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martedì 26 aprile 2011

 Il Contratto nazionale del 2008 è in vigore 
lo conferma anche la Magistratura 
 
I primi 9 pronunciamenti dei Tribunali di Torino e di Modena confermano la piena validità 
del Ccnl del 20 gennaio 2008 fino alla scadenza naturale della sua efficacia, sottoscritto 
unitariamente da tutte le organizzazioni sindacali e approvato con referendum dalle lavoratrici 
e dai lavoratori metalmeccanici, e ciò nonostante la sottoscrizione del Ccnl separato del 2009.
È un primo importante successo della Fiom-Cgil contro il tentativo, insito negli accordi 
separati, di limitare e impedire l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale. 
Sono infatti state condannate per attività antisindacale la Bulloneria Barge di Borgaro, 
le aziende Emmegi, Maserati, Rossi, Glem gas, Ferrari, Case New Holland e 
Titan Italia di Modena per:

- “aver negato la perdurante applicazione del Ccnl 20 gennaio 2008, sottoscritto anche 
dalla Fiom-Cgil, applicando l’accordo ‘separato’ del 15 ottobre 2009 ai lavoratori iscritti 
alla Fiom e ai lavoratori non iscritti ad alcun sindacato”;

- “aver richiesto ai lavoratori non iscritti ad alcun sindacato il versamento della 
contribuzione straordinaria in favore di Fim e Uilm per il Ccnl separato del 2009 
senza informare gli stessi della contemporanea applicazione in azienda del Ccnl 
del 20 gennaio 2008”.

Un’ulteriore importantissima sentenza del Tribunale di Torino nei confronti della Tyco 
Electronics Amp Italia, nel riconfermare la validità del Ccnl del 2008, impone all’azienda 
di continuare a erogare gli aumenti salariali in atto a tutti i lavoratori, quale condizione di 
miglior favore. La non erogazione costituirebbe comportamento antisindacale e discriminatorio 
e in ogni caso violazione dell’articolo 36 della Costituzione. 

I Tribunali di Modena e di Torino, in applicazione delle leggi del nostro paese, hanno, quindi, 
ordinato l’applicazione del Ccnl 2008 ai lavoratori iscritti alla Fiom-Cgil e ai lavoratori non 
iscritti ad alcun sindacato che, solo dopo una completa informazione, non manifestino 
adesione al Ccnl del 2009.

Le norme peggiorative e le deroghe previste dall’accordo
separato 2009, quindi,  potranno essere applicate solo agli
iscritti alla Fim e alla Uilm
(derogabilità del Ccnl su tutte le materie, peggioramento dei diritti per i lavoratori 
assunti a tempo determinato, introduzione di clausole elastiche e flessibili per 
l’orario delle lavoratrici e lavoratori part time)

Di fronte a tali pronunciamenti la Fiom ribadisce la necessità di giungere alla 
definizione di un Contratto nazionale condiviso tra tutte le parti e con il consenso 
delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici.

La Fiom propone a Fim, Uilm e Federmeccanica, quale questione prioritaria, di definire regole cogenti sulla rappresentanza e sulla democrazia capaci di impedire 
la pratica degli accordi separati

Roma, 26 aprile 2011

sabato 23 aprile 2011

venerdì 22 aprile 2011

"ANDATE A LAVORARE DA UN'ALTRA PARTE..."



 Queste sono state le ultime parole pronunciate dal capo-officina nella sua inopportuna intromissione all'assemblea in sciopero voluta dai lavoratori e indetta dalla RSU, svoltasi al reparto Trasmissioni, nella giornata di ieri l'altro mercoledì 20 Aprile, a causa del peggioramento delle condizioni di lavoro in linea di montaggio.
Quelle parole erano state precedute da un'atteggiamento autoritario e inquisitorio oltre che poco educato nei confronti di coloro – L'orgoglio della fabbrica...quelli sì...!! - che erano riuniti a discutere delle problematiche e di come formulare una proposta all'Azienda per superarle.
Tali comportamenti seguono a tutta una serie di fatti verificatesi negli ultimi tempi al reparto Cabine, provvedimenti disciplinari e spostamenti precostituiti non certo da esigenze organizzative o produttive, sembrano essere il pane quotidiano con cui un Caposquadra “rampante” assieme alla “Piccola Thatcher” - abbiamo anche noi la nostra Lady di ferro!! – pensano di risolvere i problemi del reparto.
Ma in fondo...cosa c'è di meglio che scaricare le proprie incapacità sui lavoratori?

