Pagine

venerdì 11 giugno 2010


Fiat. Fiom: “Respingiamo il diktat su Pomigliano. Lunedì 14 convocato il Comitato centrale”

Di fronte al rifiuto della Fiat ad apportare qualsiasi modifica al testo da lei presentato lo scorso 8 giugno, la Fiom ha confermato la propria indisponibilità ad aderire a un documento che contiene deroghe al Contratto nazionale e alle leggi in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e la messa in discussione di diritti individuali, compreso il diritto di sciopero.

La Fiat, dopo aver disdettato, nel solo sito di Pomigliano, tutti gli accordi aziendali in vigore nel resto del Gruppo in materia di orario e organizzazione del lavoro, vuole condizionare l’investimento per il rilancio di Pomigliano all’accettazione di un nuovo accordo da parte di tutti i sindacati, basato tra le altre, sulle seguenti condizioni:

  • realizzazione di 18 turni settimanali di lavoro sulle linee di montaggio;
  • 120 ore di straordinario obbligatorio;
  • possibilità di derogare dalla legge che garantisce pause e riposi in caso di lavoro a turno;
  • riduzione delle pause dagli attuali 40 minuti a 30 minuti per ogni turno;
  • possibilità di comandare lo straordinario nella mezz’ora di pausa mensa per i turnisti;
  • sanzioni disciplinari nei confronti delle Organizzazioni sindacali che proclamano iniziative di sciopero e sanzioni nei confronti dei singoli lavoratori che vi aderiscono, fino al licenziamento;
  • facoltà di non applicare le norme del Contratto nazionale che prevedono il pagamento della malattia a carico dell’impresa.

Le altre Organizzazioni sindacali, pur avendo inizialmente giudicato inaccettabili alcune richieste della Fiat e formalmente avanzato proposte di modifica, hanno alla fine aderito al testo iniziale dell’Azienda, accettandone le condizioni imposte.

La Fiom denuncia il ricatto a cui sono sottoposte le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano, in Cassa integrazione da oltre 18 mesi, chiamati a scegliere fra il proprio posto lavoro e il radicale peggioramento dei propri diritti.

La Fiom, di fronte al carattere generale di questa scelta della Fiat che punta a cancellare il Contratto nazionale e superare le Leggi di tutela sul lavoro, ha convocato il Comitato centrale per lunedì 14 giugno per dare un giudizio approfondito, per impedire la condizione di isolamento nella quale si vuole relegare i lavoratori di Pomigliano e assumere le decisioni necessarie.

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 11 giugno 2010

4 commenti:

  1. LA VIGNETTA SECONDO ME E' EMBLEMATICA,E' UNO SCHIFO QUELLO CHE HANNO SOTTOSCRITTO FIM UILM FISMIC UGL INSIEME A FIAT, HANNO GETTATO AL VENTO ANNI E ANNI DI LOTTE E STORIA SINDACALE. IO SPERO CHE LA FIOM SAPPIA RESISTERE A TALE SCEMPIO SEMPRE CON LA SCHIENA DIRITTA CHE E' QUELLA CHE LA CONTRODISTINGUE DALLE ALTRE ORGANIZZAZIONI. I DIRITTI E LA SALUTE NEI POSTI DI LAVORO NON SI CONTRATTANO, SONO SANCITI DALLA COSTITUZIONE, NESSUNO E POI NESSUNO SI PUO' PERMETTERE DI PORTARCELI VIA. FORZA FIOM

    RispondiElimina
  2. Un gregge di 100 pecore una sera ricevette la visita di un lupo, questo ne adocchiò una e la prese: le altre pecore si guardarono bene dall'intervenire e, pasato lo spavento, commentarono: grazie a Dio ci è andata bene. La sera successiva il lupo ritornò nuovamente e si ripetè la stessa scena della precedente e le rimanenti 98 pecore si ritennero fortunate e furbe per non aver fatto incazzare ulteriormente il lupo. La cosa di ripetè per 100 giorni fino a quando anche l'ultima pecora di quel gregge fu mangiata e il lupo passò ad un altro gregge. Oggi è il turno del gregge Fiat, domani di un altro: è opportune che tutte le pecore d'Italia si uniscano contro il lupo di turno che oggi si chiama Marchionne, domani Caio e così via .

    RispondiElimina
  3. Marchionne, il governo e i loro reggimoccoli (al secolo Cisl e Uil), dovrebbero avere almeno l'onestà di dire le cose col loro nome. Ovvero, dovrebbero dire che secondo loro, il paese, e i lavoratori italiani, vanno trattati come nei peggiori sistemi dittatoriali, senza garanzie e senza diritti, tutto in funzione della produzione e delle esigenze del padronato. Invece di cianciare di assenteisti e nullafacenti, dicano chiaro e tondo che vogliono fare arretrare il paese a come era agli inizi del 900. Lo dicano, se hanno il coraggio. E' meglio essere alla fame da schiavi o da uomini liberi, e con dei diritti salvaguardati? Perché questo è. Oggi Pomigliano, domani Mirafiori e così via, fino a rendere questo paese peggio delle fabbriche cinesi clandestine! Ma i lavoratori se ne sono resi conto, o no?

    RispondiElimina
  4. un vecchio detto marchigiano dei contadini dice che se alla gallina si toglie una penna alla volta questa non stride mai! ora le galline stanno perdendo l ultima...........

    RispondiElimina