaria pulizia dei reparti e all'ordine sincronizzato ... si fa per dire... dell'organizzazione del lavoro del just in time jesino, fosse il caso di accogliere la calata dei Visitors (si presentano come dei veri e propri extraterrestri) con delle Gigantesche Fotografe di Operai e non, appese all'esterno e all'interno dello stabilimento.

I volti estremamente sorridenti (lo sono ancora...) erano incasellati al fianco di uno stuolo di mani levate al cielo, mani protese a slogan propagandistici i cui messaggi dicevano su per giù così:

Noi, I Lavoratori, Siamo I Veri Protagonisti Della Fabbrica

l'artifizio, doveva servire a creare agli occhi del “temuto valutatore” - questa volta senza gli occhi a mandorla - l'idea di un grande impegno collettivo verso quel traguardo moderno che porta il nome di WCM.

Insomma la fabbrica della letizia e della gioia. Fiat da vecchio padrone, diventa la “grande mamma” che dispensa felicità a tutti.

Dimenticando gli sforzi fatti da tutti i lavoratori del gruppo in questi anni per risollevare l'azienda - al fotografo sfugge il sudore della fatica, l'usura delle turnazioni, lo sfruttamento sempre maggiore sulle linee di montaggio, solo per citarne alcuni - La FIAT ha esplicitamente chiarito che nel 2010, causa la crisi, non intende aumentare il costo del lavoro, non riconoscendo di fatto ai lavoratori il Premio di Risultato, dopo averlo già dimezzato nel 2009.

Anzi, ai suoi Protagonisti riserva licenziamenti collettivi - come nel caso di Termini Imerese e Imola - o condizioni lavorative di fne Ottocento come quelle imposte a Pomigliano, scelte che molto probabilmente riguarderanno nel prossimo futuro l'intero Gruppo Fiat.

Magra consolazione, rimane la miopia di pensare di valorizzare i lavoratori solo attraverso le proposte di miglioramento, i buoni benzina e i Ritratti d'Autore, gran bella soddisfazione.

La vera felicità, a noi pare essere allora, esclusivamente a pannaggio dei consigli di amministrazione, degli azionisti o dei super dirigenti che da pesanti ritrutturazioni e chiusure di stabilimenti ricevono lauti compensi o la spartizione del dividendo azionario.

A noi, non rimane che la cartapesta delle fotografie appese ai muri dei reparti.


p.s. Per la cronaca l'Audit si è concluso con un guadagno di 2 punti ... da 50 a 52 ... forse è meglio cambiare fotografo...


jesi, 15 giugno 2010 la rsu della fiom-cgil

COMITATO CENTRALE FIOM-CGIL 14 giugno 2010, Documento conclusivo



Per i diritti e la democrazia sciopero generale di 8 ore il 25 giugno


La scelta della Fiat di imporre deroghe al contratto nazionale e la rinuncia a diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione ai lavoratori di Pomigliano, fa parte di un disegno complessivo che parte dal Governo e dalla Confindustria, di fronte all’aggravarsi della crisi.

Governo e Confindustria per mesi hanno colpevolmente minimizzato l’aggravarsi della crisi, parlando di ripresa, spandendo inutile ottimismo, rinunciando a misure vere a favore dell’occupazione. Ora che la crisi comincia a portare tutto il suo peso, esso viene totalmente scaricato sul mondo del lavoro, sui pensionati, sui disoccupati, sulle zone più deboli del paese a partire dal Mezzogiorno.

Le misure inique prese dal Governo fanno così parte di un progetto più vasto che vede l’attacco al Contratto nazionale, l’arbitrato, lo Statuto dei lavori, come strumenti fondamentali della destrutturazione dei diritti di tutto il mondo del lavoro. Si pensa di affrontare la crisi mettendo in discussione i princìpi di solidarietà fondamentali garantiti dalla Costituzione della Repubblica, che non a caso oggi viene messa esplicitamente in discussione come vecchia e inadeguata di fronte alla crisi.

L’attacco all’articolo 41 della Costituzione nel nome della piena libertà d’impresa muove assieme a quello allo Statuto dei lavoratori e al Contratto nazionale. Pur di avere un posto, le lavoratrici e i lavoratori dovrebbero rinunciare ai loro diritti fondamentali. Questo è il regime economico e sociale che si vuole imporre.

Il blocco della retribuzione dei lavoratori pubblici annuncia così l’attacco al salario dei lavoratori privati, mentre per tutti c’è il taglio dello Stato sociale in tutti i suoi aspetti e forme. Per tutte e tutti si allunga ulteriormente l’età pensionabile, ma in particolare sono le donne oggi a essere brutalmente colpite nella loro condizione di vita. L’occupazione, in particolare quella giovanile, pagherà il prezzo per queste scelte.Di fronte a tutte queste misure non un solo centesimo viene preso dalla grande ricchezza accumulata in questi anni di crisi.