Il dubbio che ci inquieta è chi sia che debba andare a lavorare da qualche altra parte...o magari prima di prendere decisioni affrettate gradiremmo un po' di formazione: comunicazione, diritto sindacale e un po' di galateo che non fa mai male.


Jesi 22 Aprile 2011                                     La RSU della Fiom-Cgil

COMUNICATO STAMPA
Contratto Metalmeccanici. Landini (Fiom): “Dopo Torino, arriva la sentenza del Tribunale di Modena su sette aziende, confermando che il Contratto in vigore è quello del 2008”

Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

“Con la sentenza di oggi del Tribunale di Modena - che riguarda sette aziende: Emmegi, Maserati, Rossi, Glem Gas, Ferrari, Case New Holland e Titan - viene accolto l'obiettivo del nostro ricorso: si conferma che il Contratto del 2008 è quello legittimamente in vigore. A questo punto è utile che tutte le parti, compresa Federmeccanica, si pongano il problema di definire un vero contratto nazionale condiviso da tutte le parti e che abbia il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori.”
“La sentenza, che si aggiunge a quella di Torino, dimostra che la strada degli accordi separati aumenta i problemi anziché risolverli. E si riafferma la necessità che sulla rappresentanza e rappresentatività si arrivi a una soluzione certa, fino ad arrivare a una legislazione in materia.”
“Proponiamo a Federmeccanica e Fim e Uilm di avviare su tale materia un confronto per impedire il protrarsi della pratica degli accordi separati, per il bene delle lavoratrici e dei lavoratori.”

Roma, 22 aprile 2011
 CNH JESI

Nella giornata di ieri giovedì 21 Aprile si è svolto un incontro tra la RSU e la Direzione della Risorse Umane di Fiat Cnh.
Dopo una descrizione rapida dell’ultimo Audit sul WCM da parte dell’Azienda, la RSU ha fatto presente a Fiat la necessità di aprire una discussione in merito alla valorizzazione economica e professionale delle linee di montaggio e del grosso delle lavoratrici e dei lavoratori che pur rappresentando il pilastro della fabbrica, da anni sono nel dimenticatoio.
Meriti, soldi e riconoscimenti da troppo tempo riguardano solo e sempre i soliti noti.
L’Azienda, pur non escludendo a priori la possibilità di aprire un tavolo di contrattazione in tal senso, si è riservata di attendere il consulto delle Relazioni Industriali.
A motivo di ciò la discussione è stata aggiornata a data da destinarsi.

Jesi 21 Aprile 2011                    La RSU della FIOM-CGIL

lunedì 18 aprile 2011

 La Fiom-Cgil ricorre contro l'uso delle newco Fiat
per superare il contratto nazionale e
contro l'antisindacalità dei comportamenti dell'azienda

Oggi la Fiom-Cgil nazionale ha depositato presso il Tribunale di Torino un ricorso per chiedere
che venga accertata la nullità e l'antisindacalità del comportamento della Fiat nella costituzione
della nuova  società (newco) Fabbrica Italia Pomigliano e dei suoi effetti sulle lavoratrici e i
lavoratori.
 

Il ricorso chiede
•  che sia accertata la nullità per violazione o frode del disposto dell’art. 2112 del codice civile 
delle intese contrattuali tra le Società in occasione del trasferimento di azienda e attività
produttiva, tra la Fiat group automobiles spa e la Fabbrica italiana Pomigliano spa;
 
•  che sia dichiarata la illegittima interruzione dei rapporti di lavoro dei dipendenti della prima
Società occupati presso lo stabilimento “Giambattista Vico” di Pomigliano, con conseguente
cessazione dell’applicabilità in loro favore della disciplina contrattuale collettiva in essere,
nonché l’accensione ex novo di rapporto lavorativo con la seconda società, non aderente a
Federmeccanica, firmataria di accordo sindacale del 7 febbraio 2011, non sottoscritto dalla
Fiom.
 
