Cremaschi, Fiom: "Questa riforma con l'abolizione dell'articolo 18 è
un atto brutale contro i lavoratori"
La
Cgil e la Fiom non ci stanno a rinunciare a un diritto fondamentale dei
lavoratori come l’articolo 18 e non escludono “alcuna iniziativa” per
contrastare il governo Monti. Del resto questa riforma "non riduce la
precarietà, non estende gli ammortizzatori, ma introduce solo una conseguenza
pratica: rendere più facili i licenziamenti”. Il più grande sindacato
italiano si prepara a scendere in campo con uno sciopero generale ed
altre manifestazioni nelle fabbriche e nel paese". Quella partorita dal
grembo di questo esecutivo “è solo una controriforma brutale delle norme
del mercato del lavoro”, tuona Giorgio Cremaschi,
presidente del Comitato centrale della Fiom-Cgil, per il quale la
battaglia contro i licenziamenti facili è un passaggio fondamentale per il
futuro dei lavoratori e del sindacato.
Cremaschi, il governo Monti ha definito “equilibrato”
il proprio progetto di riforma, lei cosa ne pensa?
“Quanto ipotizzato da questo governo è un atto brutale
contro i lavoratori. Nel momento di maggior crisi del Paese si
lascia alle imprese la facoltà di licenziare a piacimento. Il resto sono
chiacchiere. L’esecutivo Monti rivende cose già viste sul lavoro precario,
mentre sugli ammortizzatori sociali c’è solo un taglio e, quando la
normativa entrerà completamente a regime, chi lavora adesso avrà molto meno
mentre i giovani non avranno niente. In
pratica siamo di fronte a una mera operazione di ristrutturazione selvaggia
tesa a favorire gente come Marchionne, bramosa di fare quel che vuole nei
confronti dei lavoratori. Quella in questione è l’operazione di un
governo di destra, con una politica di destra, e bisogna combatterla
in tutti i modi”.
Quali risposte sta preparando il vostro sindacato
contro le scelte del governo?
“La
Cgil ha deciso lo sciopero generale ed
altri momenti di protesta, e io sono contento di essere tra i promotori della
manifestazione del 31 marzo a Milano. Occuperemo Piazza Affari e sarà la prima
protesta esplicita contro il governo Monti. Vogliamo metterlo in discussione
perché rappresenta un governo reazionario, espressione delle banche e dei
grandi affari che in tutta Europa stanno distruggendo i diritti del lavoro
e quelli sociali”.
Il governo e il ministro Fornero ritengono però che
l’eliminazione dell’articolo 18 determinerà più crescita e più posti di
lavoro per i giovani.
“Tutte
bufale. Basti pensare alla Fiat dove ci sono sempre
meno diritti per i lavoratori ma si producono sempre meno automobili.
Oppure a realtà del mondo dove l’equivalente dell’articolo 18 non c’è ma
il lavoro manca lo stesso. E’ vero l’esatto contrario, in questi momenti
di crisi tali forme di flessibilità selvaggia
e di incertezza serviranno solo a far stare peggio la gente, a far
consumare meno e a mandare ancora più giù l’economia. Solo questo riusciranno a
produrre le tesi della grande finanza internazionale e di Marchionne,
diventate, purtroppo, programma di governo”.
La Fornero e Monti fanno notare che con questa
riforma l’articolo 18 si allargherà a tutti.
“Strano
allargare a tutti un diritto svuotato della sua essenza. Cosa si allarga, il
fatto che tutti potranno essere licenziati? E’ solo un imbroglio che serve
a coprire la faccia a quel pezzo di opinione pubblica e di grande
informazione come Corriere e Repubblica,
pronta a sostenere dieci anni fa (strumentalmente dico io a questo punto) la Cgil quando sullo stesso attacco
al diritto dei lavoratori portò in piazza 3 milioni di persone durante il
governo Berlusconi . Loro ed anche il Pd, in verità, ora farebbero fatica ad
affermare che
il Cavaliere aveva ragione. Diciamo inoltre che la decantata estensione è un
imbroglio perché il licenziamento discriminatorio già oggi è vietato anche
nelle aziende sotto i 15 dipendenti, non tanto in virtù dell’articolo 18
ma di tutte le leggi nazionali e internazionali. Del resto nessun padrone è mai
tanto stupido da ricorrere al licenziamento discriminatorio. Nessuno manda via
un dipendente dicendo che lo fa perché
è nero di pelle, o comunista, o musulmano. In verità è sempre stato usato
il licenziamento disciplinare, ora liberalizzato, e ancor di più
adesso verrà usato quello economico. Ovviamente i datori di lavoro, con
questi strumenti a disposizione, potranno licenziare quelli che, per un motivo
o per l'altro, sono loro invisi. Quindi l’articolo 18 viene di fatto
abolito. La parvenza di cui si ammantano certuni è solo la dimostrazione
della loro malafede e della loro ipocrisia”.
