Il Lavoro dalle nostre parti: intervista a Marco Brunetti
Il mondo del lavoro è sempre più al centro del dibattito politico nazionale. La prossima settimana il governo Monti darà avvio alla terza manovra in pochi mesi; una delle materie portanti del decreto legge sarà proprio il lavoro.
Per questi motivo ci sembra importante proporvi questa intervista a Marco Brunetti delegato R.S.U FIOM Cgil alla CNH di Jesi.
R: Mi fa oltremodo piacere questa domanda per l’accordo FINCANTIERI, all’interno dello stabilimento FIAT di JESI, la notizia è stata accolta con enorme soddisfazione dalle lavoratrici e dai lavoratori. Credo che il NO ostinato e tenace delle maestranze del cantiere abbiano portato a casa il risultato di abbattere un tabù, che per salvare il cantiere c’era bisogno dei licenziamenti. Si salvano invece i posti di lavoro lasciando anche aperta una prospettiva per il rilancio e lo sviluppo della cantieristica nel nostro Paese. La gestione unitaria dei lavoratori ma con l’impronta caratterizzante della FIOM, con le iniziative costanti e ripetute ha prodotto questo risultato, nonostante l’accordo separato precedentemente firmato a livello nazionale da film e uilm che accettava 205 licenziamenti.
D: Passando alla "tua" vicenda, cosa pensi della situazione Fiat?
R: In FIAT è in atto un durissimo attacco alle libertà costituzionali e sindacali sancite sia dalla Costituzione Italiana che dallo Statuto dei Lavoratori. Esplicitatosi con l’estromissione dalle relazioni sindacali della FIOM e di tutti i sindacati che hanno preferito non accettare il contratto capestro imposto dalla FIAT dal 1 gennaio 2012.
D: Ci spieghi le ragioni del rifiuto??
1. Libertà sindacali;
2. Totale assenza di qualsiasi pronunciamento da parte dei lavoratori – In 516 hanno deciso per 82.000 dipendenti;
3. Le condizioni di lavoro estremamente peggiorate.
Spieghiamo meglio ai non "addetti ai lavori" queste questioni...
3. Le condizioni di lavoro estremamente peggiorate.
Spieghiamo meglio ai non "addetti ai lavori" queste questioni...
R: 200 Iscritti alla FIOM. 400 voti nella ultima elezione per il rinnovo R.S.U. che conta il 52% della rappresentanza che equivale a sei delegati su 12. Questi i dati organizzativi di Jesi. A questi lavoratori / lavoratrici prossimamente sarà impedito di eleggere i propri candidati di avere accesso alla sala e bacheca sindacale, al diritto di assemblea di organizzazione, non sono infine più legittimati ad usufruire dei permessi sindacali compresi anche quelli interni. Molte sono inoltre le perplessità di ordine legale e giuridico per la figura dei delegati della sicurezza che l’accordo pare non voler riconoscere.
D: Vorresti approfondire alcune questioni che ti stanno particolarmente a cuore?
- Straordinario obbligatorio “del sabato” innalzato da 40 a 120 ore l’anno;
- Taglio delle pause sulle linee di montaggio;
- La messa in discussione della retribuzione dei primi due giorni di malattia;
- Impianto sanzionatorio nei confronti delle organizzazioni sindacali firmatarie e degli stessi lavoratori limitandone l’autonomia sindacale e stravolgendone la natura.
- La messa in discussione della retribuzione dei primi due giorni di malattia;
- Impianto sanzionatorio nei confronti delle organizzazioni sindacali firmatarie e degli stessi lavoratori limitandone l’autonomia sindacale e stravolgendone la natura.
D: I contratti separati purtroppo sono diffusi in varie categorie. Cosa pensi delle organizzazioni sindacali che li hanno prodotti?
R: Nei metalmeccanici l’accordo separato è la pratica più usata da FIM e UILM negli ultimi dieci anni, a mio modo di vedere il viatico che ha condotto alla fine del contratto nazionale per i lavoratori FIAT, anticipatori di un involuzione del sindacato italiano da sindacato generale a sindacato aziendalistico o di mercato. Credo che solo con la democrazia nei luoghi di lavoro, solo se a decidere saranno i lavoratori e non le burocrazie sindacali sarà possibile superare la pratica dell’accordo di vertice e separato.
R: Per i lavoratori di Jesi , il momento è particolarmente delicato e difficile per via del fatto che all’improvviso si sono ritrovati senza contratto nazionale e senza tutte quelle norme aziendali frutto di 40 anni di contrattazione e lotte alla FIAT.
D: E' il caso di dire che le bugie di Marchionne hanno le gambe corte?
R: Credo di si rispetto al piano “Fabbrica Italia” che sino ad oggi ha visto la chiusura di tre stabilimenti e la messa in cassa integrazione di gran parte dei lavoratori del gruppo. Il giudizio preoccupato espresso dalla FIOM si fonda su questi fatti. Scelte preoccupanti per la mancata programmazione di nuovi modelli che invece vengono proposti in America. Per alcuni aspetti penso che chi ha raccontato che quel modello di fabbrica doveva essere solo per Pomigliano, poi solo per Mirafiori, fosse ancora più bugiardo del manager canadese.
D: Per concludere, credi che la Fiat, pur essendo oramai una multinazionale, detti ancora legge in Italia?
R: Il rischio è che la scalata alla Chrysler e gli sforzi economici e finanziari di tale scelta portino ad una marginalizzazione dell’Italia rispetto a FIAT. Per porre argine a queste scelte metteremo in campo molte iniziative a cominciare dalla manifestazione nazionale per l’11 di FEBBRAIO a difesa del contratto, del lavoro e delle libertà sindacali , contro la precarietà e per un nuovo modello di sviluppo. L’altra iniziativa è locale e si terrà venerdi 27 Gennaio alle ore 21.00 alla seconda circoscrizione a S. Francesco con Giorgio AIRAUDO della segreteria nazionale FIOM.
Intervista eseguita da Jesi Attiva info@jesiattiva.org
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