Dato   che   per   i   lavoratori   iscritti   alla   Fiom-Cgil   coinvolti   nella   vicenda   traslativa,  
l’illegittima  risoluzione dei rapporti comporta la cessazione di efficacia del Ccnl tuttora vigente, 
nonché dell’Accordo interconfederale del 20 dicembre 1993 (e dell'Accordo nazionale di 
categoria del 2 febbraio 1994  in merito alla costituzione delle Rsu) e, conseguentemente, 
per la Fiom-Cgil, ai sensi dello Statuto dei lavoratori, la perdita, all’interno dell’unità produttiva 
trasferita, non solo della possibilità di concorrere alla elezione della Rsu, ma anche quella di 
nominare le Rsa;
 
Il ricorso chiede anche
• che sia accertata la consumazione, da parte della Fiat, di un comportamento antisindacale
nei confronti della Fiom-Cgil, e che la Fiat sia condannata a cessare tale comportamento e a
rimuoverne gli effetti, con l’ordine di dare applicazione nello stabilimento a tutti i contratti e
accordi collettivi già vigenti e applicati in epoca precedente al trasferimento d'azienda.
 
La  Fiom-Cgil si era  presa l'impegno  con le  lavoratrici  e i  lavoratori,  da Pomigliano  
a Mirafiori, di ricorrere contro i comportamenti di Fiat anche nelle sedi di giustizia
per ristabilire il valore dei contratti nazionali, che non possono essere messi in discussione 
azienda per azienda, mettendo le lavoratrici e i lavoratori di ogni impresa gli uni contro gli altri, 
con la minaccia della soppressione dei posti di lavoro, scaricando sui lavoratori decisioni 
d'investimento che non appartengono loro. E ristabilendo, in questo modo, anche il rispetto 
delle leggi e delle libertà sindacali per tutti i lavoratori e tutti i sindacati.
L'azione legale è per noi integrativa e a sostegno dell’azione sindacale, mai sostitutiva della
stessa,   ed   è   per   questo   che   in   ogni   trattativa   del   gruppo   Fiat   abbiamo   
partecipato e parteciperemo con proposte e azioni tese a trovare possibili accordi – rispettosi 
del Contratto nazionale e delle normative di legge – e soluzioni nell’interesse delle lavoratrici, 
dei lavoratori e del paese.
Con questa azione legale respingiamo qualunque tentativo di esclusione della Fiom-Cgil, dei
suoi rappresentanti e delle tante e tanti lavoratrici e lavoratori che ci sostengono.

Roma, 18 aprile 2011

 

Thyssen sentenza storica, morire in fabbrica non è solo un “incidente”


Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

 
La sentenza che condanna a pene detentive pesanti i vertici della Thyssen Krupp per il terribile incidente che è costato la vita a sette operai a Torino è una sentenza storica. Innanzitutto voglio sottolineare che se si è arrivati ad essa è stato per il modo in cui sono state fatte le indagini: gli inquirenti hanno indagato non solo la dinamica dell’incidente mortale ma tutto ciò che era stato fatto – o non fatto – per evitarlo. Questa è la novità che noi ci auguriamo faccia scuola per i magistrati. Dire che c’è una responsabilità dell’azienda e delle istituzioni nel modo in cui si tutela la salute dei lavoratori e delle lavoratrici indica che fin dalla progettazione degli impianti la tutela e la salute debbono costituire un punto di cui tener conto. Nella sentenza inoltre, per quel che ho potuto leggere, sarà necessario approfondire, si parla anche di un taglio dei finanziamenti pubblici alle imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza; questo secondo me significa affermare che ci deve essere una responsabilità sociale dell’impresa e che la tutela della salute debba essere un elemento costitutivo del funzionamento dell’impresa.
Noi, la Fiom, ci eravamo costituiti parte civile e abbiamo lavorato in questa direzione, abbiamo attivato in questi anni anche un piano straordinario sulla formazione dei rappresentanti sindacali sulla sicurezza. Perché è indubbio che il modello di sviluppo che si è andato affermando in questi anni ha puntato molto sullo sfruttamento delle persone, sulla riduzione del lavoro ad una merce che poteva essere sostituita in qualsiasi momento.
Abbiamo lavorato sulla sicurezza mentre il tentativo del ministro Sacconi è stato quello di ridurre le sanzioni solo al piano pecuniario e non penale. Se fosse stato per questo governo oggi noi sulla Thyssen avremmo avuto al massimo una multa, non una condanna dell’amministratore delegato a 16 anni e rotti di carcere. È indubbio che questo dimostra che se una legge viene davvero interpretata dai magistrati nella sua essenza questo può produrre dei cambiamenti oggettivi, perché voglio far notare che in questi anni non sono calati i morti sul lavoro. Pochi giorni fa è morto un altro lavoratore nell’impianto petrolchimico e se guardiamo i dati globali non siamo in presenza di una diminuzione delle morti sul lavoro. I lavoratori muoiono come prima, anzi, di più, perché è enormemente aumentata la cassa integrazione ma le morti restano le stesse.
L’importanza della sentenza è dunque grandissima, anche nel senso di rimettere la questione sotto i riflettori e nell’affermare la responsabilità delle imprese sfatando ciò che si cercava di far passare, e cioè che gli incidenti sul lavoro accadono per la disattenzione dei lavoratori.
 
