Giorgio Cremaschi - Susanna Camusso ha detto agli studenti che non ci sono le condizioni per lo sciopero generale. E' una risposta assolutamente infelice e totalmente sbagliata, almeno per due ragioni di fondo. In primo luogo, se per mancanza di condizioni si intende l'assenza di motivi sufficienti per scioperare, siamo all'assurdo. Cosa deve succedere ancora? La crisi economica avanza e con essa un disegno delle caste dominanti in Italia e in Europa che propone una catastrofe sociale senza precedenti. Non c'è la ripresa e chi lavora viene costretto agli straordinari, chi ha perso il lavoro viene lasciato nella disoccupazione, cresce la precarietà soprattutto dei giovani, mentre si distrugge ciò che resta dello stato sociale. Questa è la ricetta greca che si vuole applicare un po' alla volta in tutta Europa, non basta essa per scioperare? In Italia l'attacco ai diritti del lavoro è parte integrante della gestione reazionaria e autoritaria della crisi. E' stato approvato il collegato lavoro, che distrugge i principi centenari del diritto del lavoro e che da solo sarebbe motivo sufficiente per uno sciopero generale. Marchionne impone che la Fiat auto esca dal contratto nazionale e addirittura che Mirafiori esca dalla Confindustria, con il solo motivo di impedire alla Fiom di partecipare alle elezioni per le rappresentanze sindacali aziendali. Questo atto di autentico fascismo aziendale sarebbe da solo motivo sufficiente per uno sciopero generale: dal 1945 a oggi mai si era così minacciata la libertà dei lavoratori italiani. E' un autolesionismo privo di senso proporsi di fare un patto sociale con una Confindustria che o sostiene o subisce, ma comunque accetta la linea di Marchionne. E' stato lo stesso Berlusconi, nelle sue dichiarazioni programmatiche sulla fiducia, che ha rivendicato il patto sociale come programma del suo governo. Nella scuola l'attacco ai diritti è lo stesso: la Gelmini cancella l'università pubblica e apre la via alla completa privatizzazione dell'istruzione. La richiesta di sciopero generale venuta dagli studenti dovrebbe essere motivo di gioia, e non di imbarazzo, per la Cgil. La verità è che c'è un Paese che si è rimesso in moto mentre le istituzioni politiche e sindacali, anche quelle della sinistra sono ferme, con poche eccezioni tra cui quella della Fiom. La ragione di questa staticità e incomprensione nei confronti del Paese che lotta va fatta risalire agli avverbi che usava Veltroni quando era segretario del Partito democratico. Non ci si mobilita e non ci si impegna a sufficienza quando si è vittime della nefasta sindrome del "ma anche". Si dice di no alla Gelmini, ma ci si vuole anche alleare con quel Terzo Polo che la Gelmini ha fatto passare. Si dice che Marchionne sbaglia, ma si vuol fare anche il patto sociale con la Confindustria che lo sostiene. Si vuol stare con gli studenti, ma si vuole anche fare l'unità con Bonanni. Sono questi ma anche che paralizzano la Cgil e l'opposizione di sinistra e che hanno ridato forza a un Berlusconi. Il presidente del Consiglio oggi torna in campo con la sua insopportabile arroganza unicamente per l'inettitudine e debolezza di coloro che ha di fronte. Tutto questo sarebbe dovuto alla paura di restare isolati. Ma chi è isolato da chi? Secondo un recente sondaggio della Swg solo il 4% della popolazione italiana pensa di essere pienamente dentro il sistema e solo il 40% si sente comunque parte di esso. La maggioranza della popolazione italiana oggi si sente o parzialmente o totalmente estranea ed emarginata dal sistema, io dico dal regime, economico politico che ci governa. C'è un Paese che non ne può più e una parte sempre più vasta di esso rialza la testa. Gli applausi dei cittadadini romani alla manifestazione degli studenti sono il segno di questo cambiamento. Basta con la ricerca di legittimazioni dentro un sistema che sta distruggendo diritti e libertà, è il sistema stesso che va cambiato e per farlo bisogna unire e organizzare la forza e l'intelligenza di tutti coloro che ne sono fuori. Questo anno ci insegna che per ognuno di noi c'è una gru o un tetto, metaforico o reale, su cui salire per farsi sentire. |
venerdì 24 dicembre 2010
Perchè non fare lo sciopero generale è autolesionistico
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