Il “dopo Cristo”
Care lavoratrici, cari lavoratori, care iscritte, cari iscritti.
Il nuovo Contratto Fiat imposto con la complicità di Fim-Uiml-Fismic-Ugl cancella il contratto nazionale di lavoro e rappresenta un vero e proprio attacco alle libertà, alla democrazia, e alla condizione di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori della Fiat. Ripercorriamo i perchè. Dal 1 Gennaio Fiat nega alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto di associazione e di attività sindacale segnando una delle pagine più nere della storia di chi lavora dal dopoguerra ad oggi. In fabbrica, l'unico sindacato ammesso è quello aziendalista e che dice sempre Sì. Chi non è d'accordo, chi come la Fiom ha deciso di dire No allo scambio diritti lavoro, paga con l'esclusione, e si vede impedito a iscritti e simpatizzanti l'esercizio di libertà sindacali garantite dalla nostra Costituzione. Va ricordato che Fiat è già stata condannata dal tribunale di Torino per comportamento antisindacale nello stabilimento di Pomigliano per aver violato lo Statuto del Lavoratori nella costituzione della famosa newco. La servitù sciocca della compagine sindacale che ha firmato il contratto Fiat è riuscita anche in un altro “capolavoro”: quello di impedire ai lavoratori e alle lavoratrici di pronunciarsi sull'accordo aprendo un vero e proprio vuoto di democrazia dentro i luoghi di lavoro. In 513 hanno deciso per 82000 dipendenti, tanti i delegati di Fim Uilm che hanno detto si al nuovo contratto capestro. Il referendum, diritto sacrosanto delle lavoratrici e dei lavoratori, è concesso solo dove vuole la Fiat e solo dove è possibile strappare col ricatto il Si ai lavoratori (Pomigliano e Mirafiori docet!). Nel merito l'accordo peggiora significativamente anche la nostra condizione di lavoro. L' aumento dello straordinario obbligatorio fino a 120 ore, il taglio delle pause sulle linee di montaggio, la limitazione delle tutele in caso di malattia e dulcis in fundo le clausole di responsabilità e le commissioni che “al fine di prevenire, esaminare, risolvere motivi di potenziale conflitto collettivo...” limitano drasticamente il diritto di sciopero, altro principio della nostra Costituzione. Al sindacato che firma, l'accordo assegna il ruolo di guardiano in fabbrica del comportamento dei lavoratori. Quando non lo fa, l'Azienda lo sanziona e lo stesso fa con chi lavora. A difesa dei più deboli (si fa per dire!) il Premio di 600 euro che verrà erogato a Luglio prossimo. Non più legato ai parametri reddito-produttività-qualità ma alla effettiva presenza in fabbrica. In questo modo lo si nega a chi si ammala, a chi ha la sfortuna di avere a casa qualcuno che sta male, a chi si infortuna sul lavoro e alle donne, madri prima che lavoratrici. Insomma la più vile delle remunerazioni. La Fiom giudica sbagliato e vergognoso anche il comportamento del sindacato che ha deciso di firmare tale scempio. Non possiamo accettare la loro complicità alla Fiat nella operazione intollerabile di escludere la nostra organizzazione, peraltro maggioritaria, dalla fabbrica. Chiediamo invece le dimissioni dei loro rappresentanti a motivo del fatto che l'accordo in questione è stato contestato sonoramente dalle assemblee del 13 Dicembre scorso, e bocciato dal voto della Rsu subito dopo. Rivendichiamo inoltre il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a votare l'accordo come ampiamente chiesto dalle 20000 firme raccolte in pochi giorni in 67 siti produttivi di Fiat. Contro questa barbarie reagiremo mettendo in campo iniziative sindacali, di mobilitazione, pubbliche, e dove necessario anche legali, fino alla grande manifestazione nazionale indetta a Roma dalla Fiom per l'11 Febbraio “Democrazia al lavoro”. Per fare questo avremo bisogno di voi e della vostra partecipazione; e di qualcosa che i Marchionne, i Bonanni e qualche altro ectoplasma sindacale non riusciranno mai a scipparci: la nostra dignità.
Jesi, 24 Gennaio 2012 La Rsu della Fiom Cgil
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