FIOM-CGIL NAZIONALE

Roma, 16 aprile 2011
COMUNICATO STAMPA
ThyssenKrupp. Fiom: “La sentenza di Torino costituisce uno spartiacque: condannato per omicidio volontario con dolo eventuale l’Amministratore delegato di un’azienda”

 
La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil ha diffuso oggi il seguente comunicato.

 
“La sentenza della Corte d’appello del Tribunale di Torino, che ha condannato tutti gli imputati nel processo ai dirigenti della ThyssenKrupp, è un atto di giustizia non solo nei confronti dei sette lavoratori morti nel dicembre del 2007, ma anche nei confronti di tutti i lavoratori uccisi sul lavoro.”
“Si tratta di una sentenza spartiacque perché, per la prima volta, viene riconosciuto colpevole di omicidio volontario, con dolo eventuale, l’Amministratore delegato, e con lui tutti gli altri dirigenti, per la decisione di far ripartire la produzione in uno stabilimento ove le norme di sicurezza non erano di fatto esistenti e garantite.”
“La sentenza afferma che ci deve essere una responsabilità sociale delle imprese e che la vita, la salute e la sicurezza dei lavoratori sono un obbligo non derogabile anche a fronte di necessità e urgenze produttive.”
“Quella di Torino è una sentenza che potrà servire in tanti altri processi per omicidi sul lavoro, a cominciare dal processo nei confronti della Saras di Cagliari per la morte, due anni fa, di tre lavoratori metalmeccanici che erano impegnati nella manutenzione dell’impianto petrolchimico. Una tragedia a cui, purtroppo, si è aggiunta la morte di un altro lavoratore la scorsa settimana.”
“La Fiom auspicava questa sentenza e anche per questo ci siamo costituiti parte civile, come facciamo ogni qualvolta c’è un infortunio grave o l’omicidio di un lavoratore, perché pensiamo che solo così si possa rimettere in discussione quel modello produttivo che ha ridotto i lavoratori a merce e non più a persone con una testa e un corpo da difendere e da apprezzare.”
“Ci sembra grave e assurdo che ThyssenKrupp possa mettere in discussione la sua permanenza in Italia, quasi che gli investimenti nel nostro Paese siano possibili solo a condizione di non rispettare le norme e le leggi sulla salute e la sicurezza; norme che, peraltro, vengono rispettate in tutti i paesi europei, a partire dalla Germania.”
“La vera sfida va giocata sulla qualità dei processi e dei prodotti e sulla creazione di siti produttivi di eccellenza come quello ternano.”


 
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
 
Roma, 18 aprile 2011

Conferenza stampa di Maurizio Landini e Giorgio Airaudo. Roma, 16 aprile...

sabato 16 aprile 2011

FIAT: LUNEDI' IL RICORSO FIOM CONTRO NEWCO POMIGLIANO



La nascita della newco di Pomigliano, contro cui vertera' l'azione legale che la Fiom presentera' lunedi', "e' finalizzata - ha detto Landini - ad aggirare le leggi italiane ed europee sul trasferimento d'impresa". La newco inoltre "e' costruita in modo da lasciare fuori - ha aggiunto - le realta' sindacali che non hanno firmato l'accordo del 29 dicembre scorso". Un accordo che, secondo la Fiom, viene utilizzato in sostituzione del contratto nazionale di lavoro.
"La richiesta di dimissioni in vista della riassunzione nella newco - ha proseguito Landini - e' un tentativo di aggirare le leggi sul trasferimento d'impresa, per non applicare il contratto nazionale di lavoro e per far perdere ai lavoratori, nel trasferimento, i loro diritti. E' un comportamento antisindacale", ha sottolineato il segretario della Fiom chiarendo che l'azione legale "e' volta a chiedere che gli accordi stipulati nei vari stabilimenti a queste condizioni siano considerati nulli".
 
