giovedì 13 maggio 2010
SCIOPERO ALLA INDESIT COMPANY DI ALBACINA
SCIOPERO
Dopo mesi di confronto serrato con la direzione Aziendale Indesit Company Albacina
Dopo aver tenuto conto del cambio dell’intero management Aziendale dell’ultimo anno
Vista la situazione di forte disagio e difficoltà, che porta ogni giorno ad un deterioramento dei rapporti interni tra i lavoratori e viste tutte le problematiche ancora irrisolte, tra cui:
· rinnovo accordo monopresse
· nuova organizzazione del lavoro sugli impianti a polvere in smalteria
· contestazioni ai lavoratori, che per ritmi di lavoro e problemi organizzativi accidentalmente commettono errori
· ricollocazione RCL
· continui spostamenti del personale tra i reparti
· mancanza di organico nei reparti
· verifica velocità delle linee
· pause/bisogni fisiologici linee lean
Contro l’ennesima richiesta di modifica dei cicli sulle linee forni a discapito dei lavoratori (olio di gomito) , che già da oggi con i cicli già esistenti non permettono il raggiungimento dell’obbiettivo qualità, ed incidono sulle condizioni di salute dei lavoratori aumentando l’incidenza dell’assenteismo
La RSU proclama per lunedì 17 maggio 2 ore di SCIOPERO con il seguente orario:
primo turno e centrale dalle 8,00 alle 10,00
secondo e terzo turno ultime 2 ore
stesse modalità anche per i part-time
La RSU insieme ai lavoratori chiedono fin da ora:
" una politica di investimenti che riduca la saturazione sulle postazioni di lavoro, che porti al recupero della qualità e della produttività senza che questo ricada come sempre sulle spalle dei lavoratori
" una visibilità chiara e a lungo termine dei volumi produttivi e strategie Aziendali
" la possibilità di ricollocare gli RCL senza stravolgere la normale attività dello stabilimento
" risposte adeguate ai lavoratori dello stampaggio (turnazione speciale) per quanto riguarda la parte economica e l’attività di lavoro
" di rivedere immediatamente l’organizzazione del lavoro alle postazioni di lavoro degli impianti a polvere e collaudi, e si intervenga tempestivamente per il problema microclima sulle nuove postazioni
" di intervenire immediatamente al problema di organizzazione del lavoro sulle linee “lean” dando la possibilità di riorganizzare le fermate collettive
" una migliore organizzazione del lavoro e programmazione
Invitiamo tutti i lavoratori alla massima partecipazione allo sciopero
Albacina, lì 13/05/2010 la RSU Fim-Fiom-Uilm Indesit Albacina
LUNGIMIRANZA
Due sole sembrano essere negli ultimi tempi le idee di fondo che accompagnano la riorganizzazione aziendale interna a “ricetta” della crisi: l’accorpamento di sottogruppi nelle linee di montaggio (una grande catena stile Ford primi anni del ‘900), e la continua saturazione indistinta su linee, sottogruppi e collaudi; un’azienda insomma che invece di guardare avanti, si volta indietro, su strade già battute, e che la storia ha già dimostrato poco proficue: il taglio dei tempi.
Va da sé allora porre alcuni quesiti di importanza capitale per quello che sarà lo stabilimento di domani:
aumentando a dismisura la fatica e lo stress psicofisico in fabbrica movendo su ritmi e tempi, quale vantaggio ne trarrà la QUALITA’ DEL PRODOTTO, prerogativa indispensabile del mercato?
E’ giusta l’idea di rincorrere una volta turchi, una volta polacchi, puntando tutto sull’ abbattimento dei costi e mettendo in secondo piano il sapere operaio dello stabilimento ?
E’ possibile (secondo noi lo è, e sarebbe saggio) percorrere strade alternative?
Se andiamo a ben vedere, molte delle strade percorribili erano state anche se solo a parole, e anche se solo in parte, presentate dalla stessa Azienda in più occasioni nei vari kaizen o wcm che si sono affacciati in questi anni; di tutto questo però rimane ben poco.
Pensiamo ad esempio alla tanto vituperata ergonomia, oggi è intesa unicamente come risparmio in seno ai costi aziendali; avevano parlato di impiego cognitivo, attraverso di esso sembrava quasi dovessimo liberarci dal lavoro manuale, un coinvolgimento che doveva sviluppare stati di autonomia e capacità decisionale, insomma la tanto osannata partecipazione.
L’unica forma di coinvolgimento rimangono invece le proposte di miglioramento, (troppo spesso diventano di peggioramento!) usate come strumento divisorio sui lavoratori; esaltando la competizione tra lavoratori e tra i reparti. Qualsiasi richiesta anche la più legittima viene considerata valida solo dentro tale contesto, privilegiando il metodo al fine, in modo da inficiare in maniera fallace gli indicatori della partecipazione, secondo cui non è importante risolvere il problema, ma aumentare il numero delle proposte.
In ultimo, si può pensare di continuare ad apportare significative modifiche all’organizzazione del lavoro, (vedi cabine, officina2 e off.1 come in questi giorni) riducendo al minimo gli spazi dell’informazione e della contrattazione sindacale (sui tempi da troppo tempo il bilancio è insufficiente) senza oltretutto ricevere risposte chiare sui perché di tali cambiamenti, e su quali sono i “veri” programmi produttivi dell’ Azienda, come nel caso della “Trasmissione” o delle cabine “Utility”.
Una grande catena di montaggio sembra ben poca cosa dinanzi a una crisi di tal misura, ed evidenzia sul medio periodo condizioni lavorative severamente più usuranti per i lavoratori dello stabilimento di Jesi. Tutto ciò non va d’accordo né con la qualità della vita di chi vi lavora, né con la tanto agognata qualità che fiat sembra voler sacrificare in nome dei costi; senza dimenticare l’impatto che tutto ciò potrebbe avere sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, e non ultima, l’occupazione.
Se l’organizzazione del lavoro per buona parte è prerogativa aziendale e insindacabile come previsto dagli accordi, è legittima da parte nostra la richiesta di un “tempo giusto” che non logori la forza lavoro e metta al centro il “prodotto”: solo così si fanno buoni trattori.
La crisi passa ma le scelte restano, pretendiamo risposte serie e non di facciata.
Jesi, 14 Settembre 2009 LA RSU FIOM-CGIL
FIAT: IPOTESI RIFINANZIAMENTO PER 5 MLIARDI
Secondo Bloomberg, parte dei crediti potrebbe essere utilizzata per rifinanziare circa 2 miliardi di euro di prestiti di alcune società del gruppo e per finanziare il piano quinquennale di Fiat.
Sempre in base alle stesse fonti, l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, vorrebbe chiedere l’approvazione al piano di rifinanziamento intorno a luglio.
La lista dei creditori della Fiat è lunga, e comprende tra gli altri le francesi Bnp Paribas, Credit Agricole e Societé Generale, l’americana Citigroup e le principali banche italiane come Intesa SanPaolo e UniCredit.
Il Lingotto conta di chiudere il 2010 con ricavi per circa 50 miliardi di euro, un utile della gestione ordinaria tra 1,1 e 1,2 miliardi, un risultato netto vicino al pareggio e con un indebitamento netto industriale superiore ai 5 miliardi. A fine marzo l’indebitamento netto industriale ammontava a 4,7 miliardi di euro di poco superiore ai 4,4 miliardi di fine 2009.