Visto che si andrà in pensione a 67 anni e si
potrà licenziare facilmente, se uno perderà il lavoro dopo i 50 anni avrà di fronte la prospettiva
dell’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) per 12 mesi e poi, in un mercato del lavoro
ridotto a deserto come quello attuale, sarà sulla strada e difficilmente
troverà un'altra occupazione.
“Purtroppo
c’è una razionalità in questo. Oggi si
assumono i giovani precari per risparmiare sul costo del lavoro, e per
averli più ricattabili, ma se domani si potrà assumere, pagandola due
lire, una persona già preparata e con esperienza alla stregua di un
precario, questo sarà tanto di guadagnato per il datore di lavoro. Si
creerà quindi una competizione tra i giovani e gli ultracinquantenni, un altro
utile strumento per chi vuole speculare sul lavoro e sulla pelle di
chi lavora”.
Questa riforma dunque non fa altro che eliminare le
garanzie solidaristiche conquistate dai lavoratori con decenni di lotte?
“Ripeto, per usare le parole giuste
questa è niente di più che una terribile
controriforma”.
Si aspetta di vedere se il governo si servirà di un
decreto per varare questa normativa o se porterà il provvedimento in
Parlamento. Se ciò avverrà i ripensamenti e le spaccature presenti nel Pd, oltre che nel sindacato, potrebbero
condurre a una revisione delle norme in Parlamento?
“Dipende
dalla mobilitazione che si riuscirà a mettere in campo. Nel 2002 ci siamo riusciti.
Certo stavolta sarà più difficile ma ci proveremo lo stesso. Quanto ai fermenti
del Pd ho qualche perplessità: mi sembra un partito in grande stato
confusionale. In ogni caso io sono convinto della necessità
di costruire un movimento di lotta come esiste in molte parti d’Europa, con il
compito di mettere in discussione questo governo e
le sue politiche”.
Da alcuni sondaggi emergerebbe però che questo governo
gode di un buon sostegno
da parte dei cittadini, oltre che degli schieramenti
politici
“Questo
governo viene sostenuto sulla base del
presupposto che tutto ciò che fa è nell’interesse nazionale, tanto da aver dietro una alleanza
bipartisan, e dunque gli italiani per questo lo sostengono.Io sono convinto
tuttavia che ciò non sia vero. Questo è un governo di destra che sta
realizzando con più furbizia e con più capacità di mistificazione lo
stesso programma di Berlusconi. Solo spiegando chiaramente questo ai
cittadini si potrà rompere il consenso di regime a questo esecutivo e si potrà aprire un confronto
utile per i lavoratori”.
I rappresentanti di questo governo affermano di voler
realizzare in Italia un modello di tipo tedesco.
“Queste
persone dicono di pensare al modello tedesco ma in realtà ne mutuano solo le
parti che convengono. Sono tutte intrise di cultura americana ed hanno in mente
solo quel modello dove il sindacato non è previsto”.
Su questa partita il sindacato si sta giocando la sua
essenza e il suo futuro? Ormai il governo, dicendo che intende rispondere solo al
Parlamento, ha decretato anche la fine della concertazione.
“Sono
sempre stato critico sulla concertazione che ha sostituito la concreta azione
del sindacato. Ma questo governo sembra voler cancellare
qualsiasi prerogativa sindacale, dalla concertazione alla
contrattazione, al contratto nazionale (come ha già fatto Marchionne),
annullando contestualmente i diritti dei lavoratori”.
Quale sarà l’effetto immediato dell’abolizione delle
garanzie dell’articolo 18 nei luoghi di lavoro?“
Si
stabilirà un regime di terrore. Con l’abolizione dell’articolo 18 si realizzerà
essenzialmente l’autoritarismo più brutale in azienda, peggio ancora di
quanto non sia oggi. Questa riforma equivale a dare in mano ai datori di
lavoro una pistola da utilizzare contro il lavoratore. E' vero, sulla lotta
contro l’abolizione dell’articolo 18 si giocherà il futuro e l’esistenza
stessa del sindacato”.
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