Nessuna intenzione di passare la palla ai giudici, ha pero' assicurato Landini: "Il nostro lavoro sindacale continuera', prima di tutto con lo sciopero generale del prossimo 6 maggio che noi abbiamo esteso a 8 ore".


                                                                                 La RSU FIOM-CGIL
FIOM INFORMA


"La sentenza Tyssen è un atto di giustizia che premia il rigore e la tenacia dell'inchiesta e dà speranza a tutto il mondo del lavoro che soffre e muore per il supersfruttamento. E' una sentenza storica che finalmente punisce nella giusta misura le responsabilità aziendali e riconosce tutte le vittime. Non ci restituisce le vite distrutte ma servirà a salvarne altre. Viva l'indipendenza della magistratura!"
                                                                                                                   
                                                                                                                                                  La RSU-RLS FIOM-CGIL

Non ci sono più morti bianche

di LUCIANO GALLINO
La sentenza a carico dei dirigenti della ThyssenKrupp è molto dura. Su un punto fondamentale, quello di giudicare gli investimenti in tema di sicurezza consapevolmente non effettuati come prova di omicidio volontario da parte dell'amministratore delegato, la Corte ha accolto in pieno le richieste dell'accusa. Come si aspettavano familiari e compagni delle vittime. Condannando la massima autorità dell'impresa al massimo della pena proposta dai Pm, sedici anni, e cinque dirigenti a pene che vanno da dieci anni  -  un anno in più rispetto alla richiesta  -  a tredici e mezzo, la sentenza riafferma con estrema forza un principio cruciale: di lavoro non si può, non si deve morire. Per cui ogni dirigente o imprenditore che non si occupa e preoccupa a sufficienza della sicurezza dei dipendenti sui luoghi di lavoro incorre in una colpa grave. 
Anche quando non abbia contribuito direttamente all'incidente che ha ucciso qualcuno, ma in qualche modo abbia accettato che esso succedesse come effetto eventuale del suo comportamento. Come decidere di non predisporre adeguate misure di sicurezza in un impianto che di lì a qualche tempo si dovrebbe chiudere o trasferire, perché in fondo esse sarebbero, nella ratio della contabilità aziendale cui un dirigente ritiene di doversi attenere, un inutile spreco. Anche se, per evitare quello spreco, finisce che ci vanno di mezzo vite umane.
La contabilità fondata sull'idea del "non è mai successo, perché dovrebbe accadere adesso?" è molto diffusa nelle imprese di ogni dimensione. Essa contribuisce a provocare oltre mille morti l'anno, decine di migliaia di infortuni invalidanti, nonché gran numero di malattie professionali che rattristano e accorciano la vita. La sentenza ThyssenKrupp è un grosso aiuto per combattere tale cultura. Essa fa severamente presente a dirigenti e imprenditori che se quello che non sarebbe dovuto succedere poi accade davvero, perché loro non hanno preso le dovute misure precauzionali, d'ora innanzi rischiano molto.
Una pena di tal gravità non era mai stata avanzata nelle numerose cause derivanti da incidenti sul lavoro che si sono susseguite negli scorsi decenni. Poiché gravissime erano le colpe degli imputati, si può essere soddisfatti perché giustizia è stata fatta, anche se essa non riduce né l'entità della tragedia né il dolore delle famiglie. Ma v'è un aspetto di questa sentenza che va al di là del senso di restituzione di qualcosa che era dovuto alle vittime, ai loro compagni, ai familiari. Negli ultimi decenni il mondo del lavoro ha pagato un prezzo elevatissimo in termini di compressione dei salari, peggioramento delle condizioni di lavoro, erosione dei diritti acquisiti, oltre che di vittime di incidenti e malattie professionali che la legge sulla sicurezza nei posti di lavoro dovrebbe limitare, se negli ultimi anni non fosse stata indebolita in vari modi dal legislatore. 
Questa sentenza - che arriva una volta, ma può essere una volta determinante; e verte su un caso specifico, che può però diventare generale - afferma che tutto ciò non è giusto. E che tutti i suoi elementi si tengono, per cui se si attenta a uno si compromettono anche gli altri. Da ultimo è il lavoro a creare benessere per tutti. E' la base su cui si regge sia la ricchezza privata che quella pubblica. Merita un ampio riconoscimento sociale - lo dice perfino la Costituzione. Perciò né il lavoro né il lavoratore dovrebbero essere trattati come una merce che si usa se serve, si butta da parte se non serve, si cerca di pagare il meno possibile, e non importa poi troppo se chi presta il lavoro ci rimette la vita perché l'impresa, in nome della globalizzazione e del mondo che è cambiato, deve anzitutto far quadrare il bilancio. Dopo la sentenza di Torino, un simile modo di ragionare dovrebbe ridurre un po' la sua iniqua presa, nel sistema economico non meno che in politica.

