E ADESSO ANDIAMO AVANTI
Alcune riflessioni dopo la riuscita dello sciopero sulla Sicurezza del 23 Maggio scorso
Le assemblee partecipate e ricche di interventi svoltesi in fabbrica prima dello sciopero, segnalano la volontà da parte delle lavoratrici (significativa ed importante la presenza femminile) e dei lavoratori della Fiat CNH di Jesi di voler contare, di voler discutere e decidere delle scelte sindacali. Si è levata forte una domanda di democrazia e partecipazione, che non va d'accordo con chi pratica da anni gli accordi separati, e con chi decide della loro condizione senza consultarli.
Allo stesso tempo, la riscoperta di forme di lotta come il “corteo interno”, così numeroso come non si vedeva da tempo, è il chiaro segnale di un “malessere” dei lavoratori che non può non interrogare questa Azienda, e che va anche oltre allo stesso motivo dello sciopero: per la FIOM è necessario riaprire ai lavoratori e al sindacato che li rappresenta, una discussione vera sulla loro condizione di lavoro, riaffermando la centralità della contrattazione e la pari dignità tra Lavoro e Impresa.
I problemi dell'organizzazione del lavoro, le continue modifiche del WCM sulle linee di montaggio, la sicurezza, la formazione, e il fatto che da anni siano assenti elementi di valorizzazione o riconoscimenti verso la gran parte dei lavoratori, crediamo siano solo alcuni dei possibili elementi di discussione sulla quale bisogna voltare pagina.
Se è vero che oggi si rende necessario un mutamento del modo di produrre quei trattori che facciamo da oltre trent'anni con risultati indiscutibili, è altrettanto vero che i lavoratori sono caricati di sempre maggior responsabilità, dove non si chiede più soltanto di svolgere una semplice operazione meccanica, ma si pretende anche un risultato sulla qualità del processo e del prodotto; la FIOM considera ingiusto pensare di ripagarli con una bella foto gigante nelle officine, e allo stesso tempo, prefigurare anche quest'anno l'assenza del saldo del Premio di Risultato.
Va inoltre ricordato che chi sciopera, chi perde salario, chi dice No merita rispetto, e lo fa non solo per esprimere un dissenso o perché il confronto non ha prodotto risultati, ma anche per manifestare la necessità di riformare, di modificare in meglio la sua condizione di lavoro, di vita, e di quel luogo che è la fabbrica in cui vive: lo sciopero è fondamento di civiltà. Esso oltretutto, rappresenta un elemento positivo anche per le stesse aziende: potrebbero essere tanti gli esempi, anche di grandi gruppi industriali, dove la totale assenza di confronto-conflitto tra Azienda e Sindacato, non ha prodotto altro che la chiusura delle fabbriche.
La qualità del trattore (uno dei principali presupposti per essere competitivi come dichiara l'Azienda) e la salvaguardia dello stabilimento, non è quindi a prescindere, ma dipende dalla qualità del lavoro, dalla qualità delle relazioni sindacali in fabbrica e dalle forme con cui si sviluppano.
Se infine è significativo, seppur ancora parziale, lo sforzo dell'Azienda comunicatoci in Confindustria Ancona di mantenere a Jesi produzioni importanti come l'APL e le Cabine, l'uscita dalla crisi e il rilancio dello stabilimento, non potranno non dipendere anche da quanto detto sopra, argomenti che hanno poco a che fare con l'attacco ai diritti, al contratto e alla condizione operaia. Solo questo è il modo di guardare avanti e di difendere il lavoro a Jesi.
Parola di quelli che non prendono né Stock Option, né dividendi, ma 1200 euro al mese.
p.s. : un grazie alle lavoratrici e ai lavoratori che c'hanno permesso questo.
Jesi, 27 Maggio 2011 la RSU della Fiom-Cgil
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