La Fiom è consapevole che quanto sta avvenendo nel mondo del lavoro è parte di un disegno più generale, dove interessi antichi e forti puntano a colpire tutti gli equilibri sociali e anche gli assetti democratici del nostro paese. Non è un caso che, mentre si aggredisce il Contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori, si mette in discussione la libertà di stampa e l’autonomia della magistratura. È un modello autoritario e regressivo di gestione della crisi che si vuole imporre a tutti i livelli e in tutte le sedi del nostro paese.

Per queste ragioni la Fiom chiama tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori metalmeccanici a una lunga e difficile fase di mobilitazione per la difesa dei diritti e per conquistare una via di uscita dalla crisi fondata sulla giustizia, sulla democrazia, su un diverso modello di sviluppo rispetto a quella che si sta praticando.

La Fiom proclama 8 ore di sciopero il 25 giugno per tutta la categoria nell’ambito dello sciopero generale confederale. La Fiom convoca per il mese di giugno a Pomigliano un’assemblea nazionale di tutte le delegate e i delegati metalmeccanici del gruppo Fiat e del Mezzogiorno d’Italia per definire iniziative di solidarietà con i lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano. Ulteriori iniziative saranno decise per garantire la continuità della mobilitazione.

In questi giorni si è riaperta la questione della democrazia sindacale. La Fiom ha sempre rivendicato la necessità di regole certe sulla rappresentanza e sul diritto al voto, per tutte le lavoratrici e i lavoratori e si prepara a consegnare alle Camere un progetto di legge che ha già ampiamente superato le 50.000 firme raccolte. È paradossale che dopo aver negato a tutti i lavoratori metalmeccanici il diritto a decidere sul Contratto nazionale e sul principio delle deroghe, ora si voglia imporre azienda per azienda l’accettazione di questo principio. La Fiom ribadisce che non sono sottoponibili a rinuncia, neppure con il voto, i diritti indisponibili delle lavoratrici e dei lavoratori, e che il distorto principio, così applicato, è lo stesso che fa votare in Parlamento leggi che negano princìpi costituzionali di fondo sulla stampa e sull’autonomia della magistratura.

La Fiom è dunque consapevole che l’attacco ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori è parte di questa più vasta aggressione alla Costituzione della Repubblica e per questo chiama i metalmeccanici alla mobilitazione in difesa della democrazia.

Per queste ragioni la Fiom aderisce alla giornata di lotta indetta per il 9 luglio dalla Federazione nazionale della Stampa.

COMITATO CENTRALE FIOM-CGIL 14 giugno 2010 Documento conclusivo

Il no della Fiom al documento Fiat, le proposte per riaprire la trattativa


Venerdì 11 giugno il Gruppo Fiat ha confermato, in un incontro al ministero dello Sviluppo economico, la scelta di cessare l’attività di Termini Imerese, trasferendo in Polonia la produzione della Ypsilon entro il 21 dicembre 2011 e, permanendo l’assenza di reali e concrete soluzioni industriali, ciò significa cancellare oltre 2.200 posti di lavoro e una delle più importanti attività industriali di tutta la Sicilia.

Nella stessa giornata, il Gruppo Fiat ha condizionato l’investimento 700 miliardi di euro per produrre nel 2012 la Panda a Pomigliano all’accettazione di una proposta ultimativa, non negoziabile, che nel delineare un nuovo sistema di utilizzo degli impianti e di organizzazione del lavoro deroga all’applicazione del Ccnl e di diverse norme di legge in materia di sicurezza e salute sul lavoro e nel lavoro a turni.

Ci riferiamo, ad esempio, al fatto che le condizioni della Fiat sanciscano che: lo straordinario obbligatorio passa da 40 a 120 ore annue con possibilità per l’azienda di

comandarlo come 18° turno, nella mezz’ora di pausa mensa, nei giorni di riposo, per recuperi

produttivi anche dovuti a non consegna delle forniture; le pause sui montaggi si riducono da 40 a 30 minuti giornalieri; si può derogare al riposo di almeno 11 ore previste dalla legge da un turno all’altro per il singolo

lavoratore; l’azienda può decidere di non pagare il trattamento di malattia contrattualmente previsto a suo

carico; l’azienda può modificare le mansioni del lavoratore senza rispettare il principio dell’equivalenza

delle mansioni; l’azienda ricorre per 2 anni alla Cigs per ristrutturazione senza rotazione, con l’obbligo del

lavoratore alla formazione senza alcuna integrazione al reddito.

1Inoltre, la proposta ultimativa della Fiat contiene un sistema sanzionatorio nei confronti delle organizzazioni sindacali, delle Rsu e delle singole lavoratrici e lavoratori che cancella il diritto alla contrattazione collettiva fino a violare le norme della nostra Costituzione in materia di diritto di sciopero e licenziabilità.

Mentre Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno aderito alla posizione della Fiat, la Fiom-Cgil ha dichiarato inaccettabili tali proposte e richiesto alla Fiat di non considerare concluso il negoziato.