mercoledì 13 aprile 2011

Comitato centrale Fiom-Cgil 11 aprile 2011

Il Comitato centrale della Fiom-Cgil impegna tutta l'organizzazione per la massima riuscita dello sciopero generale proclamato dalla Cgil per il 6 maggio 2011 sulla base delle decisioni assunte dal Direttivo nazionale della Cgil.
Il Comitato centrale, nell'assumere la proposta della Segreteria nazionale, estende a 8 ore lo sciopero generale e invita le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici ad aderire e a partecipare alle manifestazioni territoriali in programma in tutto il paese.
Lo sciopero generale è lo strumento per riunificare le lotte sociali in corso in tutto il paese, contro la precarietà, per la difesa del lavoro e dello Stato sociale, per una scuola pubblica, il diritto allo studio e alla formazione, per la difesa della nostra Costituzione e per un nuovo modello di sviluppo.
La catastrofe giapponese, il riproporsi della guerra, con la conseguente fuga di migliaia di persone e il vergognoso rifiuto all'accoglienza, sono un'altra drammatica dimostrazione della totale insostenibilità di questo modello, per la vita umana e per l'ambiente.
Le rivolte in Medio Oriente e nel sud del Mediterraneo dimostrano la straordinaria voglia di democrazia e di partecipazione a cui va tutto il nostro sostegno.
Lo sciopero generale è lo strumento per permettere l'estensione nei luoghi di lavoro e nel paese di un vasto movimento capace di respingere l'attacco senza precedenti che Governo, Confindustria e Fiat stanno portando all'esistenza del Ccnl, ai diritti, al lavoro, alla democrazia e alle libertà delle lavoratrici e dei lavoratori.
Per queste ragioni, il Comitato centrale della Fiom considera l'estendersi della pratica degli accordi separati, che ha coinvolto anche i lavoratori del commercio, della scuola e del pubblico impiego, un fatto grave che segna un cambio di fase e l'esplicito tentativo del Governo, della Confindustria e delle altre associazioni datoriali di usare la crisi per modificare alla radice il sistema dei diritti e l'esistenza della contrattazione collettiva.
Sulla base delle decisioni e degli orientamenti assunti all'Assemblea nazionale di Cervia, la Segreteria nazionale è impegnata a convocare la prevista riunione del Comitato centrale entro la metà del mese di maggio.
Approvato all'unanimita

martedì 12 aprile 2011


       CAMPAGNA STRAORDINARIA DI    
TESSERAMENTO E RINNOVO DELLE
DELEGHE SINDACALI

La Fiom ha deciso una campagna straordinaria di tesseramento e di rinnovo della delega sindacale. Questo significa chiedere a tutte le iscritte e a tutti gli iscritti di ribadire la propria scelta di iscrizione al sindacato e ai lavoratori non iscritti di aderire anche alla Fiom. È una volontà di trasparenza e di rapporto diretto con le lavoratrici e i lavoratori.
Vogliamo riaffermare l’idea del sindacato liberamente scelto come strumento della rappresentanza collettiva del punto di vista di chi lavora, proprio mentre è in atto un attacco senza precedenti al contratto, ai diritti nel lavoro, alla natura stessa della rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori.
 La Fiat è il primo esempio: a Pomigliano e Mirafiori solo chi sottoscrive il piano aziendale che peggiora leggi, contratto nazionale e viola diritti costituzionali, avrà delegati ma nominati e non più eletti dai lavoratori.
 La Fiom non riconosce il Ccnl separato firmato da Fim e Uilm nel 2009 che introduce anche le deroghe al Contratto nazionale. È ancora in vigore il Ccnl del 2008 firmato unitariamente e approvato con il referendum dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici che scade alla fine del 2011. All’Assemblea nazionale delle delegate e dei delegati della Fiom a febbraio, abbiamo perciò deciso di presentare entro l’anno la piattaforma che discuteremo e faremo votare in tutti i posti di lavoro. Le imprese sanno che abbiamo ragione, ma continuano a tentare di demolire contratto e diritti e di non riconoscere la rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Noi non vogliano trasformarci in un sindacato di servizio e degli enti bilaterali, guardiano nei luoghi di lavoro delle decisioni aziendali, impotente rispetto al peggioramento delle condizioni di lavoro. Per questo dobbiamo difendere il diritto alla libertà di iscrizione al sindacato che i lavoratori scelgono, garantito dalla Costituzione.
La nuova delega esplicita che la trattenuta sindacale è ai sensi della contrattazione collettiva e a titolo di cessione di credito da parte del lavoratore alla Fiom. In questo modo le aziende non possono rifiutare l’iscrizione. In realtà esplicitiamo ciò che la giurisprudenza (Sessioni unite dalla Corte di Cassazione) ha già chiarito, cioè che il versamento della trattenuta sindacale è già ora per tutti i sindacati cessione parziale del credito. La Fiom rende questo aspetto trasparente nella nuova delega.
L’iscrizione al sindacato non limita il diritto dei lavoratori a ricorrere in caso di bisogno alla cessione del quinto per prestito. Infatti, possono esistere più cause di riduzione del credito entro il limite complessivo del 50% del salario. Ma anche volendo dare conto delle interpretazioni messe in circolo da altri sindacati, il costo dell’iscrizione vale l’1% della retribuzione mensile sul 20% di cessione per contrarre un prestito.
Come è ovvio e come è scritto nella delega, il lavoratore può decidere in qualsiasi momento di revocare l’iscrizione al sindacato di conseguenza interrompendo la trattenuta sindacale della quota associativa.

Per dare forza alla rappresentanza del lavoro;
Per difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori;
Per la riconquista del contratto nazionale senza le deroghe;
Per un sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici
                   liberamente scelto e libero dai ricatti                      ISCRIVITI ALLA FIOM!

domenica 10 aprile 2011

Sciopero del 6 maggio il sasso e la mano, di Loris Campetti dal Manifesto -

Gli ingredienti per fare dello sciopero generale del 6 maggio una giornata speciale, l'avvio di un cambio di marcia e di rotta dell'opposizione sociale al berlusconismo, ci sono tutti. La crisi continua a pesare sui lavoratori e i pensionati - i nuovi poveri che si sommano a sofferenze più antiche - e le risposte economiche e politiche per tentare di uscirne non fanno che accentuare le diseguaglianze. Dentro la crisi è diventata intollerabile la condizione dei giovani e dei lavoratori meno tutelati, i precari che il sistema industriale utilizza come forza lavoro di riserva per abbattere i diritti di tutti. Salvo poi espellerli in piena libertà, l'unica libertà riconosciuta che è quella d'impresa, grazie a un sistema di leggi infami di cui hanno responsabilità in tanti, e non solo Berlusconi che ha completato un percorso avviato dal centrosinistra.
In questo contesto, Cisl e Uil sono diventati sindacati complici delle imprese e del governo e accompagnano lo stravolgimento dei diritti sociali e sindacali con accordi separati senza e contro la Cgil. Non è solo la Fiom vittima di questa deregulation mirata a cancellare diritti, Statuto dei lavoratori, Costituzione e contratti nazionali: il nuovo sistema contrattuale è frutto anch'esso di un accordo separato, così come è avvenuto per i rinnovi delle principali categorie, meccanici, commercio, pubblico impiego, scuola...
Per tutte queste ragioni, nel vuoto di iniziativa dell'opposizione politica al governo Berlusconi e in pieno corteggiamento della Confindustria che ognuno tenta di tirare dalla sua parte, lo sciopero indetto della Cgil risponde a una domanda e una protesta sociale che negli ultimi mesi non si è risparmiata, dagli studenti ai precari, dagli operai metalmeccanici impegnati ad opporsi alla filosofia generale predicata da Marchionne, fino a chi si mobilita in difesa dei beni comuni, per l'acqua pubblica, contro il nucleare, per un diverso modello di sviluppo costruito sulla base dei più elementari (e rivoluzionari) vincoli sociali e ambientali - persino umani verrebbe da dire, se si dà un'occhiata a quel che avviene nel Mediterraneo.
Lo sciopero della Cgil può essere un collante sociale. Gli scioperi generali non sono più da tempo il grimaldello per rovesciare i governi, ma quello del 6 maggio può avere un ruolo di riunificazione delle lotte e delle energie in campo.
Eppure, l'impressione che si ha è che la Cgil non voglia premere sull'acceleratore. Il suo gruppo dirigente nazionale è stato sostanzialmente costretto dalle spinte delle categorie e dei territori a indire lo sciopero, sia pure di sole quattro ore che per quasi tutti sono diventate otto. Inoltre si sono aperti due conflitti all'interno del più forte sindacato italiano.
Il primo riguarda la conferma del 1° maggio unitario con Cisl e Uil, cioè con chi ogni giorno attacca e insulta la Cgil e il suo gruppo dirigente. Decisione peraltro disattesa da molte realtà, a partire dalla Cgil di Bologna, per impraticabilità. Il secondo elemento, più strutturale, di conflitto riguarda il documento preparatorio del direttivo del 10 maggio, in cui si apre la strada al «contratto leggero» per dar spazio alla contrattazione di secondo livello, quella che solo un numero ristrettissimo di lavoratori riesce a strappare. Rischierebbe così di saltare il fondamento sindacale della solidarietà generale. La bozza è un modo per riaprire la porta all'unità sindacale e al rapporto con il padronato nella stagione in cui la rottura è più radicale, come negli anni Cinquanta, se non peggio.
Si ha l'impressione, speriamo sbagliata, che la Cgil, lanciato il sasso dello sciopero generale, voglia nascondere la mano nell'illusione di riportare indietro nel tempo le lancette dell'orologio. Ma forse siamo noi a sbagliare, a mal interpretare le aperture di Susanna Camusso a chi le risponde a suon di schiaffoni. Ci rassicura comunque la convinzione che la Cgil sia un grande invaso democratico, un luogo in cui i lavoratori e i pensionati hanno un ruolo e un peso, e le categorie e i territori un'autonomia. La Cgil, persino a prescindere dalla volontà del suo gruppo dirigente, è un punto di riferimento per quella che con un po' di prosopopea viene definita «la parte sana del paese».

