Pagine

venerdì 4 febbraio 2011

Di seguito la risposta al seguente comunicato affisso nei reparti della CNH il 2 febbraio 2011 al ritorno al lavoro dopo altri 2 giorni di cassa integrazione:

operai liberi  
Con questo breve comunicato intendiamo segnalare che quanto è accaduto la mattina del 28/1/11 davanti ai cancelli della nostra fabbrica ha davvero del clamoroso!!
Siamo un sostenuto gruppo di lavoratori, non intimiditi da una certa sigla sindacale, che come tutte le mattine si sono recati presso lo stabilimento CNH di Jesi per poter esprimere la propria intenzione lavorativa, diversa da quella dei propri colleghi scioperanti che, nella fattispecie, stazionavano davanti ai cancelli e tra i quali peraltro, non abbiamo riconosciuto molte facce note.
Quest'ultimi che avevano organizzato una notte bianca che in realtà aveva le caratteristiche di un vero e proprio presidio (picchettaggio), hanno tentato, con decisione, di impedirci l'ingresso nello stabilimento che comunque abbiamo conquistato, a fatica, e dopo piccole colluttazioni.
Un atteggiamento che intendiamo stigmattizare e segnalare perchè asolutamente antidemocratico e per nulla rispettoso dei diritti dei lavoratori che non volevano aderire allo sciopero.
A tal proposito precisiamo, anche, che durante tutta la settimana ci sono state, all'interno dello stabilimento, parecchie intimidazioni verso gruppi di lavoratori che avrebbero voluto recarsi al lavoro, ma che a fronte di questi atteggiamenti minacciosi, hanno preferito restare a casa per evitare ripercussioni sia personali che verso le proprie auto.



COMUNICATO DI RISPOSTA SULLO SCIOPERO DEL 28 GENNAIO 2011
Voi che vi definite "operai liberi" siete solo schiavi e servi di un "padrone" al quale avete venduto l'anima oltre che i diritti e la dignità, quella stessa dignità di cui Noi invece andiamo fieri.

E' la grande forza dell'indignazione, che voi certamente non conoscete, che ci ha fatto alzare quella mattina del 28 gennaio alle 2 di notte, nonostante alcuni di noi avevano smesso di lavorare alle 21 della sera prima ed altri si erano alzati alle 4 per tutta la settimana, la nostra capacità di indignarci di fronte al ricatto disumano del "vostro" padrone, alla sua arroganza e alla sua superbia.

"Il guaio è che quando si perde la capacità d’indignarsi si perde fatalmente anche quella di meravigliarsi. Si perde la capacità non solo di giudicare, ma anche di vedere, di accorgersi di quello che succede".

Non vi rendete conto che ci stanno togliendo i nostri diritti fondamentali per poter vivere una vita dignitosa, forse perchè pensate che a voi vi salvino, che non vi tocchino quel "posticello buono" che a forza di vendervi vi siete guadagnati, ma ricordatevi che quando il "padrone" se ne andrà non guarderà in faccia a nessuno e noi un altro posto dove spaccarci la schiena come la linea di montaggio forse lo troveremo ma per voi sarà difficile trovarne un altro simile a quello attuale e per i cosiddetti "colletti bianchi" , che tanto ci tenevano ad entrare quella mattina, sarà ancora più difficile, quei colletti bianchi che si muovono soltanto quando c'è da difendere il padrone e che come i parassiti vivono sulle nostre spalle che abbiamo sempre lottato anche per loro per conquistare i diritti e i contratti (anche economici...).

Non vi accorgete che il vostro "super manager" vi sta prendendo in giro, prima afferma che il costo del vostro lavoro incide soltanto per il 7% poi incredibilmente questo costo diventa fondamentale per le sorti dell'azienda, lui intanto percepisce un compenso che è circa 400 volte superiore al vostro sul quale paga soltanto il 12% di tasse mentre voi sul misero stipendio ne pagate il doppio.

"Per indignarsi occorre sapere – considerare la dismisura e l’ingiustizia, guardarsi attorno e fare comparazioni, stabilire relazioni, nessi e cause; per converso, anche l’impulso conoscitivo richiede forse una certa dose di indignazione, quasi una scossa o un impulso ad uscir-da-sé".