Il Gruppo Fiat ha preso atto delle adesioni, ribadito che la proposta era conclusiva e non negoziabile e nel caso la non firma della Fiom avesse determinato l’inapplicabilità di tali contenuti si sarebbe riservata di valutare la conferma o meno dell’investimento a Pomigliano.

La scelta della Fiat segna un passaggio di fase radicale nel sistema delle relazioni industriali affermando il superamento dell’esistenza del Contratto nazionale e assume pertanto una valenza generale che coinvolge l’intera categoria.

Se si afferma il principio che per investire in Italia è necessario derogare dai Ccnl e dalle Leggi si apre una voragine che indica quale uscita dalla crisi la riduzione dei diritti, dei salari e una modifica di fatto della Costituzione sociale e materiale.

Il Comitato centrale della Fiom, a partire dal Piano industriale della Fiat presentato il 21 aprile 2010, considera necessario mettere in campo tutte le iniziative utili a realizzare la difesa, l’innovazione e lo sviluppo delle produzioni automobilistiche in Italia e dell’occupazione. Rivendichiamo la definizione, frutto di un confronto tra tutte le parti, di un piano di intervento pubblico sul terreno della mobilità sostenibile e dello sviluppo della tecnologia alternativa, compresa la mobilità elettrica, e di un reale coordinamento tra le varie istituzioni.

La Fiat, nello stabilimento di Pomigliano, ha dato disdetta degli accordi aziendali in materia di orari di lavoro e organizzazione della produzione e in sostituzione ha proposto un nuovo accordo i cui contenuti sono quelli prima richiamati condizionando gli investimenti all’accettazione da parte di tutte le organizzazioni sindacali.

Pertanto, in assenza di una soluzione aziendale condivisa tra tutte le parti stipulanti, l’unico strumento in vigore e condiviso in materia di orario e organizzazione del lavoro è il Contratto collettivo nazionale.

L’applicazione del Ccnl permette alla Fiat la definizione di un regime di orario articolato anche su 18 turni, previo esame congiunto con le Rsu e l’utilizzo di 40 ore pro capite di straordinario comandato.

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Ciò permette alla Fiat di avere garantita una produzione annua di oltre 280.000 Panda con una produzione giornaliera su tre turni di 1.050 vetture che sono gli obiettivi dichiarati dal Gruppo per realizzare gli investimenti a Pomigliano.

Se la Fiat sceglie di applicare in tal modo il Ccnl e le leggi, la Fiom ne prende atto senza alcuna opposizione, disponibili ovviamente a una applicazione anche delle parti più rigorose e severe.

Non accedere a questa soluzione renderebbe evidente che per la Fiat l’obiettivo non è né quello della produzione né quello della flessibilità/compatibilità produttiva, ma come evidenziato dalle dichiarazioni dei ministri Sacconi e Tremonti l’obiettivo diventerebbe quello di voler affermare il superamento del Ccnl e aprire la strada al superamento dello Statuto dei diritti dei lavoratori.

Il Comitato centrale della Fiom ribadisce inoltre che deroghe al Ccnl e la messa in discussione di diritti indisponibili non sono materia a disposizione della contrattazione, sia nei singoli stabilimenti che a livello nazionale. Tanto meno, possono essere materia di ricatto verso le lavoratrici e i lavoratori che dovrebbero scegliere tra mantenere un posto di lavoro o rinunciare ai loro diritti individuali, compresi quelli sanciti dalla Costituzione in materia di sciopero e di contrattazione collettiva delle condizioni di lavoro, elementi che uniscono la libertà e la democrazia di un paese.

Per l’insieme di tali impegni il Comitato centrale condivide e sostiene la scelta di considerare non accettabile il documento conclusivo proposto dalla Fiat per lo stabilimento di Pomigliano e di conseguenza decide che la Fiom non può firmare un testo con contenuti che mettono in discussione diritti individuali, deroghe al Ccnl e con profili di illegittimità in materia di malattia e diritto allo sciopero.

Il Comitato centrale della Fiom ribadisce la piena disponibilità a garantire l’efficienza e la flessibilità produttiva dello stabilimento di Pomigliano attraverso un’intesa che garantisca il massimo utilizzo degli impianti, le flessibilità orarie utili a rispondere alla fluttuazione del mercato, un’organizzazione della produzione che garantisca qualità e produttività, salvaguardando le condizioni di lavoro. Tutto ciò è possibile realizzarlo nell’ambito del Ccnl e delle Leggi esistenti e su tali basi si riapra un vero tavolo di trattativa per giungere a un accordo.

Il Comitato centrale esprime profondo rispetto e massima solidarietà verso le lavoratrici e i lavoratori della Fiat. La Fiom nazionale concorderà con la Fiom di Napoli le modalità per dare continuità al proprio ruolo di rappresentanza e tutela degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.