mercoledì 6 aprile 2011

LETTERA DEI LAVORATORI DELLA BERTONE A MARCHIONNE

AI Dottor Sergio Marchionne
Caro Dottor Marchionne,
siamo le lavoratrici e i lavoratori della ex Carrozzeria Bertone. Ci rivolgiamo a Lei direttamente perché Lei non ci conosce né come cittadini né come produttori, essendo entrati nel gruppo da poco tempo.
Noi pensiamo di aver salvato il nostro lavoro e la nostra azienda, quando nessuno ci credeva, anche a dispetto di awenturieri e speculatori.
E quando Lei, nonostante la grande crisi globale che purtroppo stiamo ancora tutti vivendo, in particolare nel nostro Paese, ha deciso di rilevare, in una gara con più concorrenti, la nostra azienda, noi tutte e tutti abbiamo non solo tratto un sospiro di sollievo, ma eravamo felici che il nostro datore di lavoro diventasse la storica e grande FIAT, la nostra azienda nazionale di autoveicoli che voleva valorizzare le nostre capacità di fare auto di alta gamma e nonostante un altro lungo periodo di cassa integrazione (24 mesi ancora in corso), che si aggiungono agli ormai 8 anni di lavoro discontinuo con l'uso della cassa integrazione, e non certo per colpa nostra, e tutto ciò ha voluto dire soprawivere con sostegni di 800 medi mensili ed una grande disponibilità a lavorare ovunque si presentassero occasioni, dalla Pininfarina di Bairo alla Sevel d'Abruzzo (oggi sono circa 300 i lavoratori ex Bertone impegnati in 5 stabilimenti del gruppo Fiat).
Ed è per tutto ciò che pensavamo di non dover più essere sottoposti ad ulteriori prove ed esami. Noi vogliamo lavorare, noi sappiamo fare bene le automobili e vorremmo farne altre, ma non capiamo, ad esempio, cosa centri l'assenteismo in un'azienda che da anni non può più neanche misurarlo nel caso ci fosse, non capiamo perché dobbiamo essere pregiudizialmente inaffidabili nel mantenimento degli impegni che noi prendiamo con i nostri rappresentanti. Il lavoro, nel rispetto dei nostri diritti, non ci ha mai fatto paura. Di questo viviamo, e non possiamo permetterci di perderlo.
Ed è per questo che la invitiamo e le chiediamo di venire da nOI In assemblea a conoscerei, a discutere con noi. Proveremo a comprenderci senza pregiudizi e fughe ideologiche. La aspettiamo.
Noi sottoscritti lavoratrici e lavoratori delle ex Bertone.