Noi ci stiamo provando ad uscir-da-noi per unirci a tutti quelli che la pensano come noi, forse è per questo che "non avete riconosciuto facce note" davanti ai cancelli, perchè voi siete soli ed alienati e non riuscite a capire il sentimento della solidarietà e dell'unità che ha fatto si che quella mattina fossero presenti altre realtà (studenti, associazioni, precari ed altri lavoratori) che come noi hanno ancora la capacità di indignarsi e di far valere i propri diritti, che spontaneamente si sono messi a picchettare e, senza usare violenza o atteggiamenti minacciosi (nessuna auto dei crumiri è stata toccata) ma solo con la forza delle parole - della musica - dell'odore delle bistecche e salsicce - del sapore del vin brulè, a convincervi che state dalla parte sbagliata perchè i veri "operai liberi" siamo noi: liberi di scioperare  - di picchettare - di manifestare - di divertirci - di indignarci - di reagire - di unirci.

UN OPERAIO LIBERO E INDIGNATO.

6 commenti:

  1. Alcune auto sono state rigate di proposito, chi voleva entrare gli è stato impedito di farlo dal cancello principale...la libertà di un individuo finisce dove inizia quella di un altro

    RispondiElimina
  2. la libertà è una cosa seria, e ha ben poco a che fare con l'indifferenza, l'egoismo, o le lubrificazioni di lingua aziendali.
    ha molto a che fare invece con i diritti, con la solidarietà, con la partecipazione oltre che con i doveri.
    sarebbe opportuno invece, che chi ha scritto quelle cose, una volta ogni tanto si ricordasse che quei valori sono anche i suoi (anche se le fa di tutte per distruggerli), e soprattutto provasse ad ascoltare e a capire quella parte di fabbrica, oggi maggioritaria, che pensa che senza diritti, senza libertà o legati alla catena come robot, si è solo schiavi.

    "Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili."
    B.Brecht

    p.s. ahimè, ci sono anche quelli che non lottano per niente....

    RispondiElimina
  3. I servi hanno bisogno di padroni sotto cui strisciare,non hanno dignità,sono pronti a tutto,non hanno regole morali,hanno solo paura e avidità.
    Sono merde altrettanto merde dei padroni che servono.
    Eppure per contro,esistono anche altre creature che inseguono passioni e ideali,coltivando interessi o tentando di comprendere cio' che li circonda.
    L'aria che respirano si fa pesante,la mancanza di libertà,il crescere delle ingiustizie,delle vigliaccherie é in grado di destare istinti profondi.
    Come lupi incominciano ad ululare per sapere in quanti si é,per far sentire che si esiste......
    Tutto cio' terrorizza i servi,preoccupa i padroni,tenteranno di mettere quelle creature libere l'una contro l'altra.

    RispondiElimina
  4. UN OPERAIO LIBERO E INDIGNATO7 febbraio 2011 alle ore 13:58

    Il servo Anonimo si è svegliato prima di tutti sabato 5 febbraio, alle 06:55, fose ha commentato prima di andare a "servire" lo straordinario?...

    RispondiElimina
  5. UN OPERAIO LIBERO E INDIGNATO7 febbraio 2011 alle ore 14:26

    Libertà l'ho vista dormire | nei campi coltivati | a cielo e denaro, | a cielo ed amore, | protetta da un filo spinato. | Libertà l'ho vista svegliarsi | ogni volta che ho suonato | per un fruscio di ragazze | a un ballo, | per un compagno ubriaco. (Fabrizio De André)
    Mi dicono: se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà. Ed io rispondo: se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo e parlagli della libertà. (Jibran Khalil Jibran)

    RispondiElimina
  6. Mentre ch'er ber paese se sprofonna
    tra frane, teremoti, innondazzioni
    mentre che so' finiti li mijioni
    pe turà un deficì de la Madonna.

    Mentre scole e musei cadeno a pezzi
    e l'atenei nun c'hanno più quadrini
    pe' la ricerca, e i cervelli ppiù fini
    vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi

    Mentre li fessi pagheno le tasse
    e se rubba e se imbrojia a tutto spiano
    e le pensioni so' sempre ppiù basse
    Una luce s'è accesa nella notte.

    Dormi tranquillo popolo itajiano
    A noi ce sarveranno le mignotte

    